Cesare Marchi: differenze tra le versioni

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*Una formula latina, usata in Inghilterra nel XV secolo, stabiliva il numero dei giudici dei quali (latino ''quorum'', genitivo plurale maschile del pronome relativo ''qui'') era necessaria la presenza per la validità del procedimento. Il ''[[quorum]]'' poi passò nel linguaggio elettorale, a indicare il numero dei voti necessario perchè un candidato sia eletto consigliere comunale, provinciale, regionale, deputato, senatore. Chi non raggiunge il ''quorum'', viene bocciato. E se non è corazzato contro i colpi della sfortuna, udita la brutta notizia, può anche morire di creaquorum. (pp. 203-204)
*''Còllum tùum sìcut [[turris eburnea|tùrris ebùrnea]]'', il tuo collo è come una torre d'avorio, dice alla bella Sulamita il ''Cantico dei cantici'', attribuito a [[Salomone]] (VII, 5). S'ispirò a questo versetto [[Amedeo Modigliani|Modigliani]] per i suoi famosi colli? Torre d'avorio è anche un attributo della [[Madonna]] nelle litanie lauretane. Nell'uso corrente indica il volontario e talora sdegnoso isolamento in cui si rinchiudono esponenti della scienza, dell'arte, della cultura, evitando i contatti con la realtà esterna, per meglio dedicarsi allo studio e alla creazione. (p. 242)
*Gli impegni scritti sono sempre vincolanti, quelli verbali sono più elastici; si può sempre obiettare, all'altro che ti contesta: «Hai capito male», oppure, massima concessione, «Non ci siamo spiegati bene». ''Verba volant scrìpta mànent'', le parole volano, gli scritti restano, equivale al proverbio «carta canta e villan dorme». Ma questi trascorre notti inquieti se i documenti scritti sono a suo danno. Nel racconto di [[Guy de Maupassant|Maupassant]] ''Hautot padre e figlio'', Hautot padre, morente in seguito a un incidente di caccia, manda a chiamare il figlio per fargli le ultime raccomandazioni. Che cosa gli dice, prima di esalare l'ultimo respiro? «Figlio, di carta bollata bisogna non adoperarne mai. Non ricorrere mai, tu, alla carta bollata. Se sono ricco, è perché in vita mia ne ho sempre fatto a meno.»
 
==Bibliografia==