Gianni Mura: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Gianni Mura==
*Alla fine dei suoi racconti sulle vite degli amici persi scriveva sempre: ti sia lieve la terra. Paola {{NDR|la moglie}} l'ha vestito con i jeans, una polo, un golf e scarpe sportive. Non era tipo da cravatta, ma era elegantissimo nella sua semplicità da Mura. Io invece vorrei che la terra diventasse dura, ferrosa, respingente. Che ci restituisse Gianni che credeva nella libertà e che la poesia è un po' come la Provenza: non sei tu che ci entri, al chilometro tale, ma è lei che ti viene incontro, che s'annuncia con i colori dei campi di lavanda e di girasole. E che voleva bene alle fisarmoniche appoggiate su una sedia. Diceva che sono l'unico strumento che si dilata. Dimenticava il suo cuore. ([[Emanuela Audisio]])
*Gianni era un talento puro. I suoi racconti dal tour de France resteranno vette rare, e non solo quelli. Aveva cuore, talento, ego, spigoli, genio e generosità. Molti lo definiranno una volta di più "l'unico erede di Brera", che peraltro adorava e aveva ben conosciuto, ma per me Mura era Mura: aveva il suo stile, la sua originalità, la sua musica, la sua utopia. Per chi ha amato la letteratura sportiva, e per chi ha creduto anche in tempi non sospetti che lo sport potesse essere epica, Gianni è stato un amico, un faro, un punto di riferimento. Un compagno di strada e di sogni. Oggi questo paese perde un grande uomo e un irripetibile scriva. Sono molto triste. ([[GianniAndrea BreraScanzi]])
*Lo avevo quasi convinto a scrivere un libro che raccontasse a modo suo la grande transizione del giornalismo, dalle linotype al digitale, dalla sua Olivetti 32 all'iPad, dalla carta a Instagram.<br /> Si capiva da che parte stava: un giorno in Francia un quotidiano giapponese fece una pagina su di lui: era l'ultimo inviato con una macchina da scrivere (e faceva anche un discreto rumore). Doveva raccontarlo ancora una volta a tutti noi, fratelli, figli e lettori suoi, con una risata: «Vogliono farmi sentire come l'orso marsicano, la foca monaca: ma come scriverete sul pc se manca la luce?».<br /> Il titolo del libro era pronto: "Ci siamo divertiti".<br /> Ma ora è finita. ([[Giuseppe Smorto]])
*Mura ha significato per me, credo per molti di noi, un riferimento alto e costante, sia pensando alla qualità dello scrivere, sia al significato dello sport, sia alle storie di chi con lo sport traccia una via, una avventura preziosa. Ci conoscemmo quando ero un ragazzo, grazie a [[Beppe Viola]]. Lavoravamo nelle stesse stanze di viale Arbe a Milano, in quello che Beppe definì "il marchettificio" perché si trattava di guadagnare il pane scrivendo per chiunque chiedesse pezzi di varia umanità. Era un appartamento trasformato in ufficio, c'era una piccola cucina dove mettevamo su delle moka in continuazione, dove mettevamo in tavola roba varia e unta in arrivo da improbabili rosticcerie limitrofe, dove Beppe, Gianni e Sergio Meda soprattutto giocavano a carte arrabbiandosi moltissimo. Avere attorno gente così è stato un privilegio e un onore per me, visto che si impara meglio da chi sa cosa significa non accontentarsi, non piegarsi, non metterla giù dura. E chi ha ricevuto da Gianni una quantità straordinaria di racconti e storie sa benissimo di cosa sto parlando. Parole scelte, se possibile, sempre. Era una persona non sempre facile; era una persona per bene. ([[Giorgio Terruzzi]])