Giovanni Stefano Menochio: differenze tra le versioni

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*L'uso dell'[[antimonio]] era ordinato à far comparire nere le ciglia, come dice il Mercuriale nel lib. 2. de compositione medicamentorum al cap. 8. con queste parole: ''Antimonio non sunt usi majores nostri ad purganda corpora, sed solum ad ornandos oculos, ad denigranda supercilia''. Dioscoride nel lib. 5. capit. 53. dice, che l'Antimonio dilata gli occhi, e che però se gli dà quest'epiteto di ''platyophthalmon'', nella lingua greca, che è tanto, come dire, che hà facoltà di far comparire gli occhi maggiori di quello, che sono, credo con il giro, chi si fà ne' cigli tinti di nero con questo minerale. (da ''Centuria Terza'', p. 371)
*In più d'un luogo dell'Evangelio si legge quel detto di Christo: ''[[Nemo propheta in patria|Nemo propheta est acceptus in patria]]'', cioè in S. Matteo al cap. 13. in S. Marco cap. 6. in S. Luca cp. 4. S. Giovanni pure al capo quarto. Veramente provò Christo ciò esser vero in Nazaret patria sua, dove era stato allevato, perche li suoi cittadini dicevano di lui parlandone con maraviglia insieme, e con dispreggio. (da ''Centuria Quarta'', p. 453)
*Con questa occasione non voglio lasciare di riferire in questo luogo quello, che ritrovo nel Baronio l'anno di Christo 647. com. 7. cioè, che volendo Teodoro Papa scommunicare Pirro già Patriarca di Costantinopoli heretico monotelita, accostandosi al sepolcro di S. Pietro, & ivi dal calice consecrato instillando nel calamajo del sangue di Christo, scrisse con questo liquore la sentenza di scommunica, e dispositione contro quel scelerato, & ostinato heritico. (da ''Centuria Quarta'', pp. 464-465)
*La lettera [[Ypsilon|Ipsilon]] maiuscola si fà con due corna, per chiamarla così, uno de' quali è largo, e spatioso, ma finisce in stretto; al contrario l'altro, che è il destro, con essere angusto nel principio, nel fine si và dilatando. Questa lettera diceva [[Pitagora]], che era simbolo della strada, che fanno tanto li virtuosi, e buoni, quanto quelli, che si danno in preda al vitio, e questo pensiero fù espresso con quei versi assai vulgati. (da ''Centuria Quarta'', p. 569)