Gian Luca Favetto: differenze tra le versioni

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Creata pagina con "'''Gian Luca Favetto''' (1957 – vivente), scrittore, giornalista, drammaturgo, critico teatrale e cinematografico italiano. ==Citazioni di Gian Luca Favetto== *{{NDR|Su N..."
 
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→‎Citazioni di Gian Luca Favetto: introdotta citazione su Ottavio Rosati da articolo Repubblica
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*È che Roger con il suo gioco sta incarnando il tempo, lo tiene in sé e non lo fa consumare. [...] è un tennista il cui gioco e la cui persona sono diventati la medesima cosa. Ha dato uno spazio al tempo e si è messo al centro. La sua mano è quel luogo dove il tempo viene a raccogliersi e a stare comodo. È l'Aleph borgesiano, dove passato e presente si mescolano insieme.<ref name=rep/>
*Ecco che c'entra la mano. C'entra il suo giocare a una sola mano, come gli eroi antichi, come i miti che hanno fondato e tramandato questo gioco, tutto naturale, sempre fluido, senza forzature e strappi: anche il rovescio, che viene via come se l'uomo fosse stato creato con le spalle, il braccio, l'avambraccio, il polso e la mano al solo scopo di eseguire il rovescio. Come se questo colpo fosse il gesto d'amore perfetto per ricongiungere la pallina al campo. Così facendo, anzi così essendo – non è un fare, il suo, è un essere –, Federer conserva in sé e porta al nostro cospetto i grandi del tennis, da Perry a Budge, da Rosewall a Laver, da McEnroe a Sampras. È la loro citazione vivente. Mantiene nostri contemporanei anche quelli che non abbiamo visto giocare, di cui abbiamo sentito raccontare le gesta. E i gesti, che sono sempre gesti bianchi. È questa atmosfera, quest'aura che Federer preserva e trasmette. Ha qualcosa di diverso da tutto il resto e da tutti gli altri, perché è un pezzo di passato che continua nel presente e guadagna il futuro.<ref name=rep/>
*{{NDR|Su [[Ottavio Rosati]]}} Ottavio Rosati è un gran pescatore di storie che stana le persone e letrasforma in personaggi, in attori di se stessi... miracoli di verità da sembrare incrediili... non vi permette di rimanere indifferenti: si versa qualche lacrima, magari ci si irrita, ci si spaventa addirittura. Sicuramente si discute e si prova una forte emozione.<ref name=numerotre>Da ''A teatro storie di vita e ordinarie tragedie'', ''La Repubblica'', 6 Novembre 1991.</ref>
 
==Note==