Ruggero Zangrandi: differenze tra le versioni

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*Con l'intervento dell'Italia nel conflitto, un elemento appare subito chiaro, sconcertante e, per molti aspetti, mortificante: che, mentre la Germania per due anni ancora [...], proseguì nei suoi strabilianti successi militari, accentuando l'impressione d'invincibilità, l'Italia subì, invece, fin dall'inizio e quasi ininterrottamente, rovesci altrettanto sensazionali e venne così ad assumere ben presto, malgrado l'originaria alleanza, il ruolo di un Paese quanto meno "protetto," praticamente dominato come tutti gli altri dell'Europa continentale, dal padrone nazista. (Compendio cronologico 6, p. 306)
 
*Le responsabilità della classe dirigente prefascista per l'avvento del fascismo sono riconosciute, di regola, dagli storici tradizionali. I quali ne riferiscono, però, come di "errori" commessi da esponenti democratici, liberali e cattolici che non diminuirebbero i meriti precedenti o – quando ne ebbero – successivi.<br>Che uomini politici qualificati, in età tra i 40 e i 70 anni, abbiano potuto sbagliare il loro giudizio sul fascismo (il quale proprio dal '19 al '26 si presentava senza maschera) appare già discutibile. Ma ciò che lascia perplessi è che si possano considerare quegli "errori" con criteri storicistici tanto distaccati, senza prendere in considerazione, da un punto di vista politico-morale, l'effetto che ebbero sull'opinione pubblica, in particolare sulle giovani generazioni. (Appendice 1, p. 315)
 
*Dei vecchi esponenti politici che appoggiarono o non contrastarono il fascismo, [[Luigi Sturzo|Sturzo]] fu quello che ne comprese prima la natura reazionaria e, più ancora forse, vide il germe del disastro che recava in seno. In questa relativa preveggenza (è degli inizi del '23) Sturzo fu, però, fortemente condizionato dal Vaticano, che esercitò su di lui pressioni e ricatti, fino a costringerlo ad abbandonare, nel luglio '23, la direzione del P.P.<ref>Partito Popolare Italiano.</ref> e, nell'ottobre '24, l'Italia. (Appendice 1, p. 343)