Friedrich Dürrenmatt: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Friedrich duerrenmatt 19890427.jpg|thumb|Friedrich Dürrenmatt]]
'''Friedrich Dürrenmatt''' (1921 – 1990), scrittore, drammaturgo e pittore svizzero.
 
==Citazioni di Friedrich Dürrenmatt==
*[[Albert Einstein|Einstein]] soleva parlare di [[Dio]] così spesso che mi sorge quasi il sospetto che fosse un teologo sotto mentite spoglie. (da<ref>Da ''Una partita a scacchi con Albert Einstein'')).</ref>
*Il fine dell'uomo consiste nel [[pensiero|pensare]], non nell'[[azione|agire]]. Qualsiasi sciocco è in grado di agire. (da<ref>Da ''Giustizia'').</ref>
*[[Patria]], si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a uccidere. (da<ref>Da ''Romolo il Grande'').</ref>
 
==''I Fisici''==
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===Citazioni===
* Anch'io ne capisco poco, di [[elettricità]]. Mi limito a formulare una teoria in merito, basata su osservazioni empiriche. Questa teoria io la trascrivo in linguaggio matematico, e ne ricavo un paio di formule. Poi vengono i tecnici, che badano solo alle formule. Quelli, l'elettricità la trattano come un ruffiano tratta una puttana; cioè, la sfruttano. Creano delle macchine, quelli lì, e una macchina è veramente utilizzabile solo quando è diventata indipendente dal pensiero scientifico che ha portato alla sua invenzione. E così al giorno d'oggi qualsiasi imbecille può far brillare una lampadina elettrica - o far esplodere una bomba atomica. ('''Newton''', atto I)
* Il miglior modo per cancellare il passato è di comportarsi da [[pazzi]], se già ci si trova al manicomio. ('''Möbius''', atto I)
* L'esser pazzi è un lusso che costa caro. ('''Möbius''', atto I)
* Con tutto il rispetto per i suoi sentimenti personali, non deve dimenticare che lei è un genio e con ciò bene pubblico. Lei è riuscito a penetrare in nuovi settori della fisica, ma non ha mica un diritto in esclusiva sulla scienza. Al contrario, lei ha il dovere di aprire la porta anche a noialtri, che non siamo dei geni. ('''Newton''', atto II)
* Ci sono dei rischi che non bisogna correre, mai. E uno di questi è la distruzione dell’umanità. ('''Möbius''', atto II)
* Ciò che l'aureo re gli aveva rivelato non era infatti un segreto, perché era pensabile, e tutto ciò che è pensabile viene pensato, prima o poi. ('''Dottoressa''', atto II)
*Noi forniamo all'umanità enormi mezzi di potere. Ciò ci dà il diritto di porre delle condizioni. Noi dobbiamo decidere a favore di chi usare la nostra scienza, io ho deciso. ('''Einstein''', atto II)<ref name=diz/>
 
==''La morte della Pizia''==
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* Come io che ho voluto sottomettere il mondo alla mia ragione ho dovuto in quest'umida spelonca affrontare te che hai provato a dominare il mondo con la tua fantasia, così per tutta l'eternità quelli che reputano il mondo un sistema ordinato dovranno confrontarsi con coloro che lo ritengono un mostruoso caos. Gli uni penseranno che il mondo è criticabile, gli altri lo prenderanno così com'è. Gli uni riterranno che il mondo è plasmabile come una pietra […], gli altri indurranno alla considerazione che, nella sua impenetrabilità, il mondo si modifica soltanto come un mostro che prende facce sempre nuove […] Gli uni ingiurieranno gli altri chiamandoli pessimisti, e a loro volta saranno da quelli irrisi come utopisti. (p. 67)
 
==''LaScritti vallesul delteatro caose discorsi''==
*Il drammaturgo descrive gli uomini. Per farlo prende degli attori.<ref name=diz>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X</ref>
*Non concepire più nessun Dio e non concepirai più nemmeno l'inferno.
*Lo scrivere procede o infinitamente veloce o infinitamente lento.<ref name=diz/>
 
*Tutti i dilettanti scrivono volentieri. Perciò alcuni di loro scrivono così bene.<ref name=diz/>
*Se i poveri sono troppo pigri per arricchirsi tramite onesti crimini, e i ricchi durante le vacanze si burlano della povertà mangiando da piatti di metallo per sforzarsi di entrare nella cruna di un ago della grazia, la cristianità è la vostra ricompensa.
 
*Erano dei farabutti, certo, ma lui aveva più stima di quelli che non di loro lì sotto. Quei diavoli d'uomo avevano giocato a poker, avevano furfanteggiato e puttaneggiato per tutta la vita, sempre a rischio di finire arrostiti sulla sedia elettrica, mentre loro non facevano altro che lamentarsi. Era una questione d'onore, si trattava di dimostrare che in testa avevano qualcosa in più che segatura, si trattava di orgoglio di dimostrare che erano qualcuno, gente che sà opporsi che non si fa andar bene tutto e che ha occhi e orecchie ben aperte. Dovevano riflettere, maledizione!
 
*Se i poveri e gli affamati vanno nel regno dei cieli, perché il Grande Vecchio ha compassione dei poveri diavoli, e i ricchi solo perché a lui non resta altro che essere misericordioso, allora voi cristiani siete gli unici a meritare il regno dei cieli, siete la sua gioia, il suo orgoglio le lodi che egli intona di sé.
 
*Non nel nobile spirito umano, non in tutti quei pensieri sublimi si vede il riflesso del Grande Vecchio, poiché lui stesso è in grado di pensarli, bensi in voi criminali. Egli vi ama per quello che siete, come voi lo amate per quello che è. Per i poveri e per i ricchi, ma anche per i giusti in eterno che tuttalpiù arrivano alla frode fiscale, al riciclaggio del denaro, alla politica, lui è il buon caro Vecchio che lascia correre, ma per voi è l'inesorabile boss. Egli vi ama, come voi amate lui. La sua collera brucia ed è molto pesante, la sua lingua è come un fuoco che disrugge.
 
