William Faulkner: differenze tra le versioni

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==Citazioni di William Faulkner==
*{{NDR|Chi scrive}} Deve imparare da sé che la più vile di tutte le cose è avere paura. (dal<ref>Dal ''Discorso di accettazione del premio Nobel per la Letteratura'', Stoccolma, 10 dicembre 1950, in ''W.F.'')</ref>
*Fra il [[dolore]] e il [[nulla]] io scelgo il dolore. (da<ref>Da ''Palme selvagge'').</ref>
*Il [[nome]] di un uomo, in genere considerato una semplice espressione di quel che un uomo è, può in qualche modo essere una sorta di presagio di quel che sarà, se si riesce ad afferrarne in tempo il significato. (da<ref>Da ''Luce d'agosto'').</ref>
*L'uomo fa molto più di ciò che può o deve [[Sopportazione|sopportare]]. E così finisce col credere di poter sopportare qualunque cosa. E questo è il terribile. Che possa sopportare qualunque cosa, qualunque cosa. (da<ref>Da ''Luce d'agosto'').</ref>
*L'uomo non capisce quello che è un [[bene]] per lui neanche quando se lo ritrova sotto il naso.<ref>Citato in [[Umberto Veronesi]], ''L'ombra e la luce: La mia lotta contro il male'', Einaudi, Torino, 2008, p. 93. ISBN 978-88-06-19501-0</ref>
*La [[salvezza]] del mondo sta nella [[sofferenza]] dell'uomo. (da<ref>Da ''Requiem per una monaca'').</ref>
*Molto spesso un uomo è la somma delle sue [[Disgrazia|disgrazie]].<ref>Citato in [[Enzo Biagi]], ''Testimone del tempo'', SEI, Torino, 1971, p. 113.</ref>
*Sognate e mirate sempre più in alto di quello che ritenete alla vostra portata. Non cercate solo di superare i vostri contemporanei o i vostri predecessori. Cercate, piuttosto, di superare voi stessi. (da<ref>Da ''Sartoris'').</ref>
:Non sforzarti di essere migliore degli altri, cerca di essere migliore di te stesso.
*Vivere in un qualsiasi angolo del mondo oggi ed essere contro l'[[uguaglianza]] per ragioni di razza e colore è come vivere in Alaska ed essere contro la neve. (da<ref>Da ''Paura: il travaglio del profondo Sud: Mississippi'', in ''W.F.'')</ref>
 
===Attribuite===
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*Io non prometto mai niente a una donna, e non le faccio capire che cosa ho intenzione di darle. È l'unico modo per tenerle a bada. Lasciarle sempre nell'incertezza. (''Sei aprile 1928'', 1997, p. 173)
*Sono lieto di non avere una di quelle coscienze che si devono sempre incoraggiare come un cucciolo malato. (''Sei aprile 1928'', 1997, p. 203)
 
*I bianchi danno i [[Denaro|quattrini]] ai negri perché sanno che il primo bianco che arriva con una banda se li riprende, e allora il negro si rimette a lavorare per guadagnarne degli altri. (p. 16)
*Sono sempre le abitudini [[Ozio|oziose]] quelle che si rimpiangono. (p. 63)
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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''La città''===
Io non ero ancora nato, ed era così il cugino Gowan ad esserci, ed era grande abbastanza per vedere e ricordare e aggiornarmi più tardi quando anch'io fui grande abbastanza per capire. Cioè, fu il cugino Gowan più lo zio Gavin, o forse meglio lo zio Gavin più il cugino Gowan. Lui – il cugino Gowan – aveva tredici anni. Suo nonno era il fratello del nonno, e così, quando si arrivava a noi, lui e io non sapevamo in quale grado eravamo cugini. Lui chiamava tutti quanti noi, salvo il nonno, «cugini», e noi tutti, salvo il nonno, chiamavamo lui «cugino», e in questo modo ogni cosa era a posto.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
===''Luce d'agosto''===
Seduta sul ciglio della strada e guardando il carretto che s'avvicina, Lena pensa: «Arrivo dall'Alabama. Un bel pezzo di strada a piedi, dall'Alabama fin qui. Un bel pezzo di strada».<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993.</ref>