Silvio D'Amico: differenze tra le versioni

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→‎Maschere: attore-autore nella tradizione teatrale italiana
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*Accade un po' dei giornalisti come degli attori: che la loro opera, avendo carattere momentaneo e quotidiano, non sopravviva alla loro morte: e non c'è chi possa poi ricordarla e discuterla, se non tra chi n'abbia avuto in tempo diretta e personale conoscenza. Che sappiamo e che sapremo mai, noi giovani, di Gustavo Modena e d'Adelaide Ristori? Parole. Che sappiamo noi delle famose critiche giornalistiche, che Eduardo Boutet sparse ne' quotidiani in voga durante la sua giovinezza, ora introvabili sin nelle biblioteche, introvabili a lui stesso che in questi ultimi tempi non ne serbava più se non il ricordo?<br>Una fama le ha accompagnate nell'ambiente teatrale: la fama d'una grande severità. Per lo meno, chi le rammenta, ebbe questa impressione: che Boutet «stroncasse». (p. 31)
 
*[...] noi italiani, mentre non abbiamo una grande tradizione d'autori drammatici e comici, ne abbiamo una senza confronto più importante e gloriosa di esecutori, che va dalle vecchie compagnie delle ''maschere'' ai nomi di Gustavo Modena, di Adelaide Ristori, Tommaso Salvini, di Ernesto Rossi, di Giovanni Emanuel, di Eleonora Duse, di Ermene Novelli.<br>Ora questo fatto ha creato, nella realtà della nostra vita di teatro, un disequilibrio e un capovolgimento di valori, per cui l'attore è tutto e l'autore è nulla: l'attore è, invece che il fedele esecutore, il despota; e l'autore è, invece che il creatore, l'umile fornitore del {{sic|canevaccio}}, dello schema-pretesto, su cui il comico verrà poi a ricamare le soggettive meraviglie della sua virtuosità. (p. 36)
 
*[...] essendo l'attore italiano, forse più che i suoi confratelli di tutti gli altri paesi, altrettanto ricco di prodigiose doti naturali quanto scarso di vera intelligenza e privo di cultura, accade che il dominio della scena resti affidato unicamente al suo istrionismo e alla sua avidità dell'effetto e dell'applauso: coi quali debbon fare i conti tutti i disegni, tutti i tentativi, tutte le raffinatezze e le audacie del poeta. Quindi non è praticamente possibile attuare nessun rinnovamento nel nostro teatro, se prima non si attui il rinnovamento della mentalità di chi lo spadroneggia: ossia dell'attore. (p. 36)