Alfred Loisy: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 17:
===Citazioni===
*Mosè non avrebbe potuto raccogliere le tribù sotto il patronato di [[Yahweh|Jahvè]], qualora questo dio fosse stato loro sconosciuto; e pare altresi certo che, prima di Mosè, Jahvè non fosse il dio comune delle tribù che, in seguito, l'adorarono. Non si è ancora riusciti a dimostrare se si tratti di un nome di origine cananea, oppure egiziana od assira. (pp. 127-128)
*La religione mosaica era ben lungi dall'essere un rigoroso monoteismo. Per trovare questo monoteismo negli antichi testi bisognerebbe farvelo entrare per forza. Ma coloro che si figuaravanofiguravano Jahvè nello spirito della notte, in atto di battersi con Giacobbe e collo stesso Mosè, in atto di fermare l'asina di Balaam, ed anche in atto di viaggiare nell'arca, a meno che ciò avvenisse nel serpente di rame, avendo un nome, alla pari degli dei vicini, ed, alla pari di questi, un popolo da custodire, e proteggere, costoro, evidentemente, lo concepivano come un dio particolare, potentissimo nella sua sfera d'azione, ed in atto di operare meraviglie nell'interesse dei suoi fedeli, ma pur sempre un dio frammezzo ad una schiera di dei, quantunque, infallantemente, fosse il più forte, il più grande, e forse anche il migliore. (p. 131)
*Si è fatto osservare che il Sinai di Madian era una regione vulcanica, e che questa circostanza verrebbe a spiegare il perché Jahvè era un dio igneo, un dio della tempesta, del quale riusciva altresi facile il fare un dio della guerra. Dalla stessa causa potrebbe provenire il suo esclusivismo. Questo spirito formidabile, adorato da un certo numero di tribù incolte, non si era trasmutato in un capo di una famiglia divina, come era avvenuto per gli dei delle altre nazioni. Egli bastava a se stesso, e non tollerava la vicinanza di altri dei. Questa caratteristica si trova testificata in modo incontestabile. (p. 132)
*La santità di Jahvè consiste nella sua inviolabilità, nella sua inaccessibilità, nella potenza che di cui è fornito di far rispettare la sua volontà, e non nella perfezione morale della sua natura. Si è detto che il suo carattere possiede dei tratti morali, ma non è precisamente un carattere morale. La sua potenza, la sua scienza, la sua bontà, sopratutto, hanno dei limiti. Quel dio del quale si crede che uccida istantaneamente coloro che rimirano la sua arca, o che stendono la mano per impedirle di cadere, non è un giudice che renda il castigo proporzionato alla colpa, sibbene un essere terribile che viene irritato quando lo si avvicina più di quello che convenga. La più leggera infrazione commessa contro la sua volontà, il più leggero attentato alla maestà del suo nome, lo ricolmano qualche volta di furore, ed a piacer suo o punisce le offese, oppure non vi bada nemmeno. (pp. 134-135)