Federico Chabod: differenze tra le versioni

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→‎L'Italia contemporanea: contitnuità aministrativa fra i CLN e la burocrazia fascista
 
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*[...] tutte le classi sociali parteciparono alla Resistenza. (Parte terza, cap. 1.3, p. 130)
*[...] la Resistenza, cioè, è un fatto collettivo, che abbraccia tutti i partiti, tutte le tendenze politiche antifasciste, e che mira ad uno sforzo comune al di là delle divergenze di partito. (Parte terza, cap. 1.3, p. 132)
*In un'analisi del fascismo (''Sotto la scure del fascimo''), [[Gaetano Salvemini|Salvemini]] ha insistito sul fatto che, anche per il fascismo, l'appoggio dell'alta [[burocrazia]] è stato un elemento di primaria importanza. Da parte mia, ho già osservato come uno dei motivi che, in parte, spiegano il «consenso» incontrato dal fascismo, va ricercato nella sua «durata», nella sua capacità, cioè di acquistare quella forza di persuasione che deriva dalle cose che hanno una parvenza di stabilità; ciò è tanto più vero per la burocrazia. [...] Agli occhi del funzionario, lo Stato appare sempre come un'entità a sé stante, al di sopra della lotta politica; un'entità materiata di leggi, di regolamenti, di continuità di funzioni amministrative, che va salvaguardata a ogni costo. Lo stesso fenomeno accade ora. I Comitati di Liberazione Nazionale hanno assunto i poteri del prefetto, dei questori, ecc.; ora è necessario tornare alla «normalità». (pp. 141-142)
*Le [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 18 aprile 1948]], [...], sono imperniate sul dilemma: comunismo o anticomunismo. Tale è l'impostazione data dalla democrazia cristiana alla campagna elettorale. (Parte terza, cap. 2.2, p. 162)
*{{NDR|Nelle elezioni del 18 aprile 1948}} Posti davanti all'alternativa: democrazia cristiana o comunismo, allarmati dagli avvenimenti interni (scioperi, ecc.) ed esterni (fatti di Cecoslovacchia<ref>Nel febbraio del 1948, un colpo di Stato dei comunisti aveva posto fine alla Terza Repubblica cecoslovacca.</ref>), intimoriti da una possibile vittoria del Fronte popolare, buon numero di elettori che non sono democristiani e che nel 1946 avevano votato per i liberali e altri partiti di centro o addirittura di destra, non vedono altra soluzione rassicurante che votare per le liste della democrazia cristiana, cioè il più forte fra i partiti anticomunisti. (Parte terza, cap. 2.2, pp. 165-166)