L'Anti-Edipo: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]]==
*L'(''es'') funziona ovunque, ora senza sosta, ora discontinuo. Respira, scalda, mangia. Caca, fotte.<br />Che errore aver detto l'(''es''). Ovunque sono macchine, per niente metaforicamente: macchine di macchine, coi loro accoppiamenti, colle loro connessioni. Una macchina-organo è innestata su una macchina-sorgente: l'una emette un flusso, che l'altra interrompe. Il seno è una macchina che produce latte, e la bocca una macchina accoppiata a quella. La bocca dell'anoressico oscilla tra una macchina da mangiare, una macchina anale, una macchina da parlare, una macchina da respirare (crisi d'asma). Così si è tutti ''bricoleurs''; a ciascuno le sue macchinette. Una macchina-organo per una macchina-energia, sempre flussi e interruzioni. Il presidente [[Daniel Paul Schreber|Schreber]] ha i raggi del cielo nel culo. ''Ano solare''. E state certi che funziona; il presidente Schreber sente qualcosa, produce qualcosa e può farne la teoria. Qualcosa si produce: effetti di macchine, e non metafore.
 
==Citazioni==
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*[[Hitler]] annienta il padre e scatena in sé le forze della madre-cattiva, [[Martin Lutero|Lutero]] interiorizza il padre e stabilisce un compromesso col [[superego]]. Dall'altra parte si ha la folla, anch'essa definita edipicamente, da immagini parentali di second'ordine, collettive; l'incontro può dunque aver luogo, Lutero e i [[cristiani]] del XVI secolo, Hitler e il [[tedeschi|popolo tedesco]], in corrispondenze che non implicano necessariamente l'identità (Hitler svolge il ruolo di padre per «trasfusione omosessuale», e rispetto alla folla femminile; Lutero svolge il ruolo di [[donna]] rispetto al Dio dei cristiani). (p. 113)
*Non è per metafora, neanche per metafora paterna, che Hitler faceva arrapare i [[fascismo|fascisti]]. Non è per metafora che un'operazione di [[banca]] o di [[borsa]], un titolo, una cedola, un credito fanno arrapare persone che non sono solo semplicemente banchieri. (p. 116)
*[[Friedrich Engels|Engels]] rendeva omaggio al genio di [[Johann Jakob Bachofen|Bachofen]], per aver riconosciuto nei miti le figure del diritto materno e del diritto paterno, le loro lotte e i loro rapporti. Ma insinua un rimprovero che cambia tutto: si direbbe veramente che Bachofen ci crede, che crede nei [[mito|miti]], nelle [[Erinni]], in [[Apollo]], in [[Atena]]. Lo stesso rimprovero si rivolge ancor più agli [[psicoanalista|psicanalisti]]: si direbbe che ci credano, al mito, ad [[Edipo]], alla castrazione. Essi rispondono: non si tatta di sapere se ci crediamo noi, ma se l'inconscio stesso ci crede. Ma cos'è questo inconscio ridotto allo stato di credenza? Chi gli innietta la credenza? (p. 119)
*La questione del padre è come quella di Dio: nata dall'astrazione, essa suppone rotto il legame tra [[uomo]] e [[natura]], il legame tra uomo e [[mondo]], cosicché l'uomo deve essere prodotto come uomo da qualcosa di esterno alla natura e all'uomo. Su questo punto [[Nietzsche]] fa un'osservazione del tutto simile a quelle di [[Marx]] o di Engels: «Scoppiamo dal ridere al solo vedere fianco a fianco l'uomo e il mondo, separati dalla sublime pretesa della paroletta ''e''»<ref>{{NDR|Nota presente nel medesimo testo da cui è tratta la citazione}} <small>F. NIETZSCHE</small>, ''La gaia scienza'', V, § 346 (e <small>MARX</small> ''Economia e filosofia'' [trad. franc., vol. II, pp. 88-90]).</ref> (p. 119)
*La questione di E.Balzas, perché il [[capitalismo]] non sia nato in Cina nel <small>XIII</small> secolo, quando tutte le condizioni scientifiche e tecniche sembravano tuttavia poste, trova risposta nel fatto che lo Stato chiudeva le miniere non appena le riserve di metallo erano giudicate sufficienti, e conservava un monopolio o controllo stretto del commercio (il commerciante come funzionario)<ref>{{NDR|Ibid. nota precedente}} E. Balzas, ''La bureaucratie céleste'', Paris 1968, cap. <small>XIII</small>: ''La nascita del capitalismo in Cina'' (soprattutto lo Stato e il danaro, e l'impossibilità per i mercanti di conquistare un'autonomia, pp. 229-30). A proposito delle formazionii imperiali fondate sul controllo del commercio più che sui grandi lavori per esempio nell'Africa nera cfr. le osservazioni di <small>GODELIER</small> e di <small>SURET-CANALE</small>, ''Sur le mode de production asiatique'', Paris 1969, pp. 87-88, 120-22.</ref>. Il ruolo del [[danaro]] nel commercio dipende meno dal commercio stesso che dal suo controllo da parte dello [[Stato]]. Il rapporto del commercio col danaro è sintetico e non analitico. E, fondamentale, il danaro è indissociabile non dal commercio, ma dall'imposta come mantenimento dell'apparato di Stato. Basandosi sulle ricerche di Will, M. Foucault mostra come, in certe tirannidi greche, l'imposta sugli aristocratici e la distribuzione di danaro ai poveri erano un mezzo per ricondurre il danaro ai ricchi, per allargare singolarmente il regime dei debiti, per renderlo ancora più forte, prevenendo e reprimendo ogni riterritorializzazione possibile attraverso i dati economici del problema agrario<ref>{{NDR|Ibid. nota precedente}} <small>M. FOUCAULT</small>, ''La volonté de savoir'', corso tenuto al Collège de France, 1971.</ref>. (Come se i Greci avessero scoperto a loro modo ciò che gli Americani ritroveranno dopo il New Deal: che pesanti imposte di Stato sono propizie ai buoni affari). Insomma, il danaro, la circolazione del danaro, ''è il modo per rendere il debito infinito''. Ed ecco quel che celano i due atti di Stato: la residenza o territorialità di Stato inaugura il grande movimento di deterritorializzazione che subordina tutte le filiazioni primitive alla macchina dispotica (problema agrario); l'abolizione dei debiti o la loro trasformazione contabile preparano un servizio di Stato interminabile che subordina a sé tutte le alleanze primitive (problema del debito). Il creditore infinito, il credito infinito ha sostituito i blocchi di debito mobili e finiti. C'è sempre un [[monoteismo]] all'orizzonte del dispotismo: il debito diventa ''debito d'esistenza'', debito dell'esistenza dei soggetti stessi. Viene il momento in cui il creditore non ha ancora prestato mentre il debitore non cessa di rendere, poiché rendere è un dovere, mentre prestare è una facoltà, come nella canzone di [[Lewis Carroll]], la lunga canzone del debito infinito:<br/><small>Un uomo può certo richiedere il dovuto,<br/>ma quando si tratta di un prestito,<br/>può allora scegliere<br/>il tempo che più gli aggrada</small><ref>{{NDR|Ibid. nota precedente}} <small>L.CARROL</small>, ''Silvia e Bruno'', cap.<small>XI</small></ref>. (pp. 221-222-223)
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==Altri progetti==
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