*Ma se lo erano meritato, dato che non si erano difesi dal presidente del Consiglio. Ma ora si vergognavano, e alla vergogna si accompagnava la rabbia e alla rabbia l'orgoglio. Si sentivano uniti, un solo popolo, più di un popolo, La Valle del Caos e apparteneva a loro comandare.
 
*Faceva male la verità, bruciavano dentro come all'inferno. Potevano trascinare Sepp giù dal pulpito, picchiarlo, graffiarlo strangolarlo, ma lui aveva ragione, erano ottusi, pigri, rimbecilliti.
 
* E tuttavia un tempo avevano cacciato gli stranieri, e adesso tutto il paese viveva di stranieri, oppure andava in rovina quando gli stranieri non c'erano, come erano andati in rovina quando predicavano la benedizione della povertà a una società straricca.
 
*Partì dalle parole di Gesù dei tre vangeli sinottici, era più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli, e dalla risposta di Cristo alla domanda spaventata dei discepoli su chi potesse essere salvato. La risposta era che le cose impossibili agli uomini non erano impossibili a Dio. Beati i poveri di spirito, perché di questi è il regno dei cieli. Poveri di quale spirito? Dello spirito del Grande Vecchio in cielo? Allora non erano beati, bensì infelici. No, beati erano i poveri di spirito dell'uomo, i poveri, poiché lo spirito dell'uomo era il denaro, in latino pecunia, derivante da pecus, bestiame. Il denaro era bestiale. Dal baratto del bestiame contro bestiame, cammello contro cammello, si era arrivati al bestiame contro il denaro, al cammello contro il denaro, al valore contro il valore.
*L'uomo valuta con il denaro. Per questo tutte le azione dell'uomo si fondano sul denaro, la sua cultura e la sua civiltà, e per questo tutto ciò che l'uomo fa o produce con o tramite il denaro, il buono o il cattivo, l'enorme giro di affari con il pane per i fratelli e la miseria per i fratelli, con ciò che ci veste e ciò che ci sveste, con ciò che merita di essere vissuto e ciò che non merita di essere vissuto, con il durevole e con il transitorio, con il necessario e con il superfluo, con la cinematografia e con la pornografia, con l'amore disinteressato e con l'amore veniale, non è altro che vanità. Opera dell'uomo e non del Grande Vecchio.
 
*Ma se il povero che non possiede niente, possiede il regno dei cieli, chi possiede, non possiede il regno dei cieli, il suo possesso lo rende infelice anziché beato, grava su di lui perché ogni possesso è un peso. Per questo anche il giovane ricco si era afflitto da Gesù, perché aveva molti beni. Afflitto!! Certo, avrebbe voluto diventare povero, avrebbe voluto vendere tutto e dare il ricavato ai poveri, e diventare come Gesù ma cosa avrebbe ottenuto?? I poveri avrebbero sperperato la loro ricchezza in un modo assurdo e sarebbero ridiventati poveri. Ma il giovane ricco?? Certo, sarebbe diventato povero, ma non sarebbe andato nel regno dei cieli: la sua rovina non sarebbe avvenuta in cielo, nello spirito del Grande Vecchio, bensì nello spirito dell'uomo. Per infannare il destino a lui riservato di essere ricco.
 
*Gesù l'aveva tentato, perché anche Gesù era un tentatore, quando se ne andava in giro vestito di stracci, per questo i cristiani pregavano: Non indurci in tentazione! Il giovane ricco non aveva resistito alla speranza di diventare povero, di andare vestito di stracci come Gesù, di diventare un barbone, e quindi la ricchezza era la croce dei cristiani e l'afflizione era il loro destino, mentre la serenità era destinata solo ai poveri, ai nullatenenti, sospirate cristiani, sospirate..
 
*Come era stato facile scacciarli era facile raccoglierli, tramite la Grazia, poiché essa era l'impossibile, possibile solo con il Grande Vecchio, era qualcosa di totalmente immeritato. Infatti se la Grazia fosse meritata non sarebbe più Grazia bensì ricompensa. Davanti al Grande Vecchio gli ultimi erano i primi e i poveri erano ricchi, e i ricchi maledetti. Ma chi possedeva la Grazia non ne aveva bisogno poiché la Grazia era già in lui, e quindi la Grazia era riservata a loro, i ricchi, i maledetti, i sazi, la grazia con cui venivano incoronati come la sola faccia dell'umanità che ne aveva bisogno.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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====Fruttero & Lucentini====
È forse solo per pedanteria, per amore dell'ordine, per mettere agli atti un altro documento, che scrivo questo rapporto. Voglio costringermi a riesaminare i fatti che hanno portato all'assoluzione di un omicida e alla morte di un innocente.<brref>{{NDR|Friedrich Dürrenmatt, ''Giustizia'', citatoCitato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}.</ref>
 
===''Il giudice e il suo boia''===
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==Citazioni su Friedrich Dürrenmatt==
*Dürrenmatt mira a innescare sul terreno di una cosciente mistificazione, che dalla manipolazione dei topoi drammatici trasferiti in moduli kitsch perviene alla contraffattura parodistica calcolata more geometrico, un potenziale dirompente analogo a quello della «crisi» dialettica. In essa il radicalismo teologico-nichilista oppone il «no» dell'uomo e di un mondo inesorabilmente condannato, al «no» di Dio, fino alla loro consumazione, laddove il «colmo del peccato» diventa «il trionfo della grazia». ([[Ferruccio Masini]])
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==