Xavier de Maistre: differenze tra le versioni

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*Migliaia di persone, che prima di me non avevano osato o non avevano potuto oppure non avevano mai sognato di viaggiare, si decideranno a seguire il mio esempio. Il più indolente esiterebbe forse a mettersi in viaggio con me per procurarsi un piacere che non gli costa né fatica né denaro?<br>Coraggio, dunque, si parte. Seguitemi voi tutti, che per una delusione amorosa o per un malinteso tra amici, ve ne state chiusi nel vostro appartamento, lungi dalla piccineria e dalla perfidia degli uomini. Mi seguano tutti gli sventurati, tutti gli ammalati, tutti gli annoiati del mondo! Si levino in massa tutti gli indolenti! E voi che andate macchinando sinistri progetti di riforma o di solitudine per qualche infedeltà subita; voi che in un salottino rinunziate per sempre al mondo, amabili anacoreti d’una serata, venite anche voi; datemi ascolto, lasciate quei vostri tetri pensieri; voi sottraete un attimo al piacere senza guadagnarne uno alla saggezza; degnatevi di accompagnarmi nel mio viaggio; marceremo pian pianino, ridendo, lungo il cammino, dei viaggiatori che hanno visitato Roma e Parigi; nessun ostacolo ci potrà arrestare e, abbandonandoci gaiamente alla nostra fantasia, la seguiremo dovunque le piacerà guidarci. (II; 1997, pp. 23-24)
*Quando viaggio nella mia stanza dunque, raramente percorro una linea retta: vado dal tavolo verso un quadro posto in un angolo; da lì mi muovo in senso obliquo per andare alla porta; ma, benché partendo la mia intenzione sia proprio quella di recarmici se lungo il percorso incontro la poltrona, non faccio complimenti, e mi ci accomodo all'istante. – Una [[poltrona]] è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali è qualche volta dolce, e sempre prudente distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni rumorose. – Un buon fuoco, qualche libro, delle penne; quante risorse contro la noia! E ancora che piacere dimenticare libri e penne per attizzare il fuoco e abbandonarsi a qualche dolce meditazione, o buttando giù qualche verso per rallegrare gli amici! Le ore scivolano su di voi e cadono in silenzio nell'eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio. (IV; 1990, p. 28)
*Dopo la poltrona, procedendo verso il nord, si scopre il [[letto]], che è disposto in fondo alla stanza, e crea la più gradevole delle prospettive. È disposto nel modo più felice: i primi raggi del sole vengono a trastullarsi sulle cortine. – Nelle belle giornate d’estate, li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s’alza il sole: gli olmi che stanno davanti alla mia finestra li rifrangono in mille modi, e li fanno ondeggiare sul mio letto color di rosa e bianco, che diffonde dappertutto una luce incantevole nata dal loro riverbero. – Sento il garrire confuso delle rondini che si sono impossessate del tetto di casa, il cinguettio degli altri uccelli che abitano negli olmi: allora mille idee ridenti colmano il mio spirito; e, nell'universo intero, nessuno ha un risveglio altrettanto piacevole e tranquillo del mio. (V; 1990, p. 29)
*Un [[letto]] ci vede nascere e ci vede morire; è la scena mutevole sulla quale il genere umano di volta in volta recita drammi interessanti, ridicole farse e tragedie spaventose. — È una culla adorna di fiori; — è il trono dell'Amore; — è un sepolcro. (V; 1990, p. 29)
*Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'[[uomo]] è composto di un'[[anima]] e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perché realmente si distingua dalla bestia.<br>Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che Platone chiamava la materia ''l'altra''. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è ''l'altra'', che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'[[Anima e corpo|anima e di corpo]], e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero ''individuo'', che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua volontà, nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perché è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.<br>Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra intelligenza, quanto vi piace; ma diffidate molto dell'''altra'', massime quando siete in compagnia.<br>Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di ''genio'' è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può {{sic|inalzarsi}} fino al cielo. (VI; 1824, pp. 30-32)
*Che arte sublime la [[pittura]]! pensava l'anima mia; fortunato colui che lo spettacolo della natura ha commosso, colui che non è obbligato a imbrattar tele per vivere, che non dipinge solo per passatempo, ma che colpito dalla nobiltà d'una bella fisionomia, e dagli ammirevoli giochi della luce che si fonde in mille sfumature sul viso umano, tenta d'avvicinarsi nelle sue opere agli effetti sublimi della natura! Del pari fortunato il [[pittore]] che l'amore del paesaggio trascina in passeggiate solitarie, che sa esprimere sulla tela il sentimento della tristezza che gli ispira un bosco oscuro o una campagna deserta! Le sue opere imitano e riproducono la natura; egli crea nuovi muri e nere caverne ignote al sole: al suo comando, verdi boschetti sorgono dal nulla, l'azzurro dei cieli si riflette tra i suoi quadri; egli sa l'arte d'agitare i venti e di far rumoreggiare le tempeste. Altre volte offre allo sguardo dell'incantato spettatore le deliziose campagne dell'antica Sicilia: si vedono ninfe smarrite sfuggire, attraverso le canne, all'inseguimento di un satiro; templi di maestosa architettura innalzano la fronte superba al di sopra della foresta sacra che li circonda: l'immaginazione si perde nelle strade silenziose di quel paese ideale; lontananze azzurrine si confondono col cielo; e l'intero paesaggio, replicandosi nelle acque d'un fiume tranquillo, forma uno spettacolo che nessuna lingua può descrivere. (VII; 1990, pp. 31-32)