Jean-Baptiste-Louis Crevier: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Caligola]]}} Giammai Principe alcuno ritrovò salendo al Trono, in quelli che dovevano a lui ubbidire, più favorevoli disposizioni. Era amato dalle Armate e dalle Provincie, che quasi tutte l'avevano visto fanciullo in compagnia di Germanico suo padre, da lui accompagnato non solo al Reno, ma anche in Oriente. L'amore incredibile del Popolo Romano per Germanico cadeva sovra suo figlio, e le disgrazie della sua famiglia avevano reso questo sentimento ancora più tenero: aggiungendovi quello della commiserazione. Usciva da una tirannia, sotto la quale aveva per lungo tempo gemuto, e l'odio contro Tiberio cangiavasi in affetto per Cajo<ref>Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico detto Caligola.</ref>. (tomo III, libro VII, pp. 143)
 
*[[Traiano|{{sic|Trajano}}]] non ebbe alcuno di que' vizi che direttamente {{sic|nuocono}} alla società, e possedette altresì in alto grado le virtù contrarie, la modestia, la clemenza, l'amore della giustizia, e l'alienazione del fasto, ed una giudiziosa liberalità, la quale trovava sorgenti inesauribili nella sua saggia e prudente economia. Il Genere Umano felice sotto il suo Governo, gli ha dato a divedere il suo riconoscimento con una stima, e con una ammirazione, che ancora al giorno d'oggi sussistono. (tomo IX, libro XVIII, p. 43)
 
*[[Commodo]] s'era fin da' suoi primi anni dimostrato quale fu poi in progresso: privo di elevatezza d'animo, di sentimento, e di coraggio, pieghevole a tutte le cattive impressioni, e contumace a qualunque sorta di bene, che si voleva ispirargli; una fortissima inclinazione al piacere, ed una violenta avversione alla fatica. Se aveva qualche abilità, l'aveva unicamente per quelle cose, che non convenivano al suo rango. Sapeva giostrare, ballare e cantare: era commediante e gladiatore. Ma i maestri, che suo padre gli mise intorno, perché gli formassero l'ingegno e il cuore, e le lezioni di saviezza e di virtù, ch'egli stesso gli diede, non trovarono in questo Principe né ingresso né buona volontà. (tomo X, libro XX, p. 10)