Otto von Bismarck: differenze tra le versioni

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*L'Eracle prussiano, quale Bismark era già considerato dai pochi amici ancora rimastigli, era costretto a compiere una fatica erculea via l'altra. Evocando il diritto di autodeterminazione, confinò il britannico leone di Nemea nella caverna insulare. Catturò col cappio polacco il russo cinghiale d'Erimanto. Allettò con compensazioni il francese toro di Creta spingendolo dove gli tornava utile. L'Eracle-Bismarck era inoltre sul punto di domare il Cerbero austriaco e di rispedirlo nell'Ade, ripulendo le stalle d'Augia del particolarismo tedesco e riportando nella sua riserva prussiana i buoi di Gerione, vale a dire principi e principini tedeschi.<br/>Egli convinse infine il proprio re di essere l'unica persona in grado di cogliere per lui i pomo d'oro delle Esperidi rappresentati da vittoria fama e grandezza. A rimanere incerta era ancora la lotta con l'idra di Lerna, il parlamento, che da ogni testa mozzata ne generava altre due, nonché con gli uccelli del lago Stinfalo, vale a dire i nazionalisti tedeschi che il sonaglio di ferro dell'Eracle prussiano non era ancora riuscito a cacciare dal querceto. ([[Franz Herre]])
*L'idea di Bismarck è diventata di colpo geniale, e Bismarck stesso un genio; ma è sospetta proprio questa rapidità: voglio vedere Bismarck tra dieci anni e vedremo allora cosa sarà rimasto della sua idea e, magari, dello stesso signor cancelliere. ([[Fëdor Dostoevskij]])
*Ma, poiché ho nominato il Principe di Bismarck, del quale solo tra gli uomini di Stato del sec. XIX, è possibile, ed è anzi diventato quasi di prammatica, in ogni punto, il parallelo con il Conte di Cavour, mi si consenta di segnare qui da ultimo una nota di indiscutibile superiorità (almeno in questo campo) dell'italiano sopra il germanico.<br>Anima tutta quanta medioevale quest'ultimo, e spirito pur nella sua brutalità essenzialmente romantico, siccome gli scritti intimi di lui, che man mano vengono in luce, hanno non senza sorpresa del grosso pubblico rilevato, egli era suscettivo di sincera esaltazione mistica, di vero ''pathos'' filosofico, di schietta e fine commozione poetica: non, per contro, di penetrazione scientifica, non, soprattutto, di fede nella scienza. La sua struttura mentale, poggiante tutta sul principio di autorità, inteso nella maniera più assoluta e trascendentale, i suoi non mai smentiti propositi di ricostruzione della società {{sic|intiera}} sulle basi di quel principio, in odio a quello da lui detestatissimo di libertà, lo avrebbero reso sempre refrattario al vero spirito scientifico, o, quanto meno, al moderno. E ciò per la catena infrangibile che lega il ''Sic volo, sic iubeo'' della vita pratica all'''Ipse dixit'' della speculativa. ([[Francesco Ruffini]])
*Nel castello di Varzin una sera dell'autunno del 1877 – è un amico, il signor Moritz Busch, che racconta – il principe Ottone di Bismarck si era seduto, dopo il pranzo, innanzi al camino e, contrariamente alle sue abitudini, taceva assorto in chi sa quali pensieri, mentre di tempo in tempo, sbadatamente, attizzava con le molle il fuoco. Gli amici intorno rispettavano la sua meditazione, tacendo anch'essi; quando a un tratto, di propria iniziativa, il principe ruppe il silenzio e cominciò un lungo lamento, lagnandosi di aver cavata poca gioia da tutta la sua tempestosa attività di statista e di aver tanto lavorato, senza {{sic|riescire}} a far nessuno felice; non sé stesso, non la sua famiglia, non gli altri! Alcuni dei presenti si prestarono compiacentemente all'ufficio di {{sic|obiettatori}}, e contraddissero che egli aveva invece fatta felice una intera nazione.<br> Ma il principe: "No, no: ho fatto molti infelici. Senza me, tre grandi guerre non sarebbero successe; ottantamila uomini non sarebbero periti; e padri e fratelli e sorelle e vedove non piangerebbero adesso. Di questo – è vero – io avrò a rendere conto dinanzi a Dio; ma ad ogni modo di gioia io ne ho cavata poco o niente da quanto ho fatto; e non ho avuto che disinganni, cure e travagli". ([[Guglielmo Ferrero]])
*''Otto von Bismarck-Shonhausen per l'unità germanica | si annette mezza Europa.'' ([[Rino Gaetano]])