Edgar Allan Poe: differenze tra le versioni

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===[[Incipit]]===
====Carla Apollonio====
Le facoltà mentali che sono chiamate analitiche sono, di per sé, poco suscettibili di analisi; le valutiamo esattamente solo nei loro risultati; tra l'altro, sappiamo che per coloro che le possiedono sono una fonte di vivissima gioia. Come l'uomo forte si rallegra della sua abilità fisica dilettandosi di quegli esercizi che mettono in azione i muscoli, così un uomo di mente analitica si gloria di quell'attività spirituale che ''sa districare'' e trova piacere anche nelle più comuni occupazioni che fanno entrare in azione il suo talento.<br>
 
{{NDR|E.A. Poe, ''I delitti della Rue Morgue'', traduzione di Carla Apollonio, in "Racconti. Il resoconto di Arturo Gordon Pym. I racconti del grottesco e dell'arabesco", Orsa Maggiore ed., 1990}}
 
====Francesco Franconeri====
Le facoltà mentali che definiamo analitiche non sono di per sé facilmente analizzabili. Possiamo solo apprezzarle dai risultati. Sappiamo inoltre che possedere in modo straordinario queste facoltà significa disporre di una delle più vive fonti di piacere. Così come l'uomo dotato di robustezza si compiace di impegnare i propri muscoli, chi sa esprimersi analiticamente si sublima dell'attività mentale tesa a ''risolvere''.<br>
 
{{NDR|E.A. Poe, ''I delitti della Rue Morgue'', traduzione di Francesco Franconeri, Demetra, 1996}}
 
====Giorgio Manganelli====
Le facoltà mentali descritte come analitiche sono a loro volta difficilmente analizzabili. Ne constatiamo l'efficacia, non altro. Sappiamo che per coloro che ne sono dotati, purché in forma estremamente acuta, sono fonte del più alacre godimento. Come l'uomo gagliardo gode della propria prestanza fisica e si diletta di quelle imprese che impegnano i suoi muscoli, allo stesso modo l'analista si compiace di quella attività mentale che ''risolve''.<br>
 
{{NDR|E.A. Poe, ''Gli omicidi della Rue Morgue'', traduzione di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983}}
 
====Daniela Palladini====
Le facoltà mentali che si definiscono analitiche non sono in se stesse molto facilmente analizzabili. Le possiamo apprezzare soltanto dai loro risultati. Quello che ne sappiamo è che per chi le possegga al massimo sono una delle più vive fonti di piacere. Come l'uomo forte gode della sua forza fisica e si compiace durante gli esercizi che mettono in azione i muscoli, così l'analitico coglie il suo momento di gloria in questa attività mentale la cui funzione è ''risolvere''.<br>
 
{{NDR|E.A. Poe, ''Racconti del mistero. Le inchieste di Monsieur Dupin'', traduzione di Daniela Palladini, Newton, 1991}}
 
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*Non vedeva lontano perché si ostinava a voler guardare le cose troppo da vicino. [...] Un esempio di questo genere di errore possiamo riscontrarlo nell'osservazione dei corpi celesti. Quando si dà un'occhiata a una [[stella]], guardandola con la coda dell'occhio, con la parte più esterna della retina (la più sensibile alla luce debole), possiamo vedere la stella distintamente, cogliendone adeguatamente la luminosità che si attenua a mano a mano che volgiamo lo sguardo pienamente su di essa. A questo puntο, infatti, l'[[occhio]] è investito da un gran numero di raggi luminosi, mentre alla prima occhiata si ha una più raffinata capacità di [[percezione]]. La troppa profondità condiziona il pensiero e ci rende perplessi, mentre una osservazione troppo prolungata, troppo concentrata o troppo diretta può fare svanire dal firmamento persino [[Venere (astronomia)|Venere]]. (1996)
*Le più alte facoltà della riflessione sono utilizzate più intensamente e con maggior profitto dal modesto gioco della [[dama]] che da tutta l'elaborata futilità degli [[scacchi]]. (citato in ''Tutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore'')
*Osservare attentamente, vuol dire ricordarsi distintamente [...].<ref>Da ''[https://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/poe/gli_assassinii_della_rue_morgue/pdf/poe_gli_assassinii_della_rue_morgue.pdf Gli assassinii della Rue Morgue]'', in Edgar Allan Poe, ''Lo scarabeo d'oro e altri racconti'', cit.</ref>
 
==''Il gatto nero''==
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*Ciò che chiamiamo una poesia lunga è, in realtà, una semplice sequenza di poesie brevi, cioè, di brevi effetti poetici. Non c'è bisogno di dimostrare che una [[poesia]] è tale solo in quanto eccita intensamente l'anima, elevandola; e tutti gli [[eccitazione|eccitamenti]] intensi sono, per necessità fisica, brevi. Per questa ragione almeno metà del ''[[Paradiso perduto]]'' è essenzialmente prosa, una successione di eccitamenti poetici in cui interferiscono, ''inevitabilmente'', altrettante depressioni: poiché il tutto è privo, per la sua estrema lunghezza, di quell'importantissimo elemento artistico che è la totalità, o unità, d'effetto. (1971)
*[...] la Bellezza è l'unico spazio legittimo della poesia. [...] Quel piacere che è, ad un tempo, il più intenso, il più elevante e il più puro si ha, credo, nella contemplazione del bello. Infatti, quando gli uomini parlano di Bellezza non intendono precisamente una qualità, come si suppone, ma un effetto – in breve, si riferiscono appunto a quella intensa e pura elevazione dell'anima – non dell'intelletto o del cuore, di cui ho detto e che si prova nella contemplazione "del bello". Ora, io dichiaro la Bellezza l'unico spazio della poesia semplicemente perché è un'ovvia regola dell'Arte che gli effetti siano fatti derivare da cause dirette, che gli obiettivi siano raggiunti con i mezzi più adatti, nessuno ancora essendo stato così stolto da negare che la particolare elevazione cui si allude è più prontamente raggiunta nella poesia. Ora, la Verità, o la soddisfazione dell'intelletto, e la Passione, o l'eccitamento del cuore, benché fino a un certo punto raggiungibili nella poesia, sono molto più rapidamente raggiunti nella prosa. La Verità, infatti, richiede una precisione, e la Passione una "''familiarità''" (i veramente appassionati mi comprenderanno), che sono assolutamente opposte a quella Bellezza ch'io sostengo essere eccitamento, o piacevole elevazione, dell'anima. (1971)
*[...] mi chiesi: "Fra tutti gli argomenti malinconici, qual è, secondo il concetto ''universale'' dell'umanità, il ''più malinconico''?" La Morte, fu l'ovvia risposta. "E quando" mi dissi "è più poetico questo argomento, fra tutti il più malinconico?" Dopo quanto ho già abbastanza ampiamente spiegato, la risposta, anche qui, è ovvia: "Quando è più strettamente congiunto alla ''Bellezza'': dunque la morte di una bella donna è, indiscutibilmente, l'argomento più poetico del mondo [...]". (1971)
 
==''Marginalia''==