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*L'uomo [...] {{NDR|Dio}} l'ha introdotto qui per contemplare Lui e le sue opere, e non solo per contemplarle, ma anche per interpretarle. Per questo è vergognoso che l'uomo cominci e termini allo stesso punto degli esseri irrazionali: egli deve, piuttosto, cominciare di lì e terminare là dove termina nei nostri riguardi la natura. Ed essa termina nella contemplazione, nell'intelligenza e in un tenore di vita conforme alla natura. Badate, dunque, a non morire, senza aver contemplato queste realtà. (VI, 19-22; 1960, p. 19)
*[...] non avete ricevuto delle facoltà per sopportare tutto ciò che càpita? La [[Magnanimità|grandezza d'animo]] non l'avete ricevuta? Il coraggio non l'avete ricevuto? La pazienza non l'avete ricevuta? E se ho l'animo grande, che cosa più m'interessa quel che può capitare? (VI, 28-29; 1960, p. 20)
*[...] ogni capacità in mano a persone prive di [[filosofia|formazione filosofica]] e deboli di carattere è dannosa perché le spinge a insuperbirsi e a gonfiarsi d'orgoglio proprio per causa sua. (VIII, 8; 1960, p. 25)
*E come fanno gli schiavi, come i fuggitivi? Su che si fondano quando abbandonano i padroni? Sui campi, sui servi, sulle argenterie? Nient'affatto, ma su se stessi — e tuttavia non manca loro il nutrimento. E il nostro filosofo dovrà confidare e riposare negli altri, [[Emigrazione|quando va in terra straniera]], e non prenderà personalmente cura di se stesso, e sarà da meno e più timido delle bestie irragionevoli le quali provvedono ognuna a se stessa, e non difettano né del cibo adatto né del tenore di vita che a ciascuna si conviene e che si armonizza con la loro natura? (IX, 8-9; 1960. p. 27)
*Uomini, aspettate il Dio. Quand'egli vi fa segno e vi libera da questa servitù, allora fuggite verso di Lui: per il momento rassegnatevi a rimanere nel posto in cui v'ha collocato. Breve è, senza dubbio, il tempo del soggiorno qui, e agevole per chi ha tali disposizioni. Quale tiranno, quale ladro, quali tribunali possono ancora metter paura a chi fa così poco conto del corpo e di quel ch'esso possiede? Attendete e non andatevene sconsideratamente. (IX, 16-17; 1960. p. 28)
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===Libro II===
*Non si deve [...] prestar fede [...] alle opinioni dei più che dicono che ai soli uomini di condizione libera è lecito avere un'educazione; bensì si deve credere ai [[filosofo|filosofi]], secondo i quali solo quelli che hanno ricevuto un'educazione {{NDR|filosofica}} sono liberi. (I, 22; 2009, p. 315)
*Gli oggetti sono indifferenti, ma l'uso che se ne fa non è indifferente. Allora, come si potrà conservare la fermezza d'animo insieme alla sollecitudine, ugualmente lontana da sconsideratezza e da negligenza? Basta imitare i giocatori di dadi. I gettoni sono indifferenti, i dadi sono indifferenti, come sapere cosa darà la sorte? Ma usare con accortezza e con arte del risultato ottenuto, questo è già cómpito mio. (V, 1-3; 1960, p. 93)
*Certo è difficile unire e conciliare queste cose, la vigilanza di chi si sente attratto dagli oggetti e la fermezza d'animo di chi rimane indifferente, tuttavia non è impossibile, se no sarebbe impossibile essere felici. È un po' come quando navighiamo. Che cos'è in mio potere? Scegliere il pilota, la ciurma, il giorno, il momento opportuno. Poi scoppia la tempesta. In che più mi riguarda? La parte mia l'ho compiuta. Questo è affare d'un altro, del pilota. Ma oltre a ciò, la nave s'affonda. Che ci posso fare io? Solo quello che è in mio potere posso fare: annegare senza aver timore, senza gridare, senza incolpare Dio, ben sapendo che chi è nato ha da morire. Non sono mica eterno, ma un uomo, parte del tutto, come l'ora è parte della giornata. [[vita e morte|Devo giungere come l'ora, e come l'ora scomparire]]. Che m'importa come scompaio, se per annegamento o per febbre? In uno di questi modi devo pur scomparire. (V, 9-13; 1960, pp. 93-94)