Vittorio Emanuele II di Savoia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 14:
==Citazioni su Vittorio Emanuele II d'Italia==
*{{NDR|Su un presunto attentato sventato contro la sua vita}} È assoluta necessità usare le più grandi cautele, ed io prego V.M. per quanto so e posso, a non avventurarsi ad ogni pericolo, come purtroppo per la coraggiosa di Lei natura è solito fare. L'Austria vi troverebbe di certo il suo tornaconto; ma speriamo che i suoi calcoli falliranno, e V.M. potrà aggiustare i conti con lei in altro modo. ([[Urbano Rattazzi]])
*È fama che nel giorno, in cui egli nell'accanita battaglia di Custoza<ref>Si riferisce alla prima battaglia di Custoza del 1848.</ref>, nome due volte infausto all'Italia, investiva, capitanando un bellissimo reggimento di cavalleria, impetuosamente {{sic|gl'inimici}}, un ufficiale austriaco prigioniero domandò: chi è mai quel giovane e prode generale? gli fu risposto, il Duca di Savoia; e quegli abbassò il capo sospirando. Nell'animo suo presago vide il tempo in cui quel Duca, divenuto re, avrebbe espulsi gli austriaci dalle belle terre d'Italia. ([[Federico Quercia]])
*Egli era la più splendida personificazione dell'Italia redenta: niun partito {{sic|predeliggeva}}, e li amava tutti. Li riguardava come parte, come membra della istessa patria comune. Nell'animo suo elevato iscorgea chiaramente, che ognuno fra essi era concorso a formare l'Italia, e ne volea la grandezza e l'indipendenza. I rancori, gli odii, le accuse, mormoravano in una regione più bassa, in cui egli vivea sereno: gl'italiani tutti erano la sua famiglia; non si accomunava egli con loro nelle {{sic|repugnanze}} e nelle diffidenze partigiane, si univa loro bensì e con ardore nell'istesso affetto per la indipendenza, nell'istesso rispetto per la libertà. ([[Federico Quercia]])
*Il bene della patria non si rinviene fuori della sua unità: né dal concetto della Italia ringenerata si può distaccare il nome di Vittorio Emanuele che ne è l'Eletto. ([[Sebastiano Tecchio]])
*Il Re ama le donne! E guai se non le amasse: sarebbe un tiranno; la storia ci narra che i più grandi despoti e i più feroci monarchi furono sempre coloro ai quali il volto di una donna non seppe mai far battere il cuore! (dalla ''Gazzetta d'Italia'', 1869<ref>Citato in [[Bruno Vespa]], ''Donne di cuori'', Mondadori, 2009, p. 367.</ref>)
Line 23 ⟶ 21:
*{{NDR|Era solito}} Prelevare quanto gli serviva dalle casse dell'erario e spendere senza porsi troppi problemi. ([[Lorenzo Del Boca]])
*Re galantuomo.<ref>Citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 420.</ref>
*Re Vittorio Emanuele una crudele accusa cancellò dalla storia, che i re siano cioè {{sic|inimici}} a libertà. Una famosa sentenza suonò in seno all'assemblea francese in su i {{sic|primordii}} della rivoluzione, e parve che contenesse la ragione storica dei re: la storia dei re è il martirologio de' popoli. Toccava ad un re, ad un principe italiano di stirpe, la nuova gloria che un re possa essere il fondatore della libertà della sua nazione. E tale fu Vittorio Emanuele. ([[Federico Quercia]])
*Se si passa al carattere, al temperamento, ai gusti, all'interiorità di Vittorio Emanuele, le differenze {{NDR|con il padre [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]]}} diventano abissali. [...] bastava un'occhiata a giudicarlo: sciamannato, neppure troppo pulito, vestito come un contadino, con gusti rozzi, refrattario alle arti, alla musica e a qualsiasi forma di curiosità intellettuale, ignorante, bisognoso di muoversi, di scatenarsi a caccia sui monti dell'amata Val d'Aosta, indifferente alla religione e osservante solo perché superstizioso e preoccupato delle punizioni divine se mancava verso la Chiesa e i preti. ([[Silvio Bertoldi]])
*Toccò a noi vedere, impietrati alla immensa sciagura, scendere nella tomba il gran Re che gli Italiani avevano invocato vindice nei dì del servaggio ed acclamavano vanto e presidio della risorta nazione: toccò a noi assistere ad altro avvenimento intorno al quale le timide menti abbuiavansi speculando l'avvenire. ([[Domenico Farini]])
*Vittorio Emanuele ha nella sua presenza qualcosa di regio, che incute rispetto, qualcosa di affettuoso e domestico, che persuade ad amare. Ha l'aspetto militare, schietto, franco: ascolta come uomo assuefatto a sentirsi circondato da chi l'ama e lo stima: ha lo sguardo vivace, e che interroga: il portamento sicuro, e la parola pronta. È penetrato della missione, che gli è affidata dalla Provvidenza: persuaso della fiducia de' popoli di'Italia in lui; sicché, al primo viderlo si ravvisa nel Re il cittadino e il guerriero senza baldanza e senza paura. ([[Ruggero Bonghi]])
*Vittorio Emanuele, il Re semplice e leale, popolare nel tratto e insieme, quando necessario, grande signore, ricco di buon senso e impaziente di agire, ambizioso certo ma capace di volgere ad alti scopi l'ambizione. ([[Gioacchino Volpe]])
 
===Federico Quercia===
*È fama che nel giorno, in cui egli nell'accanita battaglia di Custoza<ref>Si riferisce alla prima battaglia di Custoza del 1848.</ref>, nome due volte infausto all'Italia, investiva, capitanando un bellissimo reggimento di cavalleria, impetuosamente {{sic|gl'inimici}}, un ufficiale austriaco prigioniero domandò: chi è mai quel giovane e prode generale? gli fu risposto, il Duca di Savoia; e quegli abbassò il capo sospirando. Nell'animo suo presago vide il tempo in cui quel Duca, divenuto re, avrebbe espulsi gli austriaci dalle belle terre d'Italia. ([[Federico Quercia]])
*Egli era la più splendida personificazione dell'Italia redenta: niun partito {{sic|predeliggeva}}, e li amava tutti. Li riguardava come parte, come membra della istessa patria comune. Nell'animo suo elevato iscorgea chiaramente, che ognuno fra essi era concorso a formare l'Italia, e ne volea la grandezza e l'indipendenza. I rancori, gli odii, le accuse, mormoravano in una regione più bassa, in cui egli vivea sereno: gl'italiani tutti erano la sua famiglia; non si accomunava egli con loro nelle {{sic|repugnanze}} e nelle diffidenze partigiane, si univa loro bensì e con ardore nell'istesso affetto per la indipendenza, nell'istesso rispetto per la libertà. ([[Federico Quercia]])
*Re Vittorio Emanuele una crudele accusa cancellò dalla storia, che i re siano cioè {{sic|inimici}} a libertà. Una famosa sentenza suonò in seno all'assemblea francese in su i {{sic|primordii}} della rivoluzione, e parve che contenesse la ragione storica dei re: la storia dei re è il martirologio de' popoli. Toccava ad un re, ad un principe italiano di stirpe, la nuova gloria che un re possa essere il fondatore della libertà della sua nazione. E tale fu Vittorio Emanuele. ([[Federico Quercia]])
 
==Note==