Francesco Ruffini: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Il Conte di Cavour ebbe fin da giovinetto in altissima considerazione la scienza, e non solamente per il lustro che ne poteva derivare ad una nazione, sì bene anche per il vantaggio. Poiché egli la scienza considerava uno dei più validi fattori della prosperità e del progresso di un popolo; anzi, come una vera forza sociale, come uno strumento di supremazia. (parte prima, p. 361)
 
*[...] la verità è, che dei primitivi suoi studi di matematica egli {{NDR|Cavour}} sempre si lodò, come di quelli da cui aveva derivato l'{{sic|impostatura}} incrollabile del suo ragionamento e la connessura impeccabile del suo argomentare, ma che le scienze morali fin da giovinetto preferì massimamente perché aveva compreso che esse sono le più adatte a formare l'uomo di Stato moderno e a fornirgli lo strumento per governare gli uomini. Onde fin da studente a Plana<ref>Giovanni Plana (1781 – 1864), matematico, astronomo, geodeta e senatore italiano.</ref>, che lo eccitava a darsi alle matematiche e ad emularvi la gloria di un Lagrange<ref>[[Joseph-Louis Lagrange]].</ref>, egli avrebbe risposto: "Non è più tempo di matematiche: bisogna occuparsi di economia politica: il mondo progredisce". (parte prima, pp. 362-363)
 
*Ma, poiché ho nominato il [[Otto von Bismarck|Principe di Bismarck]], del quale solo tra gli uomini di Stato del sec. XIX, è possibile, ed è anzi diventato quasi di prammatica, in ogni punto, il parallelo con il Conte di Cavour, mi si consenta di segnare qui da ultimo una nota di indiscutibile superiorità (almeno in questo campo) dell'italiano sopra il germanico.<br>Anima tutta quanta medioevale quest'ultimo, e spirito pur nella sua brutalità essenzialmente romantico, siccome gli scritti intimi di lui, che man mano vengono in luce, hanno non senza sorpresa del grosso pubblico rilevato, egli era suscettivo di sincera esaltazione mistica, di vero ''pathos'' filosofico, di schietta e fine commozione poetica: non, per contro, di penetrazione scientifica, non, soprattutto, di fede nella scienza. La sua struttura mentale, poggiante tutta sul principio di autorità, inteso nella maniera più assoluta e trascendentale, i suoi non mai smentiti propositi di ricostruzione della società {{sic|intiera}} sulle basi di quel principio, in odio a quello da lui detestatissimo di libertà, lo avrebbero reso sempre refrattario al vero spirito scientifico, o, quanto meno, al moderno. E ciò per la catena infrangibile che lega il ''Sic volo, sic iubeo'' della vita pratica all'''Ipse dixit'' della speculativa. (parte prima, pp. 372-373)
 
*Si narra che un giorno il [[Michele Ferrucci|Ferrucci]], il quale a Ginevra aveva pure l'insegnamento delle antichità classiche, dovesse tener parola di certi vasi etruschi. Ma la parola francese ''vase'' parve al docente troppo sospetta di inevitabili rievocazioni notturne; per cui egli andava brancicando nel suo scarso bagaglio linguistico in cerca di un sostitutivo. Uno scolaro birbone, che intuì l'imbroglio, gli suggerì piano il dialettale ''topin''! Ed ecco dalla bocca rotonda del cattedratico balzar fuori i più esilaranti ''topins étrusques'', che abbiano mai girato il mondo. (parte seconda, p. 63)