Giuseppe Massari: differenze tra le versioni

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==''La vita ed il regno di Vittorio Emauele II di Savoia primo re d'Italia''==
*Il conte [[Giuseppe Siccardi|Siccardi]] era probo e dotto magistrato, dalla elegante parola, dall'argomentare succoso e vibrato; gli mancava la pieghevolezza del diplomatico, e nei maneggi della politica non era esperto. (vol. I, cap. XVIII, p. 145)
 
*La sanzione {{NDR|del re Vittorio Emanuele}} a quella legge {{NDR|sull'abolizione del foro ecclesiastico}} tolse ogni speranza a coloro i quali avevano accolta nell'animo la fallace lusinga che all'ultimo momento tutto sarebbe andato a monte; fu grande scoppio di sdegni, di proteste, di ire. Si protestò da Roma, protestò l'episcopato subalpino; due fra i {{sic|primarii}} vescovi del regno, quelli delle diocesi di Torino e di Cagliari, fecero atti, che a nome ed in conformità delle leggi vennero puniti; un ministro della corona, il cavalier Pietro di Santarosa, venuto in fin di vita richiese i conforti della religione, che sinceramente professava ed alla quale era sinceramente persuaso di non aver recato offesa partecipando come ministro e come deputato all'approvazione della legge proposta dal suo collega Siccardi, e quei conforti gli vennero inesorabilmente negati. (vol. I, cap. XXI, p. 161)
 
*Monsignor [[Andrea Charvaz|Charvaz]] non era un cortigiano: amava il Re del rispettoso affetto di suddito fedele; non dimenticava di averlo avuto a discepolo, e con la duplice autorità del suo ministerio sacerdotale e di una paterna affezione usava sovente ricordargli i precetti, che a lui giovanetto aveva dati. Il buon Re diceva che mosignor Charvaz gli faceva sempre qualche predica, ma anziché dolersi della severità dell'antico precettore, ravvisava in essa la prova del non mutato affetto, e bramava ch'egli lo tenesse sempre in buon concetto. (vol. I, cap. XXIX, p. 212)
 
==Bibliografia==