Cesare Marchi: differenze tra le versioni

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*Il [[Alfredo Panzini|Panzini]] la definisce «Volgare parola: il suono di Barbariccia, trombettiere (''Inferno'', XXI, 139) ma fatto con la bocca. Il superlativo plebeo dei fischi. Voce di origine napoletana». Questa imitazione del ''crepitus ventris'' ottenuta facendo vibrare rapidamente le labbra esprime, in forma sguaiata, il massimo del dileggio e della provocazione. Pare che derivi dal latino ''vernaculus'', che è l'aggettivo di ''verna'', lo schiavo nato in casa. e quindi qualcosa volgare, plebea, scurrile. Ma a Napoli dove è chiamato pernacchio è una istituzione. Da sempre quella gente ama esprimersi per gesti e suoni: con la canzone l'amore, con la pernacchia il disprezzo. E la pernacchia non è che una Piedigrotta capovolta, il ''Sole mio'' della trivialità. (p. 97)
*Quello delle ripetizioni, delle [[tautologia|tautologie]] (dal greco ''tá autá léghein'', dire le stesse cose) è un campo minato, in cui cadiamo spesso, senza accorgerci. Progetti per il futuro: e quando mai si fanno progetti per il passato? Guglielmo Marconi fu il primo che inventò il telegrafo senza fili: se fosse stato il secondo non sarebbe stato un inventore, bensì un copiatore. (p. 111)
*Utente è una nuova qualifica che si aggiunge alle moltissime che formano la poliedrica carta d'identità del cittadino moderno. Il quale, quando paga le tasse, è un contribuente, alle urne è un elettore, al reggimento una recluta, in aereo un passeggero, per la Pro Loco un vacanziere, per il Rotary un socio, per il quotidiano un abbonato, per il supermercato un consumatore, per l'avvocato un cliente, per il medico un paziente. Oltre a tutto questo, è sempre un utente di qualcosa: dell'azienda acqua-gas, dell'Enel, della Sip, della rete autostradale e di quelle televisive. Si dice utente perché usa un certo servizio, dal latino ''utor'', adopero da cui si dipartono parecchi rami, e quello più generoso è ''utile'': cosa che serve per il raggiungimento di uno scopo. (p. 119)
 
==''Non siamo più povera gente''==