Ugo Enrico Paoli: differenze tra le versioni
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*L'antica Roma non fu mai, come la Roma d'oggi, o Parigi, o Firenze, una città traversata da un fiume. Lo sviluppo cittadino si effettuò tutto sulla riva sinistra; di Roma il Tevere non segnava la mediana, ma il limite occidentale. [...] Ciò spiega perché in Roma i ponti erano pochissimi; oggi ve ne sono ventidue; la Roma antica entro la cinta aureliana ne ebbe solo otto; nove computando il ponte Milvio nel tratto settentrionale del Tevere, oltre le mura; i più di essi sono costruiti in età tarda. (''Urbs'', p. 39-40)
*Le stanze della casa romana non erano ingombre di mobili come le nostre, [...] Per conservare oggetti e tessuti, più ancora che i mobili come ''armaria'', ''capsae'', ''cistae'', ''scrinia'' ecc., servivano delle stanze adibite appunto a questo scopo [...] questo sistema che la casa moderna ha condannato, aveva un larghissimo uso presso i Romani, dalle incavature del muro in cui nelle biblioteche si riponevano i libri, alle numerose ''cellae'' che servivano da dispensa, da guardaroba, da deposito. Conseguenza di ciò il numero incomparabilmente più esiguo della mobilia. Ai Romani le nostre stanze parrebbero magazzini. (
*In provincia e in campagna, o nell'intimità della sua casa, il Romano stava in tunica. Se aveva freddo si copriva con un mantello o aumentava il numero delle tuniche (come faceva, per esempio, Augusto, un uomo paurosissimo dei raffreddori, che ne portava quattro oltre a maglie di vario genere); ma della toga che era tanto dignitosa e bella quanto poco pratica, aveva cura di sbarazzarsi appena si trovava in famiglia o lontano dal mondo ufficiale. (
*I romani antichi lasciavan crescer liberamente capelli, barba e baffi; erano maestosi ed orridi [...] Solo col secondo secolo a. C. cominciò a diffondersi l'uso di farsi i capelli e di radersi la barba. (
*A differenza dei Greci che tenevano le loro donne chiuse in casa e, se liberi dagli affari, non passavano il tempo in famiglia [...] i Romani sentirono profondamente l'attrattiva della vita domestica. È questo uno dei lati più caratteristici della loro civiltà, e tale che avvicina i Romani ai costumi e ai sentimenti dell'età nostra. (
*E anche a Roma si ballava. Le antiche danze italiche consistevano in un tripudiar pesante, che aveva qualcosa di solenne e di marziale. Si batteva la terra coi piedi in un ritmo di tre tempi. Era più un saltar che un danzare; quelle forme di ballo infatti erano indicate con la parola ''saltatio'', e rimasero in onore nel rito di alcuni ordini sacerdotali e nel volgo campagnolo in giorni di festa. Sulla fine del II secolo a. C. la cultura greca introdusse in Roma forme di danze più molli: nell'alta società si danzava alla greca. Ma danzavano solo le donne e i fanciulli. Non era ammesso che un uomo serio danzasse: l'epiteto di «ballerino» (''cinaedus'') era il più vituperoso epiteto con cui si potesse ingiuriare un uomo maschio... (
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