Blaise Pascal: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: n. 4 citazioni da "I pensieri", vol. terzo,cap. XX, trad. di Carlo Francesco Badini, editore Pietro Agnelli, Milano, 1818
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*[[Gli uomini si dividono in due categorie|Ci sono due categorie di uomini]]: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti. (''La morale e la dottrina'', n. 534, 1994)
*Il cristianesimo è strano. Ordina all'uomo di riconoscersi vile e abominevole, e gli ordina di voler essere simile a Dio. Senza un tale contrappeso, questa elevazione lo renderebbe orribilmente superbo, oppure quell'abbassamento lo renderebbe terribilmente abietto. (n. 537, 1994)
*La Divinità dei Cristiani non consiste già in un dio semplicemente autore delle verità geometriche, e dell'ordine degli elementi: ciò spetta ai Pagani. Essa non consiste semplicemente in un Dio, qual esercita la sua provvidenza sopra la vita, e sopra li beni degli uomini, per dare una felice serie d'anni a coloro che l'adorano; questa è la speranza degli Ebrei. Ma il Dio d'Abramo, e di Giacobbe, il Dio dei Cristiani egli è un Dio d'amore, e di consolazione; egli è un Dio che riempie l'anima, e il cuore che lo possiede; egli è un Dio, che fa loro internamente sentire la loro miseria, e la sua misericordia infinita; che loro s'unisce nell'intimo dell'anima loro; che la ricolma di umiltà, di gioia, di fidanza, d'amore; che gli rende incapaci d'altro fine che di lui stesso. <br />
:Il Dio dei Cristiani è un Dio, il qual fa sentire all'anima, che egli è il suo unico bene, che ogni sua pace sta in lui, e che ella non troverà giubilo che in amarlo; e nello stesso fa sì, che essa aborrisca gli ostacoli che la trattengono, e che la impediscono di amarlo con tutte le sue forze. L'amor proprio, e l'appetito concupiscibile, che l'arrestano, le riescono insopportabili. Questo Dio le fa sentire, ch'ella ha quel capitale d'amor proprio, e ch'egli solo può guarirnela. Ecco sia il conoscere Dio da Cristiani.(cap. XX, p. 8)<ref name = "Badini_Pietro Agnelli" />
*La speranza dei cristiani di possedere un bene infinito è permeata di gioia reale e di timore; difatti per essi non è come per coloro che s'aspettassero un regno di cui intanto non possiedono nulla, essendo dei sudditi; i cristiani invece sperano la santità, la liberazione dall'ingiustizia e ne posseggono qualcosa. (n. 540, 1994)