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*Ripenso a [[Giorgio Gaber]] e mi viene in mente [[Ugo Tognazzi]], perché entrambi hanno saputo cambiare pelle più volte. Dall’avanspettacolo al varietà a Cannes. Dal rock snodato con [[Enzo Jannacci|Jannacci]] e [[Adriano Celentano|Celentano]] alla prima serata televisiva al teatro canzone. Restando sempre se stessi, anche negli errori. Ripenso a Giorgio Gaber e mi viene in mente [[Beppe Grillo|Grillo]]. Gaber, soprattutto dopo le prime speranze frustrate di cambiamento, era diventato un antipolitico ante litteram, che lanciava attacchi veementi contro ogni schieramento. Tanto che oggi tutti, dalla sinistra alla destra a [[Comunione e Liberazione]], tendono a spartirsene le vesti, dicendo «Era uno dei nostri», come hanno fatto anche con [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]]. Quest'anno è uscito persino un articolo dell'Osservatore Romano pieno di lodi e che ho trovato sconcertante. Gaber aveva di sicuro un pubblico più colto, meno schiumante, rumoroso e ingenuo di quello di Grillo. Ma sono i frutti di tempi diversi. (''Gaber'', 48/2009)
*{{NDR|Su [[Tiziano Ferro]]}} ''Nome est omen''. Lo dicevano i latini e lo applicano anche a Latina, città da cui proviene l'ex idolo delle ragazzine il cui atteggiamento in scena tiene fede al proprio casato: un blocco sidereo, inamovibile come un monolite. [...] Tiziano Ferro in concerto è assolutamente inamovibile. Una statua di sale. La negazione stessa dell'idea di spettacolo. (''Ferro'', 49/2009)
* Nella casella della posta ho trovato una comunicazione della parrocchia locale, comprensiva di busta per le offerte. Allora ne ho fatta un’altra delle mie e in quella busta ho messo i soldi del Monopoli. Una bella banconota vintage da 10.000 lire, una di quelle marrone. Non ambita come le rosse da 50.000, ma più gradita delle noiose verdi da mille o quelle ridicole da cento, azzurre. L'ho fatto perché quella finta banconota è una parvenza del denaro esattamente come le [[Benedizione|benedizioni]] collettive che i sacerdoti tendono sempre più a fare sono una parvenza della benedizione natalizia tradizionale. (''Benedizioni'', 51/2009)
* L'unico {{NDR|nome}} che resta ancora riconoscibile è quello di [[Amadeus (conduttore televisivo)|Amadeus]], perché il conduttore ha la tipica resistenza dei mediocri. Scegliendo il nome d'arte di Amadeus, Amedeo Sebastiani fece un'offesa, più che un omaggio, alla memoria di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]]. [...] La sua figura artistica non acquisirebbe rilievo nemmeno se girasse un film in 3D. [...] Amadeus è come quei compagni di classe di cui ci si accorge solo a metà anno scolastico. E solo perché hanno indossato un maglione con ricamata una renna. (''Amadeus'', 6/2010)
* {{NDR|Su Evy Arnesano}} Ero diffidente in origine. La ragazza viene dal Salento e abita a [[Bologna]], due preoccupanti premesse che mi facevano temere un misto di [[pizzica]] e ragamuffin fumato. Invece quella che credevo una cedrata dolciastra si è rivelata al palato un Recioto di Soave. Nella Arnesano cogli sentori di Piccioni, profumi di Umiliani e un retrogusto di [[Ennio Morricone|Morricone]]. Un disco soffuso di bossa, melodie tratte da inesistenti film degli anni Settanta, quelli con la Bolkan, dal design pervasivo e ancora attuale. Brani che ti riconciliano con la musica, con il cinema e persino con chi condivide con te un vagone di treno che viaggia a 250 km/h. E ti sembra di essere [[Alberto Sordi]] che sta per atterrare in [[Africa]], a [[New York]], a [[Londra]] e guarda meravigliato il nuovo mondo dal finestrino mentre Piero Piccioni lo avvolge con la sua bossa nova. (''Bossa'', 9/2010)
* Ci sono cose che mi piacciono, per esempio il [[miele]]. Cose che mi lasciano indifferente, per esempio i prodotti di tecnologia spicciola in offerta al Lidl. E cose che detesto. Il [[Calcio (sport)|calcio]]. (''Calcio'', 14/2010)
* La sinistra ama la [[satira]], no? L'ha fatta con meravigliosa crudeltà anche autocritica ai tempi del ''Male'' che aspettavo di leggere con ansia. Oggi tutto ciò è solo un ricordo e la satira si accetta solo se è rivolta ai nemici. (''Cinismo'', 17/2010)
