Luigi Tonelli: differenze tra le versioni

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==''Alla ricerca della personalità''==
*[[Arturo Farinelli]] ha i suoi fanatici e i suoi detrattori. Come tutte le grandi personalità, è oggetto di lodi illimitate ed asprissime accuse, ma, a differenza d'ogni altro, egli è lodato in pubblico e accusato in privato. In pubblico, ben pochi hanno avuto l'audacia di metterglisi contro; e chi ha osato ne ha avuto la peggio! Perché il Farinelli non mendica incenso, anche lo {{sic|abborre}}, se il turiferario è meno che eccellente. Ma se qualcuno sale in cattedra per fargli lezione, state pur sicuri ch'è bell'e spacciato. (cap. II Critici, p. 81)
 
*Notate da quanti punti diversi il Farinelli riceve pubblicamente consensi. Un filosofo come il Croce, di temperamento e mentalità assolutamente contrari, gli professa una grande stima; un erudito di molto buon gusto, come il Parodi<ref>[[Ernesto Giacomo Parodi]] (1862 – 1923), scrittore, letterato e filologo italiano.</ref>, s'inchina; persino il Papini, intelligenza polemica e spregiudicata, si sente una volta tanto, disposto ad ammirare ed amare... Quando si raccolgono simili suffragi, si può procedere senza esitazioni. E il Farinelli, in verità, non esita. (cap. II Critici, pp. 81-82)
 
*Arturo Farinelli è un animatore, un suscitatore d'energie. Tutto sommato, credo che l'uomo sia superiore alle sue opere, e la sua efficacia sia infinitamente maggiore come maestro, con la parola viva e la comunicazione diretta, che come critico, con la carta stampata. L'ho visto in cattedra una sola volta; ne son rimasto incantato. (cap. II Critici, p. 89)
 
*[[Enrico Thovez]] passa per essere critico. Ma probabilmente egli non è fiero d'una fama venuta tardi, e proprio con l'appellativo, che aveva preso a odiare, quando, ancora giovanissimo, gli avevano stroncato quel ''Poema dell'adolescenza'', ch'egli sperava dovesse iniziare tutta una sua serie di opere poetiche, anzi tutto un nuovo periodo della lirica italiana. Senonché pochi conoscono questo poema, mentre tutti hanno letto il ''Pastore, il gregge e la zampogna'' (1909), e i numerosi articoli di ''Simplicissimus'', raccolti in ''Mimi dei moderni''. E d'altra parte l'atteggiamento spirituale di questo singolare scrittore è appunto critico, nulla o ben poco salvandosi dalla sua mordace ironia, dal suo attacco aperto e violento. (cap. II Critici, p. 117)
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*La figura del [[Giovanni Rabizzani|Rabizzani]] si profila alquanto diversa da quella del [[Renato Serra|Serra]]. Questi è morbido, delicato, {{sic|femineo}}; quegli è robusto e virile. Il primo ama, negli altri e in se stesso, le sfumature, gli ondeggiamenti, le posizioni imprecise, gli atteggiamenti amletici; il secondo gusta di preferenza gli scrittori fortemente caratterizzati, limitati, evidenti, sempre in cerca di definizioni logiche e chiare, di formule conclusive. L'uno è soggettivissimo e sensibilissimo, sicché ogni cosa lo fa vibrare, e la cosa stessa diventa vibrazione, tanto perdendo d'oggettiva realtà, quanto acquista di verità soggettiva; l'altro, obbiettivo, logico, consapevole dei limiti e delle proporzioni, in perfetto equilibrio. L'uno, infine, di temperamento melanconico, indolente, disposto alla contemplazione; l'altro allegrissimo, esuberante, attivissimo, fatto apposta per il giornalismo e l'organizzazione. (cap. II Critici, p. 125)
 
*In Italia non c'è mai stato un vero e proprio [[antisemitismo]]; tanto meno presso le classi più colte. I governanti possono avere incrudelito qualche volta, e dal sedicesimo secolo permessa o voluta l'istituzione del Ghetto; può il popolino, e del popolino soltanto la {{sic|razzamaglia}}, aver perseguitati gli ebrei con la beffa talvolta crudele; ma in nessuno Stato italiano la persecuzione contro di essi fu organizzata con la imperiosità e l'intransigenza, che fu presso i certi popoli slavi e balcanici, né il il disprezzo e l'odio furono mai quali i cattolici francesi e i protestanti tedeschi ed inglesi ebbero in tutti i tempi contro quei paria d'Europa. (cap. IV Scrittori stranieri, p. 342)
 
*[[Israel Zangwill|{{sic|Israele}} Zangwill]], scrittore inglese celebrato in patria, non ignoto in Francia, [...]; è affatto sconosciuto in Italia, dove soltanto ora appare la traduzione d'uno dei migliori suoi libri: ''I Sognatori del Ghetto'', e dove non ha trovato ancora il suo critico. Spero che il successo, che coronerà indubbiamente questa prima fatica, paziente ed amorosa, del traduttore Gian Dàuli, incoraggerà l'Editore a tentare la traduzione di altri scritti dello Zangwill: ché veramente in tanta penuria d'opere spirituali, che elevino l'anima alla meditazione de' suoi più profondi problemi, la lettura di esso può fare assai bene. (cap. IV Scrittori stranieri, p. 344)
 
*{{NDR|Israele Zangwill}} Egli è ebreo, e ama la sua razza. L'ama perché ha vissuta la parte migliore della sua vita nei limiti angusti e profondi del culto dei padri; perché ne conosce tutta la storia, da Mosè al Congresso sionistico di Basilea, per tutti i paesi, ove fu un Ghetto: da Smirne ad Amsterdam, da Roma al Cairo, da Gerusalemme a Londra e Nuova York...; perché infine il suo spirito artistico trova soddisfazione soltanto nel descrivere il mondo ebraico, nel rivivere la sua storia, nel ritrarre gli stati d'animo per cui passarono gli ebrei nei momenti più diversi della loro civiltà. La sua tavolozza ha infatti colori orientali: il grigio, l'oro, il violaceo, l'indaco..., e le sue linee, sfumate, e le proporzioni, bizzarre. La sua musica è lenta, solenne, malinconica, quasi disperata, come una nenia ebraica. Ma, vinta la prima ripugnanza e incertezza, appare una pallida e soave luce, tremolante all'orizzonte tenebroso, e s'ode una dolce melodia incrinare il rombo dominante.. È la luce della speranza; la melodia dell'amore... Qui è forse l'originalità di Israele Zangwill. (cap. IV Scrittori stranieri, p. 344)
 
*Zangwill sogna l'affratellamento delle religioni, riconosciute tutte egualmente vere, rispetto al popolo e al tempo, che le videro nascere e prosperare; e crede che lo spirito, che informò il Giudaismo e il Cristianesimo, e mosse il Maomettismo e il Protestantesimo, si ravviverà ancora, e ispirerà la nuova Conoscenza, che ancora giace morta e sconosciuta fuori dell'Umanità... (cap. IV Scrittori stranieri, p. 347)
 
==''L'evoluzione del teatro contemporaneo in Italia''==