Alfred Edmund Brehm: differenze tra le versioni

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*Si crederebbe facile cosa l'uccidere un giaguaro che nuota, ma anche nell'acqua è da temere. Abili barcaiuoli soli si fidano di aggredirlo, poiché se si vede inseguito, o si sente ferito, si rivolge subito contro il battello: se gli riesce di posare una zampa sul margine di esso, si slancia dentro, e piomba sui cacciatori. (p. 286)
*Finché il giaguaro è giovane si può domare con percosse; più tardi è difficile padroneggiarlo: la generosità e la riconoscenza gli sono straniere; non dimostra durevole affetto al suo custode o ad alcuno animale allevato con lui, ed è quindi sempre una temerità il tenerlo in schiavitù più d'un anno senza rinchiuderlo. (p. 288)
*Il [[leopardo]] è senza dubbio il più perfetto felino del monndomondo. Invero la maestà del leone c'infonde il rispetto per tutta la famiglia, invero, vediamo in lui il re degli animali; invero, la tigre ci appare il più feroce membro della feroce famiglia; invero, il gattopardo possiede un abito più ricco di tinte, più variegato degli altri; tuttavia, per la bellezza e la screziatura del vestimento, per la grazia e la eleganza delle movenze, per l'armonia delle forme, tutti gli altri felini stanno lungo al di sotto del leopardo. Esso accoglie in sé tutto quanto distingue in particolare le altre specie della famiglia, ne riunisce le qualità si intellettuali che fisiche. La sua zampa di velluto gareggia di morbidezza con quella del nostro micio; ma racchiude un artiglio che si può cimentare con qualunque altro; le mandibole sono proporzionalmente molto più potenti di quelle del suo reale affine. Bello quanto agile, forte quanto vispo, prudente quanto scaltro, ardito quanto astuto, esso si presenta la fiera più perfetta che si possa trovare. (p. 300)
*Maestro in ogni esercizio corporeo, e più scaltro d'ogni altra fiera, egli sa sopraffare la selvaggina più paura e lesta. La sua corsa non è invero molto rapida, ma con salti formidabili egli sa raggiungere gli animali dalle lunghe gambe che gli sfuggono. Nello arrampicarsi è secondo a pochi altri felini. Si trova appiattato così sovente sopra un albero, in caso di bisogno attraversa al nuoto larghi torrenti, sebbene rifugga piuttosto dall'acqua. Solo quando si muove spiega la sua piena bellezza. Ogni sua movenza è si pieghevole, sì morbida, sì agile, sì graziosa che si ammira senza ritegno, benché si debba odiare. Non v'è mai nulla che indichi lo sforzo in lui. Il corpo suo si piega e si volta per tutti i versi, e il piede cammina così lieve come se portasse il corpo più leggiero. Le curve sono eleganti, molli, tondeggianti; insomma, un leopardo, sia che corra sia che strisci, è grande diletto dell'occhio. (p. 302)
*Disgraziatamente la sua indole non è d'accordo colla sua bellezza fisica. È astuto, scaltro, maligno, cattivo, feroce, avido di rapina, sanguinario e vendicativo. In Africa lo chiamano eziando tigre, perché con questo appellativo si designa il tipo d'un essere sanguinario. E in vero, nessun altro felino dell'antico continente può meglio del leopardo meritarsi il nome del più terribile membro della famiglia. Egli uccide tutte le creature che può sopraffare, sieno pure grosse o piccole, inermi, o cedenti senza resistenza alla sua aggressione. Le antilopi, le capre, le pecore formano il suo principale alimento; ma insegue altresi le scimmie sugli alberi e gli iraci sulle rupi. È di continuo alle calcagna dei cinocefali impedendo così il loro pericoloso moltiplicarsi; ciò si può riconoscere in quelle alture dove esso non giunge. (p. 302)