Paolo Tibaldi: differenze tra le versioni

patriota italiano
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Versione delle 20:23, 9 gen 2020

Paolo Tibaldi (1825 – 1901),[1] patriota italiano.

Da Roma a Cajenna

Incipit

Mi è patria l'Italia. Nacqui a Piacenza il 27 gennaio 1827.
A cinque anni fui orfano di padre. La mia buona madre rimase vedova con dieci teneri figli, di cui io era il più giovane.
Le poche risorse, retaggio del padre, erano appena sufficienti ai bisogni di sì numerosa famiglia. La madre affettuosa nulla trascurò per allevare i figliuoli, loro inculcando con l'esempio il sentimento del bene e del bello.
Fiduciosa in sagace previdenza, ella mi spronava alla carriera delle arti belle, carriera alla quale mi diedi con grande amore e studio indefesso.

Citazioni

  • Oh quanto energia infonde la speranza! (p. 43)
  • È un grande conforto per chi ama i suoi simili, sapersi riamato. (p. 96)
  • Altri, ben altri sentimenti che quelli d'odio e di vendetta, devono animare un repubblicano, egli deve saper perdonare agli oppressori della vigilia diventati i vinti del domani, egli deve dare l'esempio del bene colla giustizia e colla moderazione. (p. 96)

Explicit

L'ingratitudine può offendere, ma non tener lontani gli uomini disinteressati, che giurarono combattere fino alla morte pei tre principi che dovevano emancipare il mondo: Libertà, Fratellanza, Eguaglianza! Principi che dovevano servire di base alla repubblica universale, democratica e sociale.

Note

  1. Tibaldi, Paolo, Treccani.it.

Bibliografia