Umberto Galimberti: differenze tra le versioni

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*La [[ragione]] "sa" cosa dice mentre la [[fede]] "crede" in quel che dice. E siccome non "credo" che due più due faccia quattro perché lo "so", tra fede e ragione non c'è parentela, né subordinazione gerarchica, come pretendono gli uomini di fede che collocano il loro credere al di sopra del loro sapere. Infatti non posso "credere" in ciò che "so", e non posso "sapere" se è vero ciò in cui "credo". In realtà l'area della fede si riduce man mano che avanza il sapere. Una volta, come ci ricorda [[Ippocrate]], l'[[epilessia]] si chiamava "male sacro"; oggi a nessun medico e a nessun paziente verrebbe in mente di attribuire a Dio o agli dèi l'origine di questa malattia.<ref>Da ''[http://d.repubblica.it/dmemory/2006/11/18/rubriche/lettere/362fed525362.html La fede come rimedio all'insensatezza]'', ''repubblica.it'', novembre 2006.</ref>
 
*E se "[[filosofia|filo-sofia]]" non volesse dire "amore della saggezza" ma "saggezza dell'amore", così come "teologia" vuol dire discorso su Dio e non parola di Dio, o come "metrologia" vuol dire scienza delle misure e non misura della scienza? Perché per filosofia questa inversione nella successione delle parole? Perché in Occidente la filosofia si è strutturata come una logica che formalizza il reale, sottraendosi al mondo della vita, per rinchiudersi nelle università dove, tra iniziati si trasmetttetrasmette da maestro a discepolo un sapere che non ha nessun impatto sull'esistenza e sul modo di condurla? Sarà per questo che da Platone, che indica come condotta filosofica "l'esercizio di morte", ad Heidegger, che tanto insiste sull'essere-per-la-morte, i filosofi si sono innamorati più del saper morire che del saper vivere? (12 aprile 2008)
 
{{Intestazione|''Linguaggio. Desiderare, sollecitare, pretendere con infinite parole vere e bugiarde'', 11 settembre 2004}}