Paolo Emilio Pavolini: differenze tra le versioni

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*È facile capire come in una religione senza Dio {{NDR|il buddismo}}, il concetto del bene e del male debba essere ben diverso da quello che ci è familiare nelle nostre religioni teistiche. Il peccato è peccato in quanto ostacola e ritarda il raggiungimento della verità, o meglio delle quattro sublimi verità: ma ciò che c'impedisce di riconoscere queste ultime non è che l'«ignoranza» e da questa, come vedemmo, non possiamo liberarci che liberandoci dal desiderio, dalla cupidigia e dalle passioni. Quindi male e bene, vizio e virtù, diventano sinonimi di ignoranza e scienza, di cupidigia e assenza di desiderî. (cap. III, p. 70)
 
*In una religione che non riconosce alcuna divinità {{NDR|il buddismo}}, è naturale che non s'incontri nessuna forma di ''culto''. La «meditazione» tien luogo di preghiera; la «confessione» poi è l'unica pratica diretta a mantenere i membri dell'Ordine nell'osservanza di quelle regole morali e disciplinari che il Buddha ritenne necessarie al conseguimento della santità e quindi della liberazione finale. (cap. IV, p. 88)
 
*Alla teoria delle influenze buddistiche sul cristianesimo o cristiane sul buddismo, non sono mancati ardenti sostenitori: come già ad alcuni parve di riscontrare affinità e parentela fra il culto e le leggende relative ad alcune divinità indiane (p. es. {{sic|Krsna}}<ref>Trascrizione dal sanscrito, [[Krishna]].</ref>) e il culto e le tradizioni cristiane. Tanto queste che quelle teorie appaiono ora, grazie al progresso degli studi ed allo spirito di più sana critica che li anima, o del tutto o in parte inattendibili. Il cristianesimo ''primitivo'' non può aver influito sul ''primitivo'' buddismo, perché questo si era già svolto un cinque secoli prima di quello; né dogmi e leggende del buddismo primitivo possono esser passate nel cristianesimo perché è ora dimostrato impossibile che potessero esser conosciute e diffuse nella Palestina (anche col tramite dei Persiani o dei Siri) prima della nascita di Cristo; infatti di esse nessuna traccia si trova nella letteratura giudaica di poco anteriore all'E. V.<ref>Era volgare.</ref> (cap. VI, pp. 156-157)