Annemarie Schwarzenbach: differenze tra le versioni

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*[...] non sta a me decidere di [[incontro|incontri]] e separazioni e tracciare il confine tra realtà e visione.<br/>A me rimane la magia, il nome, il cuore meravigliosamente toccato. (da ''Tre volte l'Hindu Kush'', p. 56)
*Non sai che l'essere [[uomo|umano]] assomiglia al suo Dio, e a Lui soltanto, e che può captare dalle onde del nulla suoni capaci di toccare i cuori, e vedere colori più belli e delicati di qualsiasi sogno, e inventare linee eleganti, erigere altari di luce e di fuoco? Che può vivere senza speranza, essere coraggioso e strappare la sua preghiera al terribile abisso della sua solitudine? (da ''Il viaggio a Ghazni'', pp. 91-92)
*Forse è solo la ferita incurabile dell'addio, quel momento difficile da descrivere,, quasi vuoto, unicamente consacrato al coraggio cieco e sordo; forse è quel momento ultimo, irrevocabile e già passato in cui il gentile vecchio con il turbante mi aprì la porta della città dicendomi: devi tenere saldo il volante, la strada principale di Kabul è piena di fango, arriva fino alle caviglie, devi, ''devi''... e poi mi ritrovai sulla rotta dell'esercito di [[Alessandro Magno|Alessandro]] senza versare nemmeno una lacrima, senza guardare mai indietro. (da ''Verso Peshawar...'', pp. 113-114)
*[...] ancora più singolare, più incomprensibile, è la visione del deserto. Scivolare su questa via d'acqua calma, uniforme, di un azzurro artificiale tra rive di sabbia che scorrono sommessamente attraversando questo mondo non ancora nato e sterile, prossimo al tutto, affine alla tristezza indicibile... (''Viaggio attraverso il canale di Suez'', p. 123)