Ruggero Zangrandi: differenze tra le versioni

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*Il terreno, il tema e – si può dire, senza il rischio di mancare di obiettività – la "trovata" che il regime offrì ai giovani, per queste loro esercitazioni, furono rappresentati dal [[corporativismo]]; una teoria che si fondava sul "superamento" della lotta di classe, per realizzare in sua vece la collaborazione di tutte le categorie produttrici.<br>Si trattava di un principio di cui chiunque appena dotato di nozioni storico-economiche d'impronta marxista era in grado di scoprire la fallacia; ma, allora, nel clima di disinformazione scientifica e di entusiasmo per il nuovo tipo di rivoluzione sociale che si proponeva, non privo di suggestioni, specie – e lo si comprende – su giovani di formazione cattolica o di origine liberale. (cap. III, p. 46)
 
*Nonostante la creazione, nel marzo '30, del Consiglio nazionale delle Corporazioni (prima, cioè, che esistessero le Corporazioni!) e poi, nel novembre '34, l'insediamento di codeste Corporazioni, in numero di ventidue (una per ogni branca produttiva), e nonostante che, nel marzo '39, si inaugurasse addirittura la Camera corporativa, nessuno di questi organismi prese mai a funzionare in concreto. Vennero da essi solo alcune misure legislative marginali, disorganiche, d'ordinaria amministrazione. Ma niente d'innovatore, come si attendeva.<br>Sicché il corporativismo rimase una nebulosa, fitta di contraddizioni, suscettibile delle più disparate interpretazioni, prolifica di tendenze contrastanti. (cap. III, p. 47)
 
*[...] i [[Littoriali]] divennero una di quelle manifestazioni − cui ho più volte accennato − nelle quali il fascismo non so se volle o fu costretto a comportarsi con relativa liberalità. Che ciò fosse dovuto a calcolo delle autorità politiche o – come ritengo più probabile – alla pressione, alla spregiudicatezza e, magari, all'intemperanza di molti partecipanti non è, in fondo, troppo importante. Ciò che conta è che, in quei dibattiti, trovarono riscontro tutte le posizioni che i giovani andavano assumendo di fronte al fascismo. (cap. VII, pp. 104-105)