Giovanni Stefano Menochio: differenze tra le versioni

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*Il Sabellico Eneide prima lib. 9. & il Tiraquello legge 11. connurbiali, hanno creduto che il nome proprio di quella [[Regina di Saba|Regina]] fosse Saba, nel che si sono ingannati, perche Saba è il paese, nel quale regnò questa Principessa, del qual paese parleremo poi. Quale fosse il nome proprio di lei non si hà di certo. Gioseffo, e Pietro Comestore nell'historia Scolastica la chiamano Nicaule. Giovanni da Barros nell'historia delle cose di Persia decade 3. lib. 4. cap. 2. & il Genebrardo nella cronologia dell'anno del mondo 3150. tengono, che havesse questi due nomi proprii Macheda, e Nicaule. Altri stimano, che si chiamasse Candace, che fù nome commune della Regina d'Etiopia, come lo dice [[Plinio]] lib. 6. c. 9. con queste parole. (da ''Centuria Terza'', p. 340)
*Quanto alla Religione, Giovanni de Barros citato dice, che quella [[Regina di Saba|Regina]] fù idolatra, & il medesimo accennano molti Santi Padri, S. Gio: Grisostomo, S. Hilario, S. Gregorio Nisseno, & altri. Io per me inclino più al parere di quelli, che la paragonano, e la numerano con Ruth Moabitide; con Raab Cannanea, e con Hiram Rè di Tiro, & altri simili, i quali, se bene non furono di natione Ebrei, ad ogni modo venerarono il vero Dio, il che pare si possa argomentare da quelle parole piene di pietà e religione verso il vero Dio, che habbiamo 3. Reg. 10. 9. (da ''Centuria Terza'', p. 340)
*Il P. Cornelio a Lapide sopra di questo luogo dice cosa, che fà al proposito nostro, cioè che fù in Frisia presa una Sirena, la parte superiore della quale era donna, & il resto pesce, e che visse molti anni fra gli huomini, e che anco imparò a filare. (da ''Centuria Terza'', p. 343)
*Così un figlio illegittimo di [[Ulisse]], e di Circe se non scelerato di costumi, almeno sfortunato, del quale, perche inavvedatamente uccise il padre, dice [[Orazio|Oratio]] lib. 3. carmin. ode 39. ''Telegoni juga parricida''. hebbe molto convenientemente questo nome di [[Telegono]], che vuol dire nato in paese lontano, ò quello, che fà al nostro proposito nato nell'ultimo luogo fra i suoi fratelli. (da ''Centuria Terza'', p. 365)
*L'uso dell'[[antimonio]] era ordinato à far comparire nere le ciglia, come dice il Mercuriale nel lib. 2. de compositione medicamentorum al cap. 8. con queste parole: ''Antimonio non sunt usi majores nostri ad purganda corpora, sed solum ad ornandos oculos, ad denigranda supercilia''. Dioscoride nel lib. 5. capit. 53. dice, che l'Antimonio dilata gli occhi, e che però se gli dà quest'epiteto di ''platyophthalmon'', nella lingua greca, che è tanto, come dire, che hà facoltà di far comparire gli occhi maggiori di quello, che sono, credo con il giro, chi si fà ne' cigli tinti di nero con questo minerale. (da ''Centuria Terza'', p. 371)