Raffaele Pettazzoni: differenze tra le versioni

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*Durante tutta l'epoca degli Achemenidi il Zoroastrismo in Persia, lungi dal divenire esso la religione dello Stato e la religione di tutto il popolo, non riuscì a scalzare la posizione ufficiale del politeismo: non solo, ma nemmeno valse a impedire che il politeismo si rafforzasse per l'aggiunta di elementi esotici, e si consolidasse pel concorso di quel sussidio validissimo fra tutti ch'è l'antropomorfismo applicato alla rappresentazione materiale delle figure divine. Anzi, il politeismo fu così forte che finì per imporsi allo stesso monoteismo zarathustrico. (p. 133)
*Ellenismo e Iranismo si erano già respinti violentemente al primo incontro: all'epoca di Dario e di Serse, di Maratona e di Salamina. Venuti di nuovo a contatto per l'opera mediatrice del Macedone, riconfermarono la loro reciproca incompatibilità. La politica conciliatrice di Alessandro non riuscì a trionfare di quella fondamentale opposizione. Invano egli incorporò nel suo esercito le milizie persiane, e promosse i matrimoni dei suoi soldati con le donne di Persia, dando egli stesso l'esempio (Roxane, Stateira, Parysatis, Barsine); invano conservò la ripartizione dell'impero in satrapie, e a capo di alcune lasciò dei Persiani. (p. 158)
*Il [[Mitraismo]] non è uno svolgimento del Zoroastrismo: non è, come parve ad alcuni, un Zoroastrismo alterato nel corso delle sue peregrinazioni e adattato al genio occidentale. Il Mitraismo risale [...] all'antica religione delle genti iraniche; alla quale ultimamente risale anche il Zoroastrismo. Conviene soggiungere che da quell'antica religione il Zoroastrismo procede per negazione ed antitesi: il Mitraismo, invece, ne discende per tradizione e continuazione, staccandosi da quella - per costituirsi in forma propria - in un momento in cui essa aveva già incorporato taluni concetti propri del Zoroastrismo. (p. 167)
*Con l'avvento dei [[Sasanidi|Sassanidi]] la Persia rinacque a nuova vita. E fu vita di quattro secoli, fino alla conquista araba. Fu, dopo il Medioevo della dominazione straniera, un vero Rinascimento. All'anarchia del regime feudale successe l'unità politica sotto la monarchia ereditaria, secondo il principio legittimistico ch'era stato in vigore al tempo degli Achemenidi. (p. 183)
*{{NDR|Sulla religione nell'Impero sasanide}} Dominato sempre dalla tradizione di un grande impero scomparso, del quale talvolta parve destinato a risuscitare la grandezza, lo stato persiano non poteva ridursi a comunità religiosa sul tipo della comunità giudaica. Lo stato fu laico: bensì il re, divino e consacrato dall'autorità ecclesiastica, dovè curare in primo luogo gl'interessi della religione, secondo i criteri e i suggerimenti di un clero che fu influentissimo. (pp. 185-186)