Blaise Pascal: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
da pagina cancellata
→‎Citazioni: n. 4 citazioni da "I pensieri", vol. terzo,cap. XX, trad. di Carlo Francesco Badini, editore Pietro Agnelli, Milano, 1818
Riga 120:
*Chi dicesse che l'uomo è troppo basso per meritare la comunione con Dio, dev'essere abbastanza grande per dare questo giudizio. (n. 511, 1994)
*La conoscenza di Dio senza la conoscenza della propria miseria genera l'orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza la conoscenza di Dio genera la disperazione. La conoscenza di Gesù Cristo sta tra i due estremi, perché in essa troviamo Dio e la nostra miseria. (n. 537, 1994)
*Noi possiamo conoscer Dio senza conoscere le nostre miserie; o le nostre miserie, senza conoscer Dio; oppure Dio, e le nostre miserie, senza conoscere il mezzo per liberarci dalle miserie che ci struggono. Ma noi non possiamo conoscere Gesù Cristo, senza conoscere tutto insieme, e Dio, e le nostre miserie, e il rimedio delle nostre miserie, perché Gesù Cristo non è semplice* mente Dio, ma è un Dio riparatore delle nostre miserie.(cap. XX, p. 9)<ref name = "Badini_Pietro Agnelli" />
*Quindi tutti coloro che cercano Dio senza Gesù Cristo, non trovano nessun lume che li appaghi, o che lor sia veramente utile. Imperciocchè, essi non arrivano nemmeno a conoscere che v'è un Dio, o se vi pervengono, egli è senza frutto, perché si formano un mezza di comunicare senza mediatore con quel Dio, che essi han conosciuto senza mediatore. Laddove essi cadono o nell'[[Ateismo]] o nel Deismo, che sono cose pressoché abborrite dalla Cristiana Religione.(cap. XX, p. 9)<ref name = "Badini_Pietro Agnelli" />
*[[Gli uomini si dividono in due categorie|Ci sono due categorie di uomini]]: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti. (''La morale e la dottrina'', n. 534, 1994)
*Il cristianesimo è strano. Ordina all'uomo di riconoscersi vile e abominevole, e gli ordina di voler essere simile a Dio. Senza un tale contrappeso, questa elevazione lo renderebbe orribilmente superbo, oppure quell'abbassamento lo renderebbe terribilmente abietto. (n. 537, 1994)
*La Divinità dei Cristiani non consiste già in un dio semplicemente autore delle verità geometriche, e dell'ordine degli elementi: ciò spetta ai Pagani. Essa non consiste semplicemente in un Dio, qual esercita la sua provvidenza sopra la vita, e sopra li beni degli uomini, per dare una felice serie d'anni a coloro che l'adorano; questa è la speranza degli Ebrei. Ma il Dio d'Abramo, e di Giacobbe, il Dio dei Cristiani egli è un Dio d'amore, e di consolazione; egli è un Dio che riempie l'anima, e il cuore che lo possiede; egli è un Dio, che fa loro internamente sentire la loro miseria, e la sua misericordia infinita; che loro s'unisce nell'intimo dell'anima loro; che la ricolma di umiltà, di gioia, di fidanza, d'amore; che gli rende incapaci d'altro fine che di lui stesso. <br /
:Il Dio dei Cristiani è un Dio, il qual fa sentire all'anima, che egli è il suo unico bene, che ogni sua pace sta in lui, e che ella non troverà giubilo che in amarlo; e nello stesso fa sì, che essa aborrisca gli ostacoli che la trattengono, e che la impediscono di amarlo con tutte le sue forze. L'amor proprio, e l'appetito concupiscibile, che l'arrestano, le riescono insopportabili. Questo Dio le fa sentire, ch'ella ha quel capitale d'amor proprio, e ch'egli solo può guarirnela. Ecco sia il conoscere Dio da Cristiani.(cap. XX, p. 8)<ref name = "Badini_Pietro Agnelli" />
*La speranza dei cristiani di possedere un bene infinito è permeata di gioia reale e di timore; difatti per essi non è come per coloro che s'aspettassero un regno di cui intanto non possiedono nulla, essendo dei sudditi; i cristiani invece sperano la santità, la liberazione dall'ingiustizia e ne posseggono qualcosa. (n. 540, 1994)
*Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo. (n. 548, 1994)
:Non conosciamo noi stessi se non per mezzo di [[Gesù|Gesù Cristo]]. All'infuori di Lui non sappiamo che cosa sia la nostra vita, né la nostra morte, né noi stessi. (citato in [[Natale Ginelli]], ''La tua via'', Edizioni Paoline, 1957)
*Esso {{NDR|Gesù Cristo}} è il vero Dio degli uomini, cioè dei miserabili e dei peccatori. Egli è il centro di tutto, e l'oggetto di tutto; e chi non lo conosce, non conosce nulla nell'ordine del Mondo, né in se stesso. Imperciocchè, non solamente noi non conosciamo Dio che per Gesù Cristo, ma noi non conosciamo noi stessi che per Gesù Cristo. Senza Gesù Cristo, l'uomo ha da esser nel vizio, e nella miseria; con Gesù Cristo l'uomo è esente di vizio e di miseria. In Lui sta tutta la nostra felicità, la nostra virtù, la nostra vita, i nostri lumi, la nostra speranza; e fuori di Lui non v'è che vizio, miseria, tenebre, disperazione, e noi non veggiamo che oscurità, e confusione nella natura di Dio e nella nostra propria natura. (cap. XX: ''Non si conosce Dio con vantaggio, che per mezzo di Gesù Cristo''<ref name = "Badini_Pietro Agnelli">''Pensieri di Pascal sopra la religione ed alcuni altri soggetti colla vita del medesimo scritta dalla signora Perier. Traduzione dal francese di Carlo Francesco Badini. Aggiuntivi la lettera del sig. Abate Gauchat, contro la Critica del sig. Voltaire intorno ai suddetti Pensieri.<br />
Volume terzo, MILANO 1818.<br />)
Presso Pietro Agnelli in Santa Margherita.</ref>
*[[Gesù]] sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo. (n. 553, 1994)
*La [[religione]] è una cosa tanto grande che è giusto che coloro che non vogliono darsi pena di cercarla, se essa è oscura, ne siano privati. (n. 574, 1994)