Aldo Busi: differenze tra le versioni

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*Le vere personalità sono quelle inventate: non c'è grandezza dove non c'è autoviolenza, e nessuna umiltà è possibile se non è umità nella grandezza di non proporsi e di non conseguire nessun fine. Ho avuto sentore della Grandeur soltanto in certe cupe figure infagottate, in certi sguardi incastrati in una nicchia sotto i ponti. Mai altrove. (''Comare Volpe, lo Strabico e il Ciondolo''; 1999, p. 57)
*Diventare ''[[io]]'' significa prima venir esiliati, fare in modo che ti scaccino dalla città, provocare il confronto, la sfida contro il patto sociale [...]. Mi sembra in questo di essere stato pienamente soddisfatto: la società non sempre è disposta a esiliare il primo che capita; i più, in un modo o nell'altro, li integra offrendo loro simulacri di esilio, cilici di cartapesta, spine di gomma piuma, sregolatezza e disubbidienze da genietti al guinzaglio. (''Impervie Ouvertures''; 1992, p. 88; 1999, p. 91)
*Il vero [[eroismo|eroe]] alla fine muore. Quelli che restano sono i [[filosofo|filosofi]], i giornalisti. (''Impervie Ouvertures''; 1992, p. 88; 1999, p. 91)
*Bisogna ribellarsi fintanto che si è a tempo, fintanto che ciò che subiamo non viene a tal punto interiorizzato e fatto nostro da sembrarci ''così e basta''; bisogna espellerlo, creare un margine fra sé e la propria sofferenza, non permetterle di fagocitarci, di usare i nostri pronomi al nostro posto, non lasciarle dire "io"; bisogna ribellarsi sempre, ributtarla fuori, in faccia a chi ce la fa subire, sconfiggerla o farne un'arma tagliente sempre sospesa, che serva come contrappeso nei contratti, che diventi denaro contante, cioè capitale, cioè forza contrattuale. ({{sic|''"Diario di un Barista"''}}; 1999, p. 123)
*Distesa di mandorle rosolate nello zucchero e vaniglia, palazzine di torrone bianco, un amico di albume montato, una panchina di caramellato e stendermici, il mio ventre contro il tuo, e ''provare la dolcezza del vivere''. ({{sic|''"Diario di un Barista"''}}; 1992, p. 127; 1999, p. 129)