Silvio D'Amico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sistemo nuova sezione
Riga 3:
 
==Citazioni di Silvio D'Amico==
*{{NDR|[[Luigi Pirandello]]}} Rinnega addirittura i 'penso, quindi sono' di [[Cartesio]]: per lui neanche pensare significa essere. Qui sarebbe lecito chiedersi: ciò non finisce col distruggere l'essenza della grande poesia tragica, la nobiltà del dolore? Ma appunto qui vuole essere l'originalità del Pirandello drammaturgo; appunto da questa impossibilità di una tragedia egli trae la più disparata delle tragedie, la sua. (citato in ''Il teatro di Luigi Pirandello'', VII ristampa, Oscar Mondadori, gennaio 1976, introduzione, p. XXIII)
*Accade un po' dei giornalisti come degli attori: che la loro opera, avendo carattere momentaneo e quotidiano, non sopravviva alla loro morte: e non c'è chi possa poi ricordarla e discuterla, se non tra chi n'abbia avuto in tempo diretta e personale conoscenza. Che sappiamo e che sapremo mai, noi giovani, di Gustavo Modena e d'Adelaide Ristori? Parole. Che sappiamo noi delle famose critiche giornalistiche, che [[Eduardo Boutet]] sparse ne' quotidiani in voga durante la sua giovinezza, ora introvabili sin nelle biblioteche, introvabili a lui stesso che in questi ultimi tempi non ne serbava più se non il ricordo?<br>Una fama le ha accompagnate nell'ambiente teatrale: la fama d'una grande severità. Per lo meno, chi le rammenta, ebbe questa impressione: che Boutet «stroncasse».(da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 31)
 
==''Maschere''==
*Boutet arrivò a' suoi cinquantanove anni, attraverso le delusioni più sfibranti che uomo fidente in un'idea abbia mai sopportato, con le convinzioni de' suoi diciotto, e con la serietà e la preoccupazione del suo apostolato, immutabili. «Fede, mistero, religioso, santo, sacro», sono appunto le parole che s'incontrano più frequenti ne' suoi scritti. Poteva accadere che scherzasse, forse nello stesso numero del giornale in cui Boutet scriveva, l'autore dell'articolo dove si trattava di politica, di pace, di guerra, o che so io: ma non scherzava lui, Boutet. Perché potevano essere mestieranti gli altri: lui si sentiva sacerdote. (da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 30)
*Questo senso «religioso» del teatro fu la personale, essenziale caratteristica di [[Eduardo Boutet]]; che distingue nettamente, senza possibilità di confusione, la fisionomia di lui da quella di tutti gli altri critici nostri. (da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 30)
 
*Boutet arrivò a' suoi cinquantanove anni, attraverso le delusioni più sfibranti che uomo fidente in un'idea abbia mai sopportato, con le convinzioni de' suoi diciotto, e con la serietà e la preoccupazione del suo apostolato, immutabili. «Fede, mistero, religioso, santo, sacro», sono appunto le parole che s'incontrano più frequenti ne' suoi scritti. Poteva accadere che scherzasse, forse nello stesso numero del giornale in cui Boutet scriveva, l'autore dell'articolo dove si trattava di politica, di pace, di guerra, o che so io: ma non scherzava lui, Boutet. Perché potevano essere mestieranti gli altri: lui si sentiva sacerdote. (da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 30)
*Questo senso «religioso» del teatro fu la personale, essenziale caratteristica di Eduardo Boutet; che distingue nettamente, senza possibilità di confusione, la fisionomia di lui da quella di tutti gli altri critici nostri. (da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 30)
 
*Accade un po' dei giornalisti come degli attori: che la loro opera, avendo carattere momentaneo e quotidiano, non sopravviva alla loro morte: e non c'è chi possa poi ricordarla e discuterla, se non tra chi n'abbia avuto in tempo diretta e personale conoscenza. Che sappiamo e che sapremo mai, noi giovani, di Gustavo Modena e d'Adelaide Ristori? Parole. Che sappiamo noi delle famose critiche giornalistiche, che [[Eduardo Boutet]] sparse ne' quotidiani in voga durante la sua giovinezza, ora introvabili sin nelle biblioteche, introvabili a lui stesso che in questi ultimi tempi non ne serbava più se non il ricordo?<br>Una fama le ha accompagnate nell'ambiente teatrale: la fama d'una grande severità. Per lo meno, chi le rammenta, ebbe questa impressione: che Boutet «stroncasse».(da ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 31)
*{{NDR|[[Luigi Pirandello]]}} Rinnega addirittura i 'penso, quindi sono' di [[Cartesio]]: per lui neanche pensare significa essere. Qui sarebbe lecito chiedersi: ciò non finisce col distruggere l'essenza della grande poesia tragica, la nobiltà del dolore? Ma appunto qui vuole essere l'originalità del Pirandello drammaturgo; appunto da questa impossibilità di una tragedia egli trae la più disparata delle tragedie, la sua. (citato in ''Il teatro di Luigi Pirandello'', VII ristampa, Oscar Mondadori, gennaio 1976, introduzione, p. XXIII)
 
==Citazioni su Silvio D'Amico==
*Noi dobbiamo a D'Amico, [...], lo sblocco di una certa involuzione, sblocco che è avvenuto con pubblicazioni, con la ''Rivista italiana del dramma'' con la fondazione dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica e con la Compagnia dell'Accademia. Dalla fondazione dell'accademia, prima scuola di Stato in Italia (che coincide, sì, con il fascismo, ma che sarebbe assurdo riconoscere come prodotto da una politica del fascismo) indubbiamente il teatro italiano trova un suo sblocco. ([[Paolo Grassi]])
 
==Bibliografia==
*Silvio D'Amico, ''Maschere'', A. Mondadori, Roma, 1921, p. 30.
 
==Altri progetti==