Sigmund Freud: differenze tra le versioni

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*Le analogie non dimostrano nulla, questo è vero, ma aiutano a capire.<ref>Citato in [[John David Barrow|John D. Barrow]], ''I numeri dell'universo'', Mondadori, 2004.</ref>
*Le parole erano originariamente incantesimi, e la parola ha conservato ancora oggi molto del suo antico potere magico.<ref>Da ''Introduzione alla psicanalisi'', traduzione di Irene Castiglia, Newton Compton, Roma, 2010, [https://books.google.it/books?id=crDzXASh9-UC&pg=PT28 P. 28].</ref>
*[...] lo [[psicoanalista]] sa bene di lavorare con forze altamente esplosive e di dover procedere con le stesse cautele e la stessa coscienziosità del chimico. Ma quando mai si è interdetto al chimico l'uso delle sostanze esplosive che gli sono necessarie per l'opera sua, a cagione della loro pericolosità? [...] Credere che si possano vincere le psiconevrosi operando con blandi mezzucci, significa sottovalutare grossolanamente la natura di queste affezioni, la loro origine e la loro effettiva importanza.<ref name=tecn>Da ''Tecnica della psicoanalisi'' (nel retro-copertina), traduzioni di Ezio Luserna e Cesare L. Musatti, Biblioteca Boringhieri, 1911 – 1914.</ref>
*Nella leggenda del [[labirinto]] può essere ravvisata la rappresentazione di una nascita anale; i corridoi aggrovogliati sono l'intestino, il filo di Arianna il cordone ombelicale.<ref>Da ''Introduzione alla psicoanalisi, Nuova serie di lezioni''; citato in [[Alain Daniélou]], ''Śiva e Dioniso'', traduzione di Augusto Menzio, Ubaldini Editore, 1980.</ref>
*Nessun mortale può mantenere un [[segreto]]: se le labbra restano mute, parlano le dita.<ref>Da ''L'io e i meccanismi di difesa''.</ref>
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*Chiamiamo infine «[[spavento]]» quella condizione in cui si viene a trovare un individuo a causa di un pericolo cui non era affatto preparato; qui è particolarmente importante il fattore sorpresa. (p. 27)
*Lo studio dei [[Sogno|sogni]] può essere considerato come il metodo più sicuro per indagare sui processi psichici profondi. (p. 27)
*L'[[inconscio]] – che è come dire il rimosso – non offre resistenze di nessun genere agli sforzi del trattamento.<br />Anzi, per quel che gli riguarda, esso non cerca altro che di abbattere la forza che lo schiaccia, e farsi strada sino ad arrivare alla coscienza, se non pure scaricarsi con qualche azione reale. (pagp. 37)
*Se esiste un «al di là del principio del piacere» è del tutto logico ammettere che ci deve essere stata un'epoca in cui lo scopo dei sogni non era la realizzazione dei desideri. (p. 55)
*Nell'inconscio, le cariche energetiche possono essere facilmente e completamente trasferite, spostate e condensate; questo lavoro porterebbe a risultati privi di validità qualora si riferisse al materiale preconscio; ed è proprio a questo lavoro che son dovute quelle ben note singolarità che appaiono nei sogni manifesti, dopo che i resti diurni preconsci sono stati elaborati secondo le leggi che operano nell'inconscio. (pagg. 58-59)
*Sino adesso, l'esito della nostra ricerca ci ha portato a tracciare una netta demarcazione tra le «pulsioni dell'io» e le pulsioni sessuali; e all'ipotesi che 1e prime spingono verso la morte, mentre le seconde tendono a prolungare la vita.<br />Purtroppo questa conclusione non si rivela soddisfacente sotto molti aspetti persino a noi stessi. (pagp. 71)
*La [[psicoanalisi]], che non poteva evitare di formulare ''una qualche'' ipotesi sulle pulsioni, si attenne in principio alla distinzione corrente sintetizzata nell'espressione «fame e amore». In questa distinzione almeno non vi era nulla di arbitrario; anzi, essa permise all'analisi delle psiconevrosi di fare decisi passi avanti. (pagp. 81)
*La nostra concezione, che è stata sin dall'inizio ''dualista'', lo è più che mai oggi, che abbiamo sostituito all'opposizione tra pulsioni dell'io e pulsioni sessuali quella tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. La teoria della libido di [[Jung]] è, al contrario, ''monista''; il fatto che egli abbia chiamato libido l'unico moto pulsionale che ammette, è destinato a creare confusione, ma non può toccarci in alcun modo. (pagp. 84)
*Diremo allora che il principio del [[piacere]] è una tendenza che opera al servizio di una funzione, il cui compito è di tenere l'apparato psichico completamente sgombro da [[eccitazione]], o di mantenervi costante, o al livello più basso possibile, la quantità di eccitazione stessa. (pagp. 96)
{{NDR|Sigmund Freud, ''Al di là del principio del piacere (Jenseits des Lustprinzips)'', traduzione di Aldo Durante, Newton Compton editori, 1988}}
 
