Enrico Emanuelli: differenze tra le versioni

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'''Enrico Emanuelli''' (1909 – 1967), scrittore e giornalista italiano.
 
==Citazioni di Enrico Emanuelli==
*A [[San Pietroburgo|Leningrado]] alla fine di giugno splendevano ancora le chiare notti estive. Ricordo che dal Golfo di Finlandia veniva un vento teso e tanto rabbioso da poter immaginare che fosse lui ad impedire il sopraggiungere del buio notturno. Quasi una stessa luce accompagnava tutto il giro delle ventiquattro ore: soltanto verso le dieci di sera leggermente si attenuava, rimanendo immobile sino alle sei del mattino. Era una luce fredda, lontana, quasi innaturale; pareva quella d'un crepuscolo che si era dimenticato di cedere il passo alla notte o di un'alba che non permetteva al giorno di fiorire pienamente.<br> Per quasi due mesi ogni anno, di giorno e di notte, una luce monotona batte sulle pietre e sulle acque di Leningrado; ed a me, in un momento di bizzarria, parve che fosse come quell'altra monotona e simbolica luce che sempre batte sui luoghi famosi di questa città. È un'unica luce, che deve per forza chiamarsi politica. Essa illumina allo stesso modo memorie antiche e recenti, le glorie dello zarismo e quelle della rivoluzione. In nessuna altra città sovietica si vedono tanti ricordi dell'epoca tramontata e tanti ricordi di come ebbe inizio l'epoca attuale così strettamente legati gli uni agli altri; così, direi, offerti su uno stesso piatto, sotto la medesima luce.<ref>Da ''Leningrado e poi un brindisi'', in ''Il pianeta Russia. {{small|Con 10 tavole a colori fuori testo}}'', Arnoldo Mondadori Editore, 1953<sup>2</sup>.</ref>
 
{{Int|1=Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,0055_01_1955_0011_0003_14197838/ ''Che cosa vuole il Pandit Nehru'']|2=''La Stampa'', 13 gennaio 1955}}
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*Si è soliti anche per retorica immaginare l'animo di Nehru diviso e combattuto tra due mondi opposti, quello che gli ha dato la cultura ed ha fatto di lui un uomo moderno e quello dal quale proviene, pervaso da una grande civiltà antica, ma oggi inoperante. Mi è capitato di vedere Nehru a qualche cerimonia pubblica, ed osservandolo era possibile scorgere sul suo volto, asciutto, lungo, un poco cavallino, la presenza d'un velo di tristezza; ma alla fine questa impressione si dimostrò sbagliata. In realtà nell'animo suo non c'è nessuna lotta, romantica o retorica, tra i due mondi che egli per un destino eccezionale può rappresentare; ma c'è invece, e si riflette sul suo volto con una pattina di costante preoccupazione, la conoscenza esatta di quello che si dovrebbe fare e di quello che invece si può fare.
*Il Primo Ministro Nehru è uomo di spirito veramente democratico, e gli ripugna qualsiasi prova di forza o di costrizione con la violenza. La sua ambiguità non è certo in quel che pensa, ma spesso nasce dal contrasto tra quel che pensa e dice e quello che può fare nel rispetto della Costituzione, del sistema democratico e della realtà economica.
 
==''Il pianeta Russia''==
*[...] [[Tbilisi|Tibilisi]] invoglia a prendere una vacanza; viene spontaneo il desiderio di godere cose molto semplici: una passeggiata, un tramonto, la compagnia anonima della gente. Si sale all'Orto botanico, per viali silenziosi e d'un bel verde; s'indugia al sommo del monte Davide, dalle terrazze l'occhio riposa su dolci colori e su disegni di monti gentili. Si va nella città vecchia, le case sono addossate l'una all'altra, hanno balconi e verande per dar modo di non perdere lo spettacolo della strada; e nelle strade gli uomini vivono per tre quarti della loro giornata. La natura epicurea della città, per chi arrivi da [[San Pietroburgo|Leningrado]], da [[Mosca (Russia)|Mosca]], da {{sic|Gorki}} che è ritenuta la Detroit dell'[[Unione Sovietica]] o da {{sic|Novo Sibirsk}} che dicono sia la Chicago russa, deve sembrare cosa incredibile.<ref>Da ''Il viaggio possibile e poi la vacanza'', pp. 176-177.</ref>
*Nei racconti di non so più quale viaggiatore, ho letto che non lontano da {{sic|Tibilisi}}, sopra una grande strada, c'era un cartello segnavia che da una parte diceva "Asia" e, dall'altra, "Europa". Trascorsi parecchi giorni con questa sbrigativa indicazione sempre presente e non soltanto nella immaginazione, ma anche ai miei stessi occhi. È una specie di ambiguità che risultava dovunque, nelle stradette dei quartieri vecchi come nelle vie della città moderna, nello sguardo di una donna come nei gesti di un uomo.<ref>Da ''Il viaggio possibile e poi la vacanza'', p. 180.</ref>
*Dall'alto {{sic|Tibilisi}} appare come posata sul palmo di una mano che stia per chiudersi. Le montagne la circondano, e sono verdi, non minacciose; un fiume l'attraversa, dividendola in due parti uguali, come una scriminatura. Là sopra trascorsi l'ultima mia sera con la piacevole sensazione d'essere in vacanza.<ref>Da ''Il viaggio possibile e poi la vacanza'', p. 181.</ref>
*A [[San Pietroburgo|Leningrado]] alla fine di giugno splendevano ancora le chiare notti estive. Ricordo che dal Golfo di Finlandia veniva un vento teso e tanto rabbioso da poter immaginare che fosse lui ad impedire il sopraggiungere del buio notturno. Quasi una stessa luce accompagnava tutto il giro delle ventiquattro ore: soltanto verso le dieci di sera leggermente si attenuava, rimanendo immobile sino alle sei del mattino. Era una luce fredda, lontana, quasi innaturale; pareva quella d'un crepuscolo che si era dimenticato di cedere il passo alla notte o di un'alba che non permetteva al giorno di fiorire pienamente.<br> Per quasi due mesi ogni anno, di giorno e di notte, una luce monotona batte sulle pietre e sulle acque di Leningrado; ed a me, in un momento di bizzarria, parve che fosse come quell'altra monotona e simbolica luce che sempre batte sui luoghi famosi di questa città. È un'unica luce, che deve per forza chiamarsi politica. Essa illumina allo stesso modo memorie antiche e recenti, le glorie dello zarismo e quelle della rivoluzione. In nessuna altra città sovietica si vedono tanti ricordi dell'epoca tramontata e tanti ricordi di come ebbe inizio l'epoca attuale così strettamente legati gli uni agli altri; così, direi, offerti su uno stesso piatto, sotto la medesima luce.<ref>Da ''Leningrado e poi un brindisi'', in ''Il pianeta Russiap. {{small|Con 10 tavole a colori fuori testo}}'', Arnoldo Mondadori Editore, 1953<sup>2</sup>196.</ref>
 
==''Settimana nera''==
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==Bibliografia==
*Enrico Emanuelli, ''Il pianeta Russia. {{small|Con 10 tavole a colori fuori testo}}'', Arnoldo Mondadori Editore, 1953<sup>2</sup>.
*Enrico Emanuelli, ''Settimana nera'', Arnoldo Mondadori Editore, 1961.