Luigi Bonazzi: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Fra le usanze proibite con minuziosa severità dai nostri statuti primeggiano i sontuosi funerali. Facendosi allora le esequie a morto scoperto, appena un cittadino era spirato, prima cura dei parenti era quello di vestirlo sfarzosamente, sovraccaricando di ricche frange e di preziosi ricami anche la tunica di S. Francesco. Pareva che quanti più preti e grandi prelati s'invitassero ai funerali, quante più {{sic|torcie}} e candele si accendessero, tanto più grandi e numerosi suffragi ricevesse l'anima del defunto. Intanto la casa si empiva non solo di parenti, ma anche d'amici, che anch'essi vestivano a bruno, e a cui si aggiungeva talvolta, così per non parere, qualche occulto nemico. E tanto erano le dimostrazioni di condoglianza che si facevano alla vedova, che la poveretta, o per reale dolore aumentato da quei piagnistei, o per non mostrarsi meno dolente degli altri, prorompeva in grandi ululati, e non solo si lacerava le vesti all'uso ebraico, ma si scorticava la faccia e si strappava i capelli. (vol. I, cap. xX, pp. 561-562)
 
*Raro avveniva a quei tempi che un pittore potesse fare un quadro di testa sua: I comuni, i monasteri, le confraternite, le chiese davano non solo il soggetto del quadro, ma anche i particolari: le monache specialmente si adunavano a parlamento, e ciascuna nel quadro voleva il suo santo, e ne fissava l'atteggiamento, e perfino il vestito; e da ciò quel miscuglio di santi, quegli anacronismi di fogge e d'{{sic|accessorii}} che si trovano nei quadri del quattrocento. (vol. I, cap. xXIII, pp. 762-763)
 
==Note==