Andrea Emo: differenze tra le versioni

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*L'[[astrazione]] è ciò che vi è di meno antropomorfo, è la negazione dell'antropomorfismo, se riferita e confrontata alla vita, all'io, alla personalità, ecc., ed è però ciò che vi è di più antropomorfo, l'onore supremo dell'uomo; l'idea universale e analitica che costituisce la nostra mente, la nostra ragione. Anche l'astrazione è una contraddizione di cui viviamo e moriamo. (p. 107)
*Lo sforzo delle razionalità moderne (o sociali) consiste nell'abolire i paradisi perduti, la cui presenza indistruttibile nell'anima della memoria rende risibili e assurdi i paradisi reali, razionali e artificiali. – I paradisi perduti, l'idea di paradiso, è la causa dei nostri inferni, che forse sarebbero tollerabili senza il ricordo. –<br>Tempo e razionalità sono opposti. – Il tempo è l'irrazionale perdetto. – Il tempo, la memoria sono irriducibili alla razionalità. –<br>L'inferno è un paradiso perduto: il tempo è un creatore di inferni appunto perché la memoria è il paradiso e il paradiso un inferno perduto. – Se i morti potessero "essere" sarebbero tutti in paradiso. – (pp. 190-191)
*–Nell'immenso tempio dell'infinito e dell'eternità, l'eternità secolarizzata, quali sono ancora i fiumi, umani e cosmici, i fiumi sempre più disseccati, in cui si battezza la divinità? – Il linguaggio dell'eternità non è più la legge, ma la [[musica]], figlia e madre del tempo, coscienza e follia del tempo. – (p. 193)
*Il tempo è una tragedia, è la tragedia per definizione; il tempo, la continuità del tempo è l'insegnamento dell'eternità, l'aldilà del tempo. – L'eternità è trascendente, ma insieme è immanente nel tempo che la nega. – Forse soltanto la negazione è eterna. – Perciò siamo perpetua origine e perpetua fine d'istante eterno. – La continuità del tempo esprime il desiderio dell'eternità. – Il tempo è la tragedia, il sacrificio dell'eternità? Forse il tempo è più bello dell'eternità, è la coscienza dell'eternità. – [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] che volle esprimere, inaugurare l'aldilà del tempo, l'aldilà della tragedia, cominciò appunto esplorando l'origine della tragedia – Geburt der Tragödie. – Ma la tragedia è appunto l'origine. (p. 219)
*[[Dio]] si afferma mediante la sua negazione (e si nega affermandosi) – perciò Dio si rivela soltanto velandosi e nascondendosi. Dio è iconoclasta; distrugge ogni immagine di sé e ogni nostra immagine. Distrugge tutte le immagini che noi inconsapevolmente creiamo e che rendono tanto dolce e luminosa la vita. Non vuole riconoscersi in alcuna immagine, come in nessuna diversità (e perciò le crea tutte – l'universo, cioè la divina, infinita, innumerevole diversità, è l'''unica'' creazione, l'unica creatura, l'unigenita dell'Uno). Non vuole riconoscersi in nessun mito, essendo il mito supremo. (p. 224)
*–Nell'immenso tempio dell'infinito e dell'eternità, l'eternità secolarizzata, quali sono ancora i fiumi, umani e cosmici, i fiumi sempre più disseccati, in cui si battezza la divinità? – Il linguaggio dell'eternità non è più la legge, ma la [[musica]], figlia e madre del tempo, coscienza e follia del tempo. –
*Il «mistero», la sacra rappresentazione della vita è la metamorfosi del futuro in passato, della speranza in rimorso, o in rimpianto; è la continua e progressiva morte del Dio (del futuro) – fino a che egli muore definitivamente, e noi con lui. (p. 226)
*L'immagine è diabolica quando non è consacrata da una iconoclastia – l'iconoclastia, l'espiazione e la tomba da cui la immagine rinasce – in questo senso il [[cinema]] è diabolico, è la immagine senza valore artistico, perché senza iconoclastia né mediazione, né mistica morte, né resurrezione. Che può insegnarci, quale salvezza ci insegna un'arte, una immagine senza intima iconoclastia, senza intima negazione di sé, senza l'immagine della tragedia che è perciò stesso vittoria sulla tragedia? La vera arte è sempre un mistero di salvezza, anche quando è l'immagine di un mistero di perdizione; l'immagine senza iconoclastia è un mistero profano così profanato. (pp. 235-236)
 
==''Quaderni di metafisica''==