Avestā: differenze tra le versioni

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==Citazioni sull'Avestā==
*L'Avesta è, confessiamolo, uno fra i meno leggibili dei grandi libri sacri delle differenti religioni; da un punto di vista estetico si salva solo qualche Yasht e qualche parte degli Yasna: non si dimentichi però che quel che di essa ci resta era appunto ciò che era più necessario per le cerimonie liturgiche e il culto. ([[Alessandro Bausani]])
*L'Avesta quale noi lo possediamo nella sua forma ''vulgata'' risale soltanto all'epoca dei Sassanidi. L'Avesta sassanidico, molto più ampio dell'Avesta attuale, aveva già una storia. La tradizione ''parsi'' parla di testi sacri esistenti già al tempo degli Achemenidi, distrutti e dispersi in gran parte dai Greci conquistatori. ([[Raffaele Pettazzoni]])
*La datazione della nascita dell' Avestā (e di conseguenza quella del profeta Zarathuštra) si va così a collocare, a ragion veduta, in un'epoca più vicina al secolo IX che al VII, meno che meno nel VI secolo a.C. come paiono volere non pochi validi iranisti. ([[Arnaldo Alberti]], ''Avestā'', Torino, UTET, 2008, pagg. 14-5)
*Leggendo sia l'Avesta che i testi pahlavici che ce ne ridanno le parti perdute non si può sfuggire nemmeno alla strana impressione che [[Zarathustra]] stesso sia sentito fin dal principio, anzi più in principio che dopo, come un essere metaumano, un angelo egli stesso che vaga e conversa con gli angeli, in «terre di visione». ([[Alessandro Bausani]])
 
===[[Italo Pizzi]]===