Raniero Cantalamessa: differenze tra le versioni

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*Se il proposito non è messo in atto, Gesù è concepito, ma non è partorito.<ref name=sito_maria/>
 
{{IntestazioneInt|1=Da ''Io sono il pane della vita- XIX domenica del tempo ordinario''|2=Disponibile su ''[http://www.cantalamessa.org/?p=3587 ''Cantalamessa.org'']}}
*Ecco come [[papa Paolo VI|Paolo VI]] spiegava, con un linguaggio più vicino all'uomo d'oggi, ciò che avviene al momento della consacrazione: «Questo simbolo sacro della vita umana che è il pane volle scegliere Cristo per farne simbolo, ancor più sacro, di sé. Lo ha transustanziato, ma non gli ha tolto il suo potere espressivo; anzi ha elevato questo potere espressivo a un significato nuovo, a un significato superiore, a un significato mistico, religioso, divino. Ne ha fatto scala per una ascensione che trascende il livello naturale. Come un suono diventa voce, e come la voce diventa parola, diventa pensiero, diventa verità; così il segno del pane è passato, dall’umiledall'umile e pio essere suo, a significare un mistero; è diventato sacramento, ha acquistato il potere di dimostrare presente il corpo di Cristo». (Discorso tenuto nella festa del Corpus Domini del 1959)
* Nell'[[Eucaristia]] la stessa materia – sole, terra, acqua – viene presentata a Dio e raggiunge il suo fine che è quello di proclamare la gloria del creatore. L'Eucaristia è il vero "cantico delle creature". "Frutto della terra e del lavoro dell’uomodell'uomo", il pane eucaristico ha qualcosa di importante da dire proprio sul lavoro umano, e non solo su quello agricolo. Nel processo che porta dal seme al pane sulla tavola, interviene l'industria con le sue macchine, il commercio, i trasporti e un’infinitàun'infinità di altre attività umane. Tutto il lavoro umano.
*Per capire [la] [[transustanziazione]], chiediamo aiuto a una parola ad essa imparentata e che ci è più famigliare, la parola trasformazione. Trasformazione significa passare da una forma a un’altraun'altra, transustanziazione passare da una sostanza a un’altraun'altra. Facciamo un esempio. Vedendo una signora uscire dal parrucchiere con una acconciatura tutta nuova, viene spontaneo a volte esclamare: “Che trasformazione!”. Nessuno si sogna di esclamare: “Che transustanziazione!”. Giustamente. Sono cambiati infatti la sua forma e l'aspetto esterno, ma non il suo essere profondo e la sua personalità. Se era intelligente prima, lo è ora; se non lo era prima, mi dispiace ma non lo è neppure ora. Sono cambiate le apparenze, non la sostanza. Nell'Eucaristia avviene esattamente il contrario: cambia la sostanza, ma non le apparenze. Il pane viene transustanziato, ma non trasformato; le apparenze infatti (forma, sapore, colore, peso) restano quelle di prima, mentre è cambiata la realtà profonda, è diventato corpo di Cristo. Si è realizzata la promessa di Gesù ascoltata all'inizio: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".<ref>Da [http://www.cantalamessa.org/?p=3587 ''Io sono il pane della vita- XIX domenica del tempo ordinario'']</ref>
 
{{intestazioneint|Da ''Credere in Dio "Padre" dopo Freud'', ''L'Osservatore Romano'', 28 marzo 1999}}
*Bisogna distinguere nettamente il [[Sigmund Freud|Freud]] geniale inventore della psicanalisi e il Freud teorico della religione. Egli gode immeritatamente, nel secondo campo, della fama meritatamente conquistata nel primo. Notiamo anzitutto che l'atteggiamento di Freud verso la religione non è il risultato delle sue analisi psicologiche, perché le precede. È risaputo che, quanto alla sostanza, egli aveva già chiaro il suo punto di vista fin dall'inizio e non l'ha mai cambiato. [...] Nel suo trattamento della religione, egli trasgredisce quei criteri scientifici che altrove difende con tanto accanimento, fondandosi su ipotesi e voci del tutto indimostrabili, come quella dell'uccisione di Mosè da parte dei suoi connazionali.
*Il [[sospetto]] ha il potere di inquietare e gettare il dubbio su tutto, finché lo si lascia agire nel suo ambiente naturale che è l'incertezza, il vago, la penombra.
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*Per il credente non è la fede nell'esistenza di un Dio Padre a dipendere dall'importanza che ha il [[padre]] terreno nella vita, ma, viceversa, l'importanza che il padre riveste nella vita umana a dipendere dall'esistenza di un Padre "dal quale tutto proviene e al quale tutti tendiamo".
 
