Alfred Edmund Brehm: differenze tra le versioni

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*Esso mena stragi sanguinose nelle mandre. Talvolta in una notte sola uccide trenta o quaranta pecore, ed è perciò più temuto del leone che si accontenta sempre d'una sola vittima. [...] All'audacia, alla smania di rapina, alla sete di sangue, il leopardo congiunge il maggiore ardimento. Franco e sfacciato penetra nel villaggio, nella città, persino nei casolari abitati. (p. 302)
*{{NDR|Sul [[leopardo]]}} Una femmina che allatta è un vero flagello per tutto il vicinato. Essa ruba e assassina colla massima audacia, ma, più che mai accorta, gli è solo in csi rari che si possono acchiappare o la madre o i figli. (p. 305)
*I ghepardi portano con pieno diritto il loro appellativo generico di Cane gatto (CYNAILURUS), poché sono invero metà cani e metà gatti. Felina è la testa, felina pure la lunga coda, ma canino tutto il corpo, e canine soprattutto le alte gambe ed i piedi: questi sono ancora conformati in modo da poter ritrarre e spinger fuori le unghie, ma i muscoli relativi sono così fiacchi e deboli, che le unghie quasi sempre sporgono, e sono quindi, come fra i cani, smussate dallo sfregamento. La mandibola somiglia essenzialmente a quella dei felini, ma i canini sono compressi come quelli del cane. Anche il pelame tiene il mezzo tra questo e quello. Del primo ha la variegata tinta, del secondo il pelo ispido e duro. Tale posizione intermedia s'accorda perfettamente colle facoltà intellettuali del ghepardo. L'espressione della sua faccia ricorda quella del felino, ma la bonarietà del cane appare nello sguardo che rivela chiaramente la dolcezza dell'indole. (p. 350)
*La sveltezza e la perseveranza del ghepardo non sono grandissime, ed un'antilope incalzata da lui lo lascia lungi dietro da sé dopo una breve corsa. Esso deve dunque ricorrere all'astuzia per venire a capo di ghermire la preda. Appena adocchia un branco di antilopi o di cervi pascolanti, si accovaccia al suolo e striscia leggermente serpeggiando per avvicinarsi all'agoguata preda, sfuggendo al suo occhio vigile. Laonde, considerando tutte le proprietà della sua selvaggina, non ha l'imprudenza di mettersi sopra il vento, ed appena scorge la scolta del branco sollevare il capo per esplorare l'orizzonte, egli si accascia e rimane immobile. In tal modo accostatosi a circa 20 metri, sceglie la vittima, la raggiunge con pochi balzi, la getta a terra con qualche zampata, e l'abbranca alla nuca. Dopo una breve lotta, durante la quale trae la povera bestia a parecchie centinaia di passi; quella soccombe, ed egli ne beve con avidità il sangue fumante. (p. 350)
*Non avviene mai che un ghepardo legato tenti di rosicchiare la fune sottile cui è legato. Non pensa neppure mai a nuocere in qualche modo a chi si occupa di lui, e si può senza timore andargli vicino, accarrezzarlo e lisciarlo. Riceve con calma evidente quelle carezze, e il più che si possa aspettare da lui è che faccia le fusa con maggior fretta del solito. (p. 353)
*{{NDR|Sul [[cuon alpino]]}} È in vero un animale assai pauroso, si tiene sempre lontano dall'uomo e dalle sue abitazioni, preferendo gli oscuri canneti che conosciamo sotto il nome di giungle, folte boscaglie che si estendono per centinaia di miglia, e lasciano passaggio all'uomo solo di tratto in tratto. (p. 366)
*{{NDR|Sul [[cuon alpino]]}} Nel cacciare rassomiglia al tutto al lupo, ma se ne distingue per un gran coraggio e per una sociabilità amichevole. (p. 366)