Robert Louis Stevenson: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Robert Louis Stevenson==
*Chiunque abbia diligenza, carta e tempo sufficienti è in grado di scrivere un racconto breve – un racconto scadente, voglio dire; ma non tutti possono aspirare a scrivere un romanzo, sia pure scadente. È la lunghezza che ammazza.<ref name=mioprimolibro>Da ''Il mio primo libro: L'isola del tesoro'', ''The Idler'', 6 agosto 1894; ed. it. in Robert Louis Stevenson, ''L'isola del tesoro'', traduzione di Lilla Maione, Universale Economica Feltrinelli, X ed., Milano, 2014, pp. 273-284.</ref>
*— È nella mia natura — replicò il principe, — guardare non tanto alla natura del [[dono]] quanto allo spirito con cui è fatto.<ref>Da ''Storia del giovane con le paste alla crema'', in ''Il club dei suicidi'', ''op. cit.''</ref>
*Esiste una specie di morti viventi, di gente banale che a malapena ha coscienza di esistere se non nell'esercizio di qualche occupazione convenzionale. Portateli in campagna o imbarcateli su una nave e vedrete quanto si struggeranno di nostalgia per il lavoro o il loro studio. Non sono mossi da curiosità, non sanno abbandonarsi alle sollecitazioni del caso, non provano piacere nel mero esercizio delle loro facoltà, e, a meno che la necessità non li incalzi minacciandoli con un bastone, non muoveranno un dito. Non vale la pena di parlare con gente simile: sono incapaci di abbandonarsi alla [[pigrizia]], la loro natura non è abbastanza generosa; e trascorrono in una specie di coma le ore che non sono applicate a una frenetica furia di arricchirsi.<ref>Da ''In difesa dei pigri'', traduzione di S. Colpi, Archinto, Milano, 2002.</ref>
*Essere ciò che siamo, diventare ciò che siamo capaci di diventare, questo è il solo [[senso della vita|fine della vita]].<ref>Citato in ''Selezione dal Reader's Digest'', dicembre 1962.</ref>
*Il primo dovere di un uomo è parlare; è questa la sua principale ragione di vita.<ref>Da ''Memorie e ritratti''.</ref>
*Il [[turismo]] è l'arte della delusione.<ref>Da ''Gli accampati di Silverado'', a cura di Attilio Brilli, Studio Tesi, 1995, p. 22.</ref>
*In fin dei conti i luoghi comuni sono le grandi verità poetiche.<ref>Da ''Weir di Hermiston''.</ref>
*La [[politica]] è forse l'unica professione per la quale non si considera necessaria nessuna preparazione specifica.<ref>Da ''Familiar studies of men and book''.</ref>
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*Una fame di cose senza speranza bracca i nostri spiriti per tutta la vita.<ref>Citato in ''Focus'', n. 67, p. 169.</ref>
*Uno dei libri che ha esercitato l'influenza più profonda su di me mi è capitato tra le mani molto presto, tanto che potrebbe prendere il posto del primo, anche se credo di aver avvertito il suo effetto solo più avanti, e forse è un effetto che ancora deve dispiegarsi in tutta la sua portata, perché si tratta di un libro che non finisce mai di comunicarci qualcosa: i ''Saggi'' di [[Montaigne]]. Quella visione della vita così misurata e intelligente<ref>Stevenson scrive «genial», che in lingua inglese non vuol dire «intelligente», bensì «gioviale». [Nota per Wikiquote]</ref> è un dono grandissimo da mettere nelle mani dei nostri contemporanei; essi potranno trovare nel sorriso di quelle pagine un serbatoio di eroismo e di saggezza di antico stampo, sentiranno tremare le loro piccole convenzioni quotidiane e le loro ortodossie fanatiche, e (se hanno il dono della lettura) si renderanno conto che questi scossoni non sono ingiustificati né irragionevoli; e ancora (sempre se hanno il dono della lettura) finiranno per rendersi conto che quel vecchio gentiluomo era una persona mille volte più degna di loro e dei loro contemporanei, e con una visione della vita mille volte più nobile.<ref>''I libri che mi hanno influenzato'', in ''L'arte della scrittura'', a cura di F. Frigerio, Mattioli 1885, Fidenza, 2009, pp. 46-7.</ref>
 