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*Da parte della civiltà la tendenza a limitare la vita sessuale appare non meno evidente della spinta a estendere la propria cerchia [...]; la civiltà segue in queste cose la costrizione della necessità economica dato che deve sottrarre alla sessualità un grande ammontare di energia psichica che deve adoprare lei stessa [...]; il timore dell'irruzione di ciò che è represso spinge a severe misure precauzionali. La nostra civiltà europea occidentale è giunta all'apice di tale sviluppo. (in ''Il disagio della civiltà'', Boringhieri, Torino 1971, p. 239)
*Diciamo dunque che un paese ha toccato un alto grado di civiltà quando vediamo che i suoi abitanti accudiscono e provvedono opportunamente a tutto ciò che si dimostra di aiuto per sfruttare la terra a beneficio dell'uomo e per difenderlo contro le forze della natura, in breve a tutto ciò che gli è utile.
*Facciamo dunque un'ipotesi fantastica, che [[Roma]] non sia un abitato umano, ma un'entità psichica dal passato similmente lungo e ricco, una entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti. (citato in [[Aby Warburg]], ''GLI HOPI. La sopravvivenza dell'umanità primitiva nella cultura degli Indiani dell'America del Nord'', pagp. XV)
*Il prezzo del [[progresso]] si paga con la riduzione della felicità, dovuta all'intensificarsi del senso di colpa.
*La civiltà domina dunque il pericoloso desiderio di aggressione dell'individuo, infiacchendolo, disarmandolo e facendolo sorvegliare da una istanza nel suo interno, come da una guarnigione nella città conquistata. (in ''Il disagio della civiltà'', Boringhieri, Torino 1971, p. 259)
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==''Il perturbante'' (1919)==
===[[Incipit]]===
È molto raro che uno [[psicoanalista]] si senta spinto a studiare argomenti di [[estetica]], anche quando con estetica non si voglia intendere semplicemente la teoria del bello, bensì la teoria delle qualità del sentimento. Egli lavora su altri strati della vita psichica e non ha molto a che fare con quegli impulsi emotivi controllati che, ostacolati nella loro finalità e sottoposti all'influenza di numerosi fattori concorrenti, sogliono fornire il materiale degli studi di estetica. Di quando in quando, però, capita che egli debba interessarsi a qualche ambito particolare di tale argomento e, di solito, detto ambito finisce con l'essere piuttosto fuori del comune, così da essere stato trascurato nella letteratura specialistica dell'estetica.
Un argomento di questo genere è appunto rappresentato dal «perturbante».
 
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*Un'illusione non è la stessa cosa di un errore, e non è nemmeno necessariamente un errore. (p. 73)
*Quando i problemi sono quelli della religione, gli uomini si rendono colpevoli di tutte le possibili insincerità e scorrettezze intellettuali. (p. 75)
*È innegabile che la [[psicoanalisi]] è una mia creazione e che essa è stata fatta oggetto di molta diffidenza e ostilità; se ora mi faccio avanti con affermazioni così sgradevoli, si sarà fin troppo pronti a scivolare dalla mia persona alla psicoanalisi. (p. 79)
*Non è affatto sicuro che sotto l'illimitato dominio delle dottrine religiose gli uomini fossero più felici di oggi; certo non furono più morali. (p. 80)
*La religione sarebbe la nevrosi ossessiva universale dell'umanità; come quella del bambino, essa ha tratto origine dal complesso edipico, dalla relazione paterna. (p. 86)