Cesare Marchi: differenze tra le versioni

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*Nel Veneto si dice: ''il baccalà l'è come la dona, più la se bastona più la diventa bona''. (p. 11)
*Gli antichi romani pranzavano al suono della cetra, noi abbiamo [[Bruno Vespa]] e [[Paolo Frajese]]. (p. 16)
*In un momento di malumore [[Ugo Foscolo]] battezzò [[Milano]] «paneròpoli», città della panna. [[Giovanni Rajberti]] la chiamò «capitale delle polpette» che non sembra un giudizio lusinghiero. Nei ''[[I promessi sposi|Promessi sposi]]'', il [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] fa mangiare a Renzo, Tonio e Gervaso, andati all'osteria poco prima del «matrimonio a sorpresa», un gran piatto di [[Polpetta|polpette]]. E quando la madre, Giulia Beccaria, gli domandò il perché di tale scelta, [[Alessandro Manzoni|don Lisander]] rispose: «Cara mamma, mi avete fatto mangiare fin da bambino tante di quelle polpette, che ho ritenuto giusto farle assaggiare anche ai personaggi del mio romanzo». (p. 17)
*Dopo il film ''[[Riso amaro]]'' ho lungamente sognato [[Silvana Mangano]], quelle calze nere di mondina infilate su due gambe senza fine; adesso Silvana non c'è più, io cammino sul viale del tramonto, il [[riso]] no. Perciò continuo a cantare le lodi di quest'umile cereale che per la nostra felicità muore tre volte: nell'acqua, nella salsa, nel vino. Ho sempre ammirato l'equità di Madre Natura che, amministrando la legge dei contrari, fa nascere dal turpe fango degli stagni una creatura così pulita e gustosa. (pp. 20-21)
*L'[[unità d'Italia]], sognata dai padri del risorgimento, oggi si chiama [[pasta|pastasciutta]]; per essa non si è versato sangue, ma molta pummarola. (p. 24)