===''Gli accampati di Silverado''===
===[[Incipit]]===
La scena di questo libretto si colloca su di un'alta montagna. Ce ne sono senza dubbio di molto più elevate, e ce ne sono parecchie dal più nobile profilo. Non è un luogo di pellegrinaggio per viaggiatori frettolosi; ma per chi vive sui suoi fianchi il Mount Saint Helena non tarda a divenire un centro d'interesse.<ref>Robert Louis Stevenson, ''[https://books.google.it/books?id=Yr939X8yFDQC Gli accampati di Silverado]'', a cura di [[Attilio Brilli]], Studio Tesi, Pordenone, 1995. ISBN 88-7692-511-2.</ref>
 
===Citazioni===
*Il [[turismo]] è l'arte della delusione. (p. 22)
*Non esistono terre straniere, ad essere straniero è solo il viaggiatore [...]. (p. 61)
 
==''Il Giudice''==
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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Gli accampati di Silverado''===
La scena di questo libretto si colloca su di un'alta montagna. Ce ne sono senza dubbio di molto più elevate, e ce ne sono parecchie dal più nobile profilo. Non è un luogo di pellegrinaggio per viaggiatori frettolosi; ma per chi vive sui suoi fianchi il Mount Saint Helena non tarda a divenire un centro d'interesse.<ref>Robert Louis Stevenson, ''[https://books.google.it/books?id=Yr939X8yFDQC Gli accampati di Silverado]'', a cura di [[Attilio Brilli]], Studio Tesi, Pordenone, 1995. ISBN 88-7692-511-2.</ref>
 
===''Gli allegri compari''===
Quando mi misi in cammino, diretto per l'ultima volta verso Aros, era una bella mattina del tardo luglio. Una barca mi aveva condotto la sera prima a Grisapol. Avevo fatto la prima colazione, con quanto la piccola locanda aveva potuto offrirmi, e, lasciando lì tutto il mio bagaglio in attesa di venirlo a recuperare via mare, tirai dritto verso il promontorio con il cuore ricolmo di allegria.<ref>Robert Louis Stevenson, ''Gli allegri compari'', traduzione di Fabrizio Pasanisi, Nutrimenti, 2016. ISBN 978-88-6594-483-7.</ref>
 
===''Il club dei suicidi''===
Durante la sua permanenza a Londra, il raffinato principe Florizel di Boemia conquistò l'affetto di persone d'ogni categoria, grazie ai modi seducenti e a un'oculata generosità. Da quanto si sapeva di lui, che era solo una piccola parte delle sue azioni effettive, risultava essere uomo d'eccezione. In normali circostanze di temperamento tranquillo, e avvezzo a prendere il mondo con la filosofia d'un campagnolo, il principe di Boemia mostrava tuttavia la sua propensione per un regime di vita più avventuroso ed eccentrico di quello al quale la sua nascita l'aveva destinato.<ref>Robert Louis Stevenson, ''Il club dei suicidi'', a cura di Paola Frandini, Theoria, 1991.</ref>
 
===''Il diamante del Rajà''===
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==Bibliografia==
*John Richard Hammond, ''A Robert Louis Stevenson Companion. A Guide to the Novels, Essays and Short Stories'', Macmillan, London and Basingstoke 1984, pp. 3-16, 142-147; traduzione di Vilma De Gasperin come introduzione a Robert Louis Stevenson, ''La freccia nera'', 2014, ''op. cit.''
*Robert Louis Stevenson, ''[https://books.google.it/books?id=Yr939X8yFDQC Gli accampati di Silverado]'', a cura di [[Attilio Brilli]], Studio Tesi, Pordenone, 1995. ISBN 88-7692-511-2.
*Robert Louis Stevenson, ''Il club dei suicidi'', a cura di Paola Frandini, Theoria, 1991.
*Robert Louis Stevenson, ''[[s:L'isola del tesoro|L'isola del tesoro]]'', traduzione di [[Angiolo Silvio Novaro]], Newton Compton, 2013. ISBN 978-88-541-2064-8.
*Robert Louis Stevenson, ''L'isola del tesoro'', traduzione di Lilla Maione, Universale Economica Feltrinelli, X ed., Milano, 2014. ISBN 978-88-07-90139-3.