{{intestazioneint|IntervistaDall'intervista allaal trasmissioneprogramma televisivo ''A sua immagine'', Rai Uno, 28 novembre 2009}}
*A tredici anni io ho sentito la chiamata del Signore e con una chiarezza tale che non ho mai potuto dubitare nel resto della mia vita; è una grazia straordinaria.
*{{NDR|Su [[Giovanni Paolo II]]}} Alle volte mi lasciava sbigottito la sua umiltà. Diceva: «oggi ci ha spiegato tante cose», oppure: «pubblichi presto quello che ci ha detto oggi». Ma un aneddoto io lo ricordo sempre e lo devo raccontare: la prima volta che ho predicato in San Pietro, appena ho cominciato a parlare mi sono reso conto che dovevo parlare lentamente perché c'era un'eco nella basilica, però parlando lentamente durai dieci minuti più del previsto e il prefetto della Casa Pontificia — che era un vescovo, a quel tempo — era un po' nervoso, ogni tanto guardava l'orologio, perché dopo, come si sa, il Papa deve presiedere la Via Crucis al Colosseo. Io non lo vedevo perché era di fianco, però il giorno dopo questo vescovo — lo hanno detto alcune suore — dopo la liturgia il Papa lo chiamò e sorridendo gli disse: «Quando un uomo ci parla in nome di Dio, non bisogna guardare l'orologio»
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*{{NDR|Sul passare del tempo}} Non c'è nostalgia, perché con il Signore si va sempre avanti. E poi c'è un'[[età]] crescente, cronologica, ma c'è anche un'età decrescente, spirituale, per cui si può [[ringiovanimento|ringiovanire]] invecchiando; anzi, secondo i Padri della Chiesa, la Pasqua cristiana dovrebbe servire proprio a ringiovanire, a far passare dalla vecchiaia alla gioventù, e io credo veramente di sperimentare che, con [[Gesù]], si vive sempre una nuova giovinezza.
 
{{intestazioneint|Dal programma televisivo ''Le ragioni della speranza'', Rai Uno, 31 ottobre 2010}}
*I [[santi]] sono gli unici uomini veramente e pienamente realizzati.
*Il [[regno di Dio]] è anche il regno dell'uomo, perché è la condizione che permette all'uomo di realizzare i suoi desideri più profondi, di amore, di felicità, di eternità, di libertà. Soprattutto di [[amore]], perché [[Dio]] è amore e il regno di Dio è il regno dell'amore.
 
{{intestazioneint|Dal programma televisivo ''Le ragioni della speranza'', Rai Uno, 21 novembre 2010 (ultima puntata)}}
*A proposito di [[Gesù]], c'è un salto da fare che non riguarda solo i non-credenti, ma anche i credenti. Per i non-credenti il salto è passare da «Gesù solo uomo» a «Gesù anche Dio». Per i credenti il salto è passare da «Gesù personaggio» a «Gesù persona». Per «Gesù personaggio» io intendo un Gesù che rimane sostanzialmente nel passato, del quale si può parlare a piacimento ma al quale, o con il quale, nessuno si sogna di parlare. Se uno parla a Giulio Cesare o a Napoleone lo mandano naturalmente in manicomio, invece Gesù persona è un Gesù vivo, è Gesù che ha detto «io sono con voi tutti i giorni», è Gesù risorto, con il quale si può parlare e al quale si può parlare. La maggioranza dei [[cristiani]], ahimè, non è mai passata dal Gesù personaggio — cioè un insieme di dottrine, di dogmi — a Gesù persona viva; non è passata mai da «Gesù Egli» a «Gesù Tu». Per questo la [[fede]] di molti cristiani è come il sole invernale, che illumina ma non riscalda. Permettetemi, carissimi amici, in quest'ultimo incontro (o almeno, l'ultimo della serie), di confidarvi quello che ha riempito e riempie la mia vita di serenità, di pace e di gioia. Ed è precisamente un rapporto personale, da amico, continuo, così semplice e familiare con Gesù.
*Voi, carissimi amici non-credenti, avete ragione su tanti punti, molti di più di quelli che noi uomini di Chiesa forse di solito ammettiamo. Però avete torto sulla cosa fondamentale, perché Dio esiste e Gesù è veramente quello che ha detto di essere, cioè «la via, la verità e la vita».