Fëdor Dostoevskij: differenze tra le versioni

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*Io, non dico malvagio, ma niente sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né ribaldo, né onesto, né eroe, né insetto. E ora trascino la mia vita nel mio angolo, tenendomi su la maligna e magrissima consolazione che un uomo intelligente non può in verità diventar nulla e che solo gli sciocchi diventano qualcosa. (''Il sottosuolo'', I)
*Ho [[Quarantenne|quarant'anni]], e quarant'anni sono una vita intera; sono la più fonda vecchiaia. Vivere oltre i quarant'anni è indecoroso, volgare, immorale. Chi vive oltre i quarant'anni? Rispondetemi sinceramente, onestamente. Ve lo dico io, chi vive: gli stupidi e i furfanti. (''Il sottosuolo'', I; 1995, p. 23)
 
*Il godimento in questione veniva per l’appunto dalla troppa vivida consapevolezza della mia umiliazione; dal fatto che lo sentivo bene di avere ormai toccato il fondo; è che questa era si una cosa turpe, ma che non avrebbe potuto essere altrimenti; che non avevo più nessuna via di scampo, che ormai non sarei più riuscito a diventare un altro uomo; che anche se mi fossero rimasti tempo e fede abbastanza per poter diventare qualcos’altro, molto probabilmente non avrei avuto nessuna voglia di cambiare; e se anche me ne fosse venuta la voglia non avrei fatto nulla lo stesso, perché in realtà non vi sarebbe stato probabilmente nulla da poter diventare, una volta che fossi cambiato. ( ''Il sottosuolo'', II)
 
*Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. (''Il sottosuolo'', II)
*Mi inventavo avventure, mi creavo una vita fittizia, tanto per vivere in un mondo qualunque. (''Il sottosuolo'', V)