Fernand Braudel: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Fernand Braudel==
*[...] colline di [[Toscana]], coi loro celebri poderi, le ville, i paesi che sono quasi città, nella più commovente campagna che esista.<ref>Da ''Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II'', 1965, p. 49.</ref>
*Dietro ad ogni [[umanesimo|umanista]] possiamo individuare, con un sorriso di complicità o di malizia, l'ombra del modello antico che lo ispira, e denuncia così le intenzioni del suo spirito. [[Erasmo da Rotterdam]], chiamato il principe degli umanisti, non è che [[Luciano di Samosata|Luciano]], insinuarono gli avversari; e «lucianiani» furono anche [[François Rabelais|Rabelais]] e [[Bonaventure des Périers]], mentre Machiavelli s'ispirò a [[Polibio]]...<ref>Da ''Il mondo attuale'', volume secondo, traduzione di Gemma Miani, Einaudi, Torino, 1966, p. 393.</ref>
*E [[Napoli]] ha continuato a dare molto all'Italia, all'Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti.....Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L'Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma.<ref name=Corriere>Da ''Corriere della Sera'', 1983; citato in ''[http://www.donnalbina7.it/italiano/parole-braudel-napoli-b&b.htm www.donnalbina7.it]''.{{Ci}}</ref>
*[[Genova]], con i suoi colossali bastimenti famosi allora nel mondo intero, con le sue case ammonticchiate che spuntano come candele – l'ho amata e l'amo ancora.<br>Anche Genova bisogna incontrarla venendo dal mare. Avendo proclamato a gran voce che l'amavo, mi sono visto arrivare lettere, segni di amicizia. Ma anche delle domande: dicevo proprio quello che pensavo? Anche in tempo di maestrale, che cola come una sfilza di rivoletti ghiacciati per strade e stradette, Genova mi incanta. Dalla città alta un breve movimento delle spalle, una svolta ad angolo retto, ed eccovi nella città vecchia, nera, un altro universo, segreto, pieno di odori forti... Siete perduti. Ci si riprende, si torna alla ragione solo al termine del pendio, quando appare il mare.<ref>Da ''L'Italia che mi ha incantato'', in ''Corriere della Sera'', 31 ottobre 1982, p. 3</ref>
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*Se mai esiste una città diabolicamente capitalistica assai prima dell'età capitalistica europea e mondiale è proprio [[Genova]], opulenta e sordida al tempo stesso.<ref>Da ''Il secondo Rinascimento'', traduzione di Corrado Vivanti, Einaudi, Torino, 1986, p. 78. ISBN 88-06-59364-1</ref>
*Tutti, anche, hanno dovuto fare i conti con questa città enorme, che sfuggiva loro incessantemente e che controllavano solo in apparenza. Ma tutti hanno finito per lasciarsi prendere dal gioco; ed io capisco come Murat abbia cercato disperatamente di salvare il suo trono e di averlo preferito, non senza coraggio, alla propria vita. Quale governo, oggi, sarebbe capace di un simile atteggiamento? Tenere Napoli è correre un rischio, e accettare di pagarne il prezzo. Nessuno, di quei sovrani di ieri, che non abbia dovuto annegare nel sangue di molteplici rivolte; nessuno, neppure, che non abbia lasciato dei rimpianti, nemmeno gli spagnoli, nemmeno i Borboni, che a Napoli hanno ancora i loro seguaci inconsolabili.<ref name=Corriere/>
 
==''Il mondo attuale''==
*Dietro ad ogni [[umanesimo|umanista]] possiamo individuare, con un sorriso di complicità o di malizia, l'ombra del modello antico che lo ispira, e denuncia così le intenzioni del suo spirito. [[Erasmo da Rotterdam]], chiamato il principe degli umanisti, non è che [[Luciano di Samosata|Luciano]], insinuarono gli avversari; e «lucianiani» furono anche [[François Rabelais|Rabelais]] e [[Bonaventure des Périers]], mentre Machiavelli s'ispirò a [[Polibio]]...<ref>Da ( ''Ilvol mondo attuale'', volume secondo, traduzione di Gemma Miani, Einaudi, Torino, 1966II, p. 393.</ref>)
*Un nugolo di ingegneri, architetti, pittori, artigiani, musicisti, maestri cantori e governanti si abbatté su un paese avido di apprendere e deciso a sopportare tutto per raggiungere lo scopo prefisso. Gli edifici di [[San Pietroburgo]], dove, piccolo particolare significativo, si conserva, ancora intatta, la biblioteca di [[Voltaire]] e più ancora l'incredibile massa di corrispondenza e di pubblicazioni in lingua francese ammucchiate nei pubblici archivi, sono altrettante prove del grande cimento cui l'''intelligencija'' russa si sottopose con entusiasmo in quel periodo. (vol. II, p. 610)
*Così a Leningrado, per contrasto, tutto appare più raffinato, le donne più eleganti, la lingua che si parla più pura. Forse anche a causa dello stile dell'edilizia, restaurata a meraviglia dopo la guerra, si ha qui l'impressione di trovarsi in una vecchia città europea, simpatica, raffinata, di gran classe e, grazie al suo porto, sempre aperta alla vita internazionale. La campagna non l'ha sommersa, ma forse Leningrado, nonostante la sua periferia industriale, resta un po' estranea al grandioso fenomeno di rimpasto sociale, che offre altrove già l'immagine della [[Russia]] di domani e che dà incontestabilmente a [[Mosca]] il suo tono di capitale (vol. II, pp. 630-631)
 
==''Memorie del mediterraneo''==
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==Bibliografia==
*Fernand Braudel, traduzione di Gemma Miani, vol. II, Einaudi, Torino, 1966.</ref>
*Fernand Braudel, ''Memorie del mediterraneo'', Bompiani 2004.