Luigi Russo: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Luigi Russo==
*Dietro una [[Linguaggio|lingua]] ci sta una [[letteratura]], e dietro una letteratura c'è un gusto, una civiltà. E l'Italia è grande perché vuol essere europea, non perché vuol vivere una sua gretta vita di provincia: quando si parla di romanità, si esprime con tale parola questa aspirazione all'influenza universale, non solo nel campo politico, ma anche nel campo culturale. (dalla prefazione a ''La dolce stagione'')
*Il [[Alberto Moravia|Moravia]] ha avuto un grande dono degli Dei, ma anche una grande croce: a vent'anni egli è nato uomo tutto maturo, poiché proviene da una razza vecchia e filtrata; non ci sono che i fiorentini e gli ebrei che nascono vecchi, maturi, raffinati, smagati; a venticinque anni salgono rapidamente in alto, ma poi si fermano lì e il tempo non scorre più per loro. (da ''[https://archive.org/details/inarratori18501900russuoft/page/n6/mode/1up/ I narratori]'', Casa editrice Giuseppe Principato, Milano - Messina, 1951, p. 346)
*{{NDR|[[Luigi Pirandello]]}} Il teatro, succeduto nella vita spirituale dell'artista quand'egli aveva in gran parte vuotato la sua anima e dato sfogo alle sue più genuine ispirazioni, non poteva essere che una forma divulgativa o una complicazione intellettuale del primitivo problema artistico. (da ''Il teatro di Luigi Pirandello'', Oscar Mondadori, 1976, introduzione, p. XXI)
*Il [[Giovanni Verga|Verga]] fu verista, senza sapere del [[verismo]]; e quando le dottrine veristiche conobbe, queste non lo orientarono in modo affatto nuovo, ma furono, come già osservò il Croce, una spinta liberatrice perché lo scrittore acquistasse sollecitamente una più chiara coscienza delle sue attitudini. (da ''[https://archive.org/details/giovanniverga00russuoft/page/n10 Giovanni Verga]'', Riccardo Ricciardi Editore, Napoli, 1920, p. 46)
*{{NDR|[[Marco Polo]] è}} l'inventore e il fondatore di una maniera tutta nuova, scientifica, di racconto. (da ''Storia della letteratura italiana''<ref name=Ant>Citato in ''Antologia della critica'', p. 16, ''Letteratura Italiana'', Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1965.</ref>)
*{{NDR|Sulle ''[[Operette morali]]'' di [[Giacomo Leopardi]]}} La lingua e lo stile delle quali, pur moderni e impeccabili in quanto a purezza, risentono ancora del lavoro di lucerna, di un certo gusto classico un po' freddo ed arcaico, non sufficientemente sconvolto e trasfigurato dal sentimento poetico. Nei ''Canti'' c'è il ''poeta'', qui, nella maggior parte dei casi, il ''letterato''. (da ''La dolce stagione'')
*La P. {{NDR|[[Carola Prosperi|Prosperi]]}} nei suoi racconti colorisce con intensità di passione la vita umile e sognatrice delle piccole borghesi; le sue protagoniste non sono le donne peccatrici, ma neanche le donne dall'insipida onestà. Esse vivono sospese tra la realtà modesta e proba e il sogno ricco di fantasmi soavemente colpevoli; brave fanciulle o donne castigate che, nella loro vita di {{sic|rinunzie}} e di {{sic|sacrifizi}}, sentono con delizioso terrore il fascino della colpa e di una vita superiore e libera. (da ''[https://archive.org/details/inarratori18501900russuoft/page/n6/mode/1up/ I narratori]'', Casa editrice Giuseppe Principato, Milano - Messina, 1951, p. 248)
*La prosa dello scrittore {{NDR|[[Virgilio Brocchi]]}} è bolsa e opaca, enfatica senza essere impetuosa; dannunzieggiante nei suoi primi romanzi, il B. è venuto sempre più volgarizzando e ampliando il suo nativo dannunzianesimo con contaminazioni oratorie di tipo classico. E ne è venuto fuori un esemplare curioso di scrittura, in cui la rotonda frase accademica si cala di mezzo al discorso più triviale e pedestre. (da ''I narratori'', ''ibid''., p. 178)
*Ora il verismo era malfamato in Italia; il verismo per molti era sinonimo di trivialità e di meccanismo; il verismo era un movimento fuori delle tradizioni paesane; il verismo intonava l'arte ad uno sperimentalismo scientifico, quasi davvero essa fosse un momento anteriore dello spirito umano destinata ad essere assorbita dalla facoltà logica e scientifica della mente; il verismo insomma era la moda di oltralpe, l'immoralità zoliana<ref>di [[Émile Zola]] (1840–1902), scrittore francese, tra i massimi esponenti del ''[[Naturalismo (letteratura)|naturalismo]]'', dal quale il ''verismo'' prese ispirazione.</ref>, la vita bruta, il trionfo della fotografia, l'arte positivamente documentata! Ora il Verga era uno della setta, e il Verga doveva pur toccarne degli irosi colpi che si menavano contro la nuova moda letteraria! (da ''Giovanni Verga'', ibid., p. 9)
*Quando si ha una salda [[educazione]] nazionale, e si è radicati nel giusto della nostra letteratura indigena, bisogna sapersi guardare attorno e porre mente all'altro polo, così come faceva [[Dante]] per le quattro luci sante, lassù, nel suo bel ''Purgatorio'':<br/>''Goder pareva il ciel di lor fiammelle:<br/>Oh settentrional vedovo sito,<br/>Poi che privato se' di mirar quelle!'' (dalla prefazione a ''La dolce stagione'')
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*Tono fondamentale del ''Milione'' {{NDR|di [[Marco Polo]]}} non è epico e poetico, ma scientifico. (da ''Storia della letteratura italiana''<ref name=Ant></ref>)
*{{NDR|[[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]}} Rimane ancora oggi, insieme con Edoardo Scarfoglio, il nostro più grande giornalista, e l'unico giornalista italiano dell'Ottocento di tipo europeo. Fu un instancabile poligrafo: polemista animoso, corrispondente politico, romanziere bizzarro e fantastico. (da ''I Narratori'', G. Principato, 1958)
 
==''I narratori''==
*Il [[Alberto Moravia|Moravia]] ha avuto un grande dono degli Dei, ma anche una grande croce: a vent'anni egli è nato uomo tutto maturo, poiché proviene da una razza vecchia e filtrata; non ci sono che i fiorentini e gli ebrei che nascono vecchi, maturi, raffinati, smagati; a venticinque anni salgono rapidamente in alto, ma poi si fermano lì e il tempo non scorre più per loro. (da ''[https://archive.org/details/inarratori18501900russuoft/page/n6/mode/1up/ I narratori]'', Casa editrice Giuseppe Principato, Milano - Messina, 1951, p. 346)
*La P. {{NDR|[[Carola Prosperi|Prosperi]]}} nei suoi racconti colorisce con intensità di passione la vita umile e sognatrice delle piccole borghesi; le sue protagoniste non sono le donne peccatrici, ma neanche le donne dall'insipida onestà. Esse vivono sospese tra la realtà modesta e proba e il sogno ricco di fantasmi soavemente colpevoli; brave fanciulle o donne castigate che, nella loro vita di {{sic|rinunzie}} e di {{sic|sacrifizi}}, sentono con delizioso terrore il fascino della colpa e di una vita superiore e libera. (da ''[https://archive.org/details/inarratori18501900russuoft/page/n6/mode/1up/ I narratori]'', Casa editrice Giuseppe Principato, Milano - Messina, 1951, p. 248)
*La prosa dello scrittore {{NDR|[[Virgilio Brocchi]]}} è bolsa e opaca, enfatica senza essere impetuosa; dannunzieggiante nei suoi primi romanzi, il B. è venuto sempre più volgarizzando e ampliando il suo nativo dannunzianesimo con contaminazioni oratorie di tipo classico. E ne è venuto fuori un esemplare curioso di scrittura, in cui la rotonda frase accademica si cala di mezzo al discorso più triviale e pedestre. (da ''I narratori'', ''ibid''., p. 178)
 
==''Vita e disciplina militare''==