Heinrich Heine: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1.
+1. Sezione.
Riga 15:
*[[George Sand]] non brilla né per la sua conversazione né per la sua voce. Non ha assolutamente nulla dello spirito spumeggiante delle francesi, ma niente pure del loro chiacchierio senza fine.<ref>Citato in [[Nino Salvaneschi]], ''Il tormento di Chopin'', dall'Oglio Editore, 1943.</ref>
*I [[censura|censori]] tedeschi ................ ..... ...... ..... ... imbecilli.... ........<ref>Da ''Idee: Il libro Le Grand'', traduzione di M. e E. Linder, Garzanti, Milano, 1984, cap. XII.</ref>
*[...] l'[[Opera italiana]] è la sempre virente foresta canora, dov'io mi rifugio spesso, quando mi avvolge delle sue nebbie la tristezza invernale, o il gelo della vita mi diventa insoffribile. Là, nel soave angolo d'un palco un po' occultato, ci si sente deliziosamente riscaldati e non si muore almeno al freddo. La malia melodiosa trasforma in poesia ciò che un momento prima era ancora prosaica realtà, il dolore si perde in fioriti arabeschi, e il cuore rigode.<ref>Da ''Lutezia'', pp. 397-398.</ref>
*La [[vita e morte|morte]] è la notte fresca; la [[vita e morte|vita]], il giorno tormentoso.<ref>Citato in [[Jorge Luis Borges]], ''La metafora'', in ''Storia dell'eternità'', traduzione di Livio Rocchi Wilcock.</ref>
*Là dove si [[Rogo di libri|bruciano i libri]] si finisce per bruciare anche gli uomini.
Line 21 ⟶ 20:
*''Le bestie selvagge poi creò, | leoni dagli artigli furiosi; | e a immagine del leone generò | i [[gatto|gattini]], piccoli e curiosi.''<ref>Da ''Canti della creazione''; citato in AA.VV., ''Il gatto con gli stivali e tante altre storie di gatti'', Newton Compton Editori, Roma, 2011, [https://books.google.it/books?id=dzqjAlOAWicC&pg=PT38 p. 38]. ISBN 978-88-541-3723-3</ref>
*{{NDR|Toccando delle commedie shakespeariane}} Negli uomini al pari che nelle donne la passione vi è affatto priva di quella paurosa serietà, di quella fatalistica necessità, con cui si manifesta nelle tragedie. Amore, in verità, vi porta, come sempre, una benda e una feretra piena di dardi. Ma questi dardi sono piuttosto alati che mortalmente acuminati, e il piccolo dio guarda a volte sottecchi, malizioso, scostando le bende. Anche le fiamme splendono in esse più che non brucino. Ma fiamme non sempre, e, nelle commedie shakespeariane, l'amore serba sempre carattere di verità.<ref>Citato in [[Benedetto Croce]], ''Ariosto, Shakespeare e Corneille'', Laterza, Bari, 1968.</ref>
*[...] pensavo intensamente alla mia [[Parigi]], dove in ultimo non potevo resistere più con tante danze e musiche, e che oggi tuttavia il mio cuore risogna. Magico e strano incanto! A forza di feste e di svaghi, Parigi diventa alla fine così stancante, così opprimente, così insopportabile, {{sic|tutt'i}} divertimenti vanno congiunti a fatiche così estenuanti, che si esulta di gioia quando si riesce a sfuggire a quella galera del piacere... E appena si è lontani qualche mese, basta la melodia d'un valzer o l'ombra d'una gamba di ballerina, per destare in noi la più struggente nostalgia di Parigi!<ref>Da ''Lutezia'', a cura di Ferruccio Amoroso, Utet, stampa 1969, pp. 373-374.</ref>
*Questo è il bello di noi [[tedeschi]]: che nessuno è tanto pazzo da non trovarne uno più pazzo che lo comprenda.<ref>Da ''Il viaggio nello Harz'', Marsilio, 1994.</ref>
*Senti la campanella? In ginocchio! Portano gli ultimi sacramenti a Dio che muore!<ref>Citato in [[Albino Luciani]], Illustrissimi, p. 22, Edizioni APE Mursia, 1979.</ref>
Line 56 ⟶ 54:
*Nonostante siano perlopiù in decadenza, i [[Palazzi dei Rolli|palazzi]] degli antichi dominatori di Genova, i nobili, sono ancora molto belli e pomposamente adorni. Quasi tutti sorgono sulle due strade più larghe, dette Strada Nuova e Balbi. (1960; p. 359)
*Il più notevole è [[Palazzo Reale (Genova)|Palazzo Durazzo]]. Esso contiene quadri di valore, tra cui il ''[[Cena in casa di Simone (Veronese Torino)|Cristo]]'' di Paolo Veronese con la Maddalena che gli asciuga i piedi, così bella da far temere che si lascerà sedurre ancora una volta. Io mi fermai a lungo davanti al quadro, ma ahimè, ella non alzò gli occhi! Il Cristo se ne sta lì come un Amleto della religione che dica: «''Go to a nunnery!''». Qui vidi anche alcuni dipinti di Olandesi e degli eccellenti Rubens; questi ultimi permeati della colossale giovalità del fiammingo Titano, le cui ali spirituali erano così forti che lo portarono in volo fino al sole sebbene alle sue gambe pendessero una cinquantina di quintali di formaggio olandese. (1960; p. 359)
 
==''Lutezia''==
*Quando il [[medico|figlio d'Esculapio]] non sa più che fare col suo paziente, allora ci manda ai [[terme|bagni]], con una lunga lettera diagnostica, che non è altro che una lettera di raccomandazione diretta al caso! (p. 373)
*[...] pensavo intensamente alla mia [[Parigi]], dove in ultimo non potevo resistere più con tante danze e musiche, e che oggi tuttavia il mio cuore risogna. Magico e strano incanto! A forza di feste e di svaghi, Parigi diventa alla fine così stancante, così opprimente, così insopportabile, {{sic|tutt'i}} divertimenti vanno congiunti a fatiche così estenuanti, che si esulta di gioia quando si riesce a sfuggire a quella galera del piacere... E appena si è lontani qualche mese, basta la melodia d'un valzer o l'ombra d'una gamba di ballerina, per destare in noi la più struggente nostalgia di Parigi!<ref>Da ''Lutezia'', a cura di Ferruccio Amoroso, Utet, stampa 1969, (pp. 373-374.</ref>)
*[...] l'[[Opera italiana]] è la sempre virente foresta canora, dov'io mi rifugio spesso, quando mi avvolge delle sue nebbie la tristezza invernale, o il gelo della vita mi diventa insoffribile. Là, nel soave angolo d'un palco un po' occultato, ci si sente deliziosamente riscaldati e non si muore almeno al freddo. La malia melodiosa trasforma in poesia ciò che un momento prima era ancora prosaica realtà, il dolore si perde in fioriti arabeschi, e il cuore rigode.<ref>Da ''Lutezia'', (pp. 397-398.</ref>)
 
==Citazioni su Heinrich Heine==
Line 73 ⟶ 76:
*Heinrich Heine, ''Dalle memorie del signor von Schnabelewopski'' (''Schnabelewopski''), traduzione di Enrico Rocca, a cura di [[Paolo Chiarini]], Marsilio Editori, 1991.
*Heinrich Heine, ''Impressioni di viaggio'' (''Reisebilder''), traduzione di Vanda Perretta, EDIPEM, 1974.
*Heinrich Heine, ''Lutezia'', a cura di Ferruccio Amoroso, Utet, stampa 1969.
*Heinrich Heine, ''Reisebilder'', traduzione di Alba Burger Cori, UTET, Torino, 1960.
*Arturo Pérez-Reverte, ''La pelle del tamburo '' (1995), traduzione di I. Carmignani, Net, 2003. ISBN 8851521042