* Non molto tempo fa, per contrastare la legge contro i clandestini, le signore ben coiffées di questa opposizione da Villaggio Vacanza risposero vendendo per strada civettuole t-shirt in varie taglie e colori con stampate una mano e la scritta ''Schedateci tutti''. Fu molto divertente e tanto chic! Oggi quelle magliette, stinte, sono dimenticate, esattamente come i clandestini vittime dei respingimenti e finiti in qualche campo di concentramento libico. Ma le signore non hanno più tempo per loro. Mezzo secolo fa circa il [[Quartetto Cetra]], in un brano intitolato ''Le signore'', cantava della difficile vita delle borghesi di città: "Tra la sarta, la modista, parrucchiere, cagnolino non gli resta un momentino...". Avrei voglia di farne una versione remix 2010: "Tra [[Michele Santoro|Santoro]], la protesta, lo slow food e il clandestino non gli resta un momentino...”. (''Bavagli'', 22/2010)
* Anche se non sembra, io ho il rispetto più profondo di tutte le religioni, opinioni politiche, sessualità e alimentazioni. Con un limite ben preciso: pretendo in cambio lo stesso rispetto che io porto loro. Purtroppo, la maggior parte dei [[Vegetarianismo|veg]] con cui ho avuto a che fare non ha alcun rispetto di scelte differenti. Il primo comandamento del loro credo è: offendere anche duramente il resto del mondo. Il secondo è ancora più irritante e lo si trova spesso sui siti di [[Veganismo|vegani]]. Recita: noi siamo migliori degli altri. Lo pensavano anche i [[Nazionalsocialismo|nazisti]]. Non a caso [[Adolf Hitler|Hitler]] era un convinto vegetariano. (''Veg'', 24/2010)
*Va molto di moda l'[[indignazione]]. Soprattutto se espressa davanti a quelle trasmissioni con le risate finte, condotte strabuzzando gli occhi o con i rayban neri, dove si punta l'indice contro le brutture di questa società, mentre con le altre dita residue si incassa il dovuto per aver concesso il proprio marchio a qualche automobile. (''Trota'', 25/2010)
*{{NDR|Sulla [[Settimana della moda di Milano]]}} Chi ha ucciso il mondo della moda milanese? Nessuno. È stato un suicidio. Troppa presunzione di essere l'azienda trainante nazionale. Ma per uno che lavorava seriamente di ago, forbici e matita c'erano dieci cialtroni che si improvvisavano stilisti perché da piccoli avevano un album da cui ritagliavano gli abitini per rivestire bamboline di cartoncino. (''Sfilate'', 27/2010)
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*{{NDR|Sulla [[bellezza]]}} In fondo sono felice di non essere mai stato bello. Almeno non ho sofferto nel perdere la più inafferrabile tra le qualità. Anzi, come epitaffio tombale voglio: «Passò dai brufoli alle rughe senza un solo attimo di bellezza». (''Estetica'', 31/2010)
*Ascoltare la [[radio]] è la cosa più vicina alla lettura. Come il libro, la radio racconta suggerendo, offre spunti sui quali si mette in gioco la fantasia. È la solita contrapposizione: la radio stimola perché è erotica, la [[televisione]] è esplicitamente pornografica. (''Radio'', 33/2010)
* {{NDR|Su [[Aldo Forbice]]}} Forbice è umile con i potenti e arrogante con gli umili, ossia servile con direttori di giornali e politici e tagliente come il suo casato con gli ascoltatori che pongono domande. Da far ascoltare ai propri figli per insegnare loro come non ci si deve comportare nella vita. (''Radio'', 33/2010)
* {{NDR|Su [[Lady Gaga]]}} La cantante ruba a man bassa ritornelli e costumi a chiunque sia venuto prima di lei, si presenta come la risposta giovane a [[Madonna (cantante)|Madonna]], ma sta a quest’ultimaquest'ultima come un Kinder Sorpresa sta a un uovo Fabergé. (''Immagini'', 23/2010) {{NDR|[[proporzioni|proporzione]]}}
*I [[musical]] italiani mi fanno tremare. Sono deprimenti, indegni anche di un villaggio vacanze, fatti da tizi che si credono ballerini solo perché stanno con i piedi in terza posizione anche quando fanno la fila in posta. (''Mammamia!'', 39/2010)
* Sento spesso puzza di truffa quando mi si chiede di dare la somma ormai standard di due euro agli orfani albini sordomuti e con l'acidità di stomaco del Burinistan. Ammesso che esistano e che ricevano l’importo che mi è stato chiesto in uno spot strappalacrime in bianco e nero in cui l’attricetta struccata, con il sottofondo dell’Adagio di Albinoni, sollecita il mio buon cuore. (''Lontano'', 43/2010)
* Ho capito di essere diventato vecchio perché non ho mai apprezzato ''[[Zelig (programma televisivo)|Zelig]]''. Non ne capivo il senso, l'ammasso di carne gettata allo sbaraglio, l'esercito di disperati armati di una sola battuta tormentone che finiva per dare il titolo a uno stiracchiato libro Kowalski e a un film che totalizzava diciassette spettatori paganti. (''Comici'', 46/2010)
* [[Gene Gnocchi]] è uno dei grandi misteri dell’umanità. Non fa ridere. Non comunica simpatia. Non si capisce nemmeno quando parla. Eppure galleggia sempre mentre altri vanno a fondo, sfruttando un lontano buon momento in cui le battute gliele scriveva l’ottimo Marco Posani. (''Comici'', 46/2010)
*{{NDR|Sull'[[Indietronica]]}} Nel mondo di follia e presunzione dei critici musicali d'ogni livello si tengono vere e proprie gare nel coniare termini esoterici con cui definire gruppetti musicali che, come le rose di [[François de Malherbe|Malherbe]], "ne durent que l'espace d'un disque". Tanta fatica sprecata quando basterebbe archiviarli sotto "spazzatura". (''Indietronica'', 51/2010)
* [...] volete farmi credere che ministri e soubrette paghino tutti i duemila euro per sedersi in platea e frasi torturare per cinque ore da ululanti soprano wagneriani? Nemmeno io credo resisterei a cinque ore di elmi cornuti e cavalcate. [[Richard Wagner|Wagner]], come scriveva [[Eugenio Montale]] nelle sue recensioni, piace solo ai "bidelli di Bayreuth"; ovvero a quei melomani che conoscono il compositore tedesco urlo per urlo e trovano persino brevi certi duetti in riva al Reno protratti per intere mezz’ore. (''Scala'', 52/2010)
* {{NDR|Su [[Moni Ovadia]]}} Moni è la versione corpulenta e intellettuale di Gabriele Paolini, quello che appare all’improvviso in onda dietro gli inviati del tg e lancia i preservativi. Ovadia, di cui nessuno credo sarà in grado di ricordare un solo titolo, piace molto ai contestatori perché aggiunge quel tocco [[yiddish]] che nobilita. L'unico suo problema è che spesso lo vediamo abbracciato a giovani contestori con la kefiah. Ma cosa non si farebbe per un passaggio televisivo? (''Scala'', 52/2010)
* Ho conosciuto [[Benedetta Parodi]] molti anni fa, quando in una vita passata lavoravo per la scomparsa Tele+ insieme al marito, [[Fabio Caressa]]. Mi era sembrata una ragazza timida, gentile e nulla faceva presagire la sua attuale trasformazione in kamikaze della fricassea. (''Cucina'', 4/2011)
* Si dice spesso che "una cosa non esiste se non va in televisione". Oggi si potrebbe creare una glossa a questa ormai banale dichiarazione: "una cosa non è mangiabile se non va in televisione". (''Cucina'', 4/2011)
* {{NDR|su [[Martina Colombari]]}} [...] solo a qualche alieno appena giunto da Betelgeuse la Colombari potrà presentarsi come attrice. La sua filmografia comprende tre pellicole fondamentali: ''Abbronzatissimi'' di Bruno Gaburro, ''Paparazzi'' di [[Neri Parenti]] e ''Quello che le ragazze non dicono'' di [[Carlo Vanzina]]. Il primo è del 1991, l’ultimo del 2000: tre pellicole in un decennio, eventi più rari di una eclissi totale. Nel 2001 Martina prende parte a ''She'', una favolostica produzione italo-bulgaro-canadese. Da allora nel cinema è entrata solo pagando il biglietto. (''Denti'', 7/2011)
*{{NDR|Sull'[[Unione europea]]}} Oggi l'[[Europa]] ha una bandiera, un inno, un parlamento, svariate normative che decidono anche il raggio di curvatura delle banane e persino una moneta unica che ci ha stravolto l'esistenza, perché, quando cambia il denaro, cambiano la mentalità, la ricchezza, il lavoro e, alla fine, anche i rapporti umani. Eppure siamo meno europeisti che nel 1966. Più di allora, siamo una manciata di Paesi che non condividono nulla, a cominciare dalle lingue, e non conoscono solidarietà. Cerchiamo di darci una carta costituzionale basata su una origine comune che non troviamo nemmeno scomodando la radice giudaico-cristiana. (''Europa'', 16/2011)
*Avevo un vicino di casa che lavorava al Centro Smistamento delle Poste. Per otto ore, in un gabbiotto di vetro, premeva un pulsante e faceva passare i furgoni. Ma gli avevano dato una brutta giacca grigia con il logo di Poste Italiane e lui si sentiva un generale. Quando litigava con altri vicini indossava la giacca che gli dava autorità, come una toga d'avvocato. [...] Ecco [[Wikipedia]] Italia: gentucola che riveste la propria ignoranza con la brutale prepotenza di chi indossa una brutta giacca grigia delle Poste. (''Wikipedia'', 03/2012)