La Repubblica (dialogo): differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*Io ritengo che il giusto non sia altro che l'interesse del più forte. ([[Trasimaco]]: I, 338; 2005, p. 1092)
*«Si alimenteranno preparando farina d'orzo e di frumento, in parte cuocendola e in parte impastandola, facendo focacce deliziose e pani esposti su canne e su foglie pulite. Loro stessi e i loro figli, sdraiati su letti fatti da uno strato di mirto e smilace, banchetteranno, brindando a vino, mentre, inghirlandati, leveranno inni agli dèi, in sintonia di cuore, non generando più figli di quanto le risorse permettano e sforzandosi di evitare la povertà e la guerra».<br />A tal punto s'intromise Glaucone dicendo: «A quanto sembra i tuoi uomini li fai mangiare senza companatico».<br />«Hai ragione! – gli risposi –. Mi sono scordato che dovranno avere anche il companatico, vale a dire sale, olive e formaggio; si cucineranno anche cipolle e ortaggi vari, insomma tutte quelle verdure che si trovano in campagna. E per concludere il pasto serviranno loro anche fichi, ceci e fave; e arrostiranno alla brace bacche di mirto e ghiande, innaffiate dalla giusta dose di vino. Così trascorreranno la loro esistenza in pace e in buona salute, e come è prevedibile, moriranno avanti negli anni, comunicando ai loro eredi un'altra vita analoga a questa». (II, 372; 2005, p. 1121)
*«Tutto quello che si è descritto, a quanto sembra, per alcuni non è sufficiente e neppure li accontenta il sistema di vita proposto. Costoro pretenderebbero in sovrappiù [...] piatti prelibati, essenze, aromi, cortigiane, dolciumi, e ogni altra ricercatezza di tutti i tipi. [...] E così avremo un sempre maggior bisogno di gente a servizio. O non vorrai, per caso, che manchino pedagoghi, balie, nutrici, acconciatrici, barbieri, cuochi e macellai? Avremo anche una gran richiesta di porcari. Tutto ciò non trovava posto nella Città di prima, perché non ce n'era necessità; in questa, invece, non se ne potrebbe fare a meno. E poi, dato che c'è chi se ne ciba, occorreranno pure altri animali di allevamento, di tutte le razze. O non è vero?».<br />«Come no!».<br />«E di conseguenza, dato che viviamo in un mondo siffatto, rispetto a prima crescerà, e di molto, il bisogno di medici».<br />«Certo, di molto».<br />«E così pure il territorio; quello che una volta bastava a nutrire i cittadini di prima, ora si è fatto insufficiente e non basta più. O non è così?».<br />«È così», ammise lui.<br />«Ecco quindi che saremo costretti a strappare una parte del territorio dei vicini, se vorremo avere abbastanza terreno da mettere a pascolo e a coltura? Ma, non è forse vero che anche i confinanti avrebbero bisogno dei nostri territori, quando come noi si abbandonassero ad una smodata ricerca di ricchezze, andando oltre i limiti dello stretto necessario?».<br />«Per forza di cose, caro Socrate», disse.<br />«E a tal punto, faremo guerra contro di loro, o Glaucone? O come andrà a finire?».<br />«Proprio così», convenne.<br />«E non diciamo – seguitai – se la guerra abbia buone o cattive conseguenze, ma limitiamoci a constatare che essa trae origine proprio da quelle condizioni che, quando si verificano, sono altresì responsabili per le Città di mali pubblici e privati». (II, 373; 2005, pp. 1121-1122)