Luigi Tonelli: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Citazioni: grandezza di Ibsen |
→Citazioni: NDR |
||
Riga 35:
*Tolto un mediocre romanzo e alcuni bellissimi racconti di vita teatrale, il [[Marco Praga|Praga]] può dirsi abbia dedicata l'intera sua vita letteraria al teatro; ma essa non è stata, sfortunatamente, troppo feconda di opere, né, ancor più sfortunatamente, troppo felice. La critica, tranne che per le due commedie sunnominate<ref>''Le vergini'' (1889) e ''La moglie ideale'' (1890).</ref>, non gli diede mai il suo consenso pieno ed entusiastico; il pubblico glielo concesse soltanto per quelle ''impressionanti'' e meno artistiche, in grazia anche delle ''virtuosissime'' interpretazioni, fattene da attori come il Novelli e la Duse. Tuttavia, chi consideri l'intera produzione drammatica del Praga con serenità, deve a questo riconoscere un personalissimo vigore, che lo caratterizzano, differenziandolo da ogni altro commediografo, e lo fanno degno del massimo rispetto. (Parte seconda, cap. IV, pp. 267-268)
*Quando si pensa all'intera opera drammatica del grande Norvegese {{NDR|[[Henrik Ibsen]]}}, dalla prima commedia moderna, ''La commedia dell'amore'' (1862) all'ultimo dramma ''Quando noi morti ci destiamo'' (1900) si ha come un senso di sgomento: par di trovarsi dinanzi a una catena di montagne, le cui cime si perdano nell'alto, nel cielo fumigante di nubi. Lo spettacolo è terribile, ma suggestivo: ci fa tremare, ma c'inchioda lì, perché ammiriamo, senza stancarci mai, estatici... Veramente, prima ancora che l'analisi e lo studio profondo ce ne persuadano, noi sentiamo, dinanzi all'opera ibseniana, la presenza di un dio: lo spirito universale del genio. (Parte terza, cap. I, p. 301)
*{{NDR|[[Roberto Bracco]]}} Questo scrittore che ama farsi fotografare sorridente, anzi, più spesso, ridente, e che, ad osservarlo superficialmente, potrebbe sembrare un gaudente spensierato; porta, e pudicamente nasconde nell'intimità del suo spirito, una serietà dolorosa, inconsolata e inconsolabile, di cui vano e stolto sarebbe ricercare la causa: egli è un pessimista che vede il mondo con l'occhio di Eraclito piangente, sì che esso gli appare naufragante in un mare di densissime nebbie. (Parte terza, cap. III, pp. 388-